Non doveva essere un noir.
Questo romanzo non doveva essere un noir, bensì la storia di una donna che dopo anni esce dal carcere. Ma devo raccontarvi come è nato, anche se sono questioni personali.

Per anni ho avuto problemi che nessun dentista riusciva a risolvere, poi uno mi ha prospettato una possibile soluzione. Quando non hai scelta affronti tutto.
Ho cominciato e prima di entrare nel suo studio ho posteggiato in zona e mi sono fumata una sigaretta per farmi coraggio.
Ho visto le travi che tanta parte hanno nella storia. Ho visto quello che sarebbe accaduto.
Mentre il dentista lavorava, ho lasciato in un angolo la mia vita reale e mi sono rifugiata in quella alternativa, la scrittura. Ha funzionato come anestesia supplementare.
Lui trapanava, tagliava e cuciva… Io mi chiedevo perché era stata in carcere e poco per volta le ho dato carne e ossa. E mi ha preso, sì, mi sono innamorata di lei. Il romanzo che si doveva concludere con quella che è la prima parte è lievitato. Perché era arrivato un nuovo personaggio, Jansen. Anche lui mi piaceva tanto e non volevo abbandonarlo.
A quel punto è diventato un noir. Un’indagine, ma condotta da un non professionista.
Penso di aver navigato fra tanti generi diversi, ma in ogni romanzo c’è un’indagine, forse mi viene naturale perché sono curiosa, anche impicciona. Voglio sapere non cosa fanno le persone ma perché agiscono in un modo e non in un altro.
Se la prima parte è per Irene, soprattutto, e la seconda su Jansen, la terza è da giallista. È indagine. E ho costruito il terzo personaggio guida, il vicequestore Alida Marras.
Ora, evitate di dirmi che potrei cambiare iniziali. Antonio Mariani, Marco Ardini, pure Maritano… Ma quelle mi piacciono. E mi portano bene.

Irene ha ucciso, forse. Ne è convinto il tribunale che l’ha condannata a quindici anni di detenzione, ne era convinta l’opinione pubblica anche prima che la sentenza venisse pronunciata, e persino lei si ritiene colpevole benché la sua memoria di quel giorno sia molto sfocata. Del resto Irene aveva il migliore dei moventi, dato che la ‘vittima’, se così
si può chiamare, era l’assassino di Giulio, suo figlio. Caso chiuso. Ora, scontata l’intera pena, la donna è di nuovo libera e può provare a ricostruirsi una vita nella sua città, Genova. Vorrebbe cancellare tutto, a partire da Stefano, l’ormai ex marito, ma una serie di lettere anonime le ricorda ogni giorno ciò che ha fatto. Se la prima è una crudele provocazione, le successive sembrano opera di qualcuno in possesso di informazioni che potrebbero riscrivere il passato e raccontare tutta un’altra storia. Ma come può fidarsi? Se questa persona sa davvero qualcosa, perché non esce allo scoperto? E siamo sicuri che di fronte alla verità sia sempre un bene tenere gli occhi aperti? Con una magistrale gestione dei personaggi e dei colpi di scena, Maria Masella ci mostra quanto il noir, apparentemente vincolato a regole inviolabili, possa rivelare sempre nuove possibilità narrative nel rappresentare i chiaroscuri degli esseri umani e della società.
Per acquistare il romanzo, fate click QUI.