La granularità emotiva è un concetto trasversale nella comunicazione; essa rende l’interlocutore più o meno empatico nei nostri confronti. Dunque si riferisce a quanto siamo specifici nell’esprimere le nostre emozioni.
La granularità emotiva è la capacità di esprimere le emozioni con precisione e in base al contesto, ovvero è il livello di specificità che caratterizza l’espressione di un’esperienza affettiva.
La Psicologa canadese Lisa Feldman Barrett ha indagato le esperienze emotive di tantissimi individui e ha scoperto che molti usavano termini generici per parlare del proprio stato emotivo: triste, arrabbiato, impaurito, contento. Diversamente, altri soggetti si esprimevano mediante un linguaggio più articolato accompagnato da metafore: “mi sento leggero come un uccello”; oppure “mi sento come un animale in gabbia”. La granularità emotiva e quindi la capacità individuale di descrivere e vivere le emozioni, sembra porgere al nostro cervello delle strategie più incisive per reagire ai problemi della vita. Regolare le emozioni agevola le strategie di coping e la resilienza.
La granularità emotiva e quindi la capacità di narrare in modo granulare un’emozione, consente di bilanciare la reazione del cervello e pertanto la nostra risposta emotiva a una certa situazione. Questo ci permette di essere ben consapevoli di noi stessi e di saper gestire le emozioni.
La granularità emotiva è un concetto trasversale nella comunicazione. Rende l’interlocutore più o meno empatico nei nostri confronti. Ognuno di noi reagisce in modo diverso alle varie emozioni. C’è chi le vive distinguendole tra emozioni negative e positive; altri invece in modo piuttosto indifferenziato e globale, come se fossero simili e scambiabili. Si parla in questi casi di granularità emotiva. Vediamo l’esempio di un soggetto che sta vivendo un lutto: dice di stare male, mentre un altro nelle stesse condizioni dice di sentirsi triste, indifeso e sconvolto. Se analizziamo gli esempi, comprendiamo che il primo esprime in modo generale il suo stato emotivo, invece il secondo articola maggiormente il suo stato e ciò rende più facile provare empatia nei suoi confronti. La granularità emotiva delle due manifestazioni è diversa. Alcune persone presentano più abilità di comprensione emotiva, e ciò favorisce una migliore qualità della vita. Queste abilità comprendono consapevolezza, chiarezza, complessità, granularità e intelligenza emotiva.
È giusto precisare che il quoziente intellettivo (QI) è correlato alla capacità di pensare ed elaborare informazioni, risolvere problemi, prendere decisioni o imparare dall’esperienza, mentre l’intelligenza emotiva (EI) approfondisce altre aree: avere consapevolezza dei propri stati emotivi e di quelli altrui, saperli regolare, avere buone capacità sociali.
L’intelligenza emotiva è un’abilità che possiamo sviluppare e implementare. Invece l’intelligenza è in parte genetica e in parte ambientale, ovvero dipende dalle esperienze e dalle conoscenze. L’intelligenza è rappresentata dall’insieme delle competenze che consente di rispondere ai problemi di vario genere in modo innovativo e creativo.
Non bisogna pensare a essa come un aspetto a sé stante, ma come una parte in più dell’intelligenza generale. Il Dr. Ronald E. Riggio, uno dei massimi esperti di leadership e intelligence, ha pubblicato diversi studi sulla tematica da cui risulta che l’intelligenza generale ha una base genetica, mentre le competenze emotive possono essere apprese e sviluppate. Ciò è fondamentale poiché rende le persone maggiormente competenti, in grado di sviluppare talento, creatività e facoltà cognitive. Dovremmo sostanzialmente misurare e concepire l’intelligenza come un insieme di abilità che ci permettono di raggiungere il successo in tutti i campi: scolastico, lavorativo, personale, sociale, della salute mentale. L’intelligenza emotiva rappresenta quindi un’area dell’intelligenza generale. Consapevolezza di sé, regolazione emotiva, ottimismo, sana comunicazione emotiva connotano le nostre matrici cognitive consentendoci di sopportare lo stress e l’ansia. Le competenze emotive sono il fondamento dell’intelligenza generale e tutti dovremmo svilupparle con impegno, pratica e dedizione offrendo attenzione al mondo che ci circonda, avendo sensibilità verso il prossimo, ovvero empatia e sapendo decodificare i messaggi emotivi di chi ci sta intorno. A mio avviso non possiamo dividere la ragione dalle emozioni, cioè intelligenza cognitiva da intelligenza emotiva in quanto si completano a vicenda.
La granularità è un aspetto centrale dell’esperienza emotiva che annovera un insieme di abilità atte a esprimere, comprendere e regolare le emozioni. Possiamo osservare il livello di granularità emotiva degli altri. Se domandiamo a qualcuno come si sente, alcune persone specificano bene le parole per rispondere: “felice”, “eccitato”, “triste” o “arrabbiato”. Hanno una maggiore granularità emotiva, poichè sono capaci di estrinsecare la loro esperienza emotiva in modo più preciso e diversificato. Al contrario, alla stessa domanda altre persone rispondono in modo vago e indifferenziato: “bene” o “male”. Tali soggetti hanno una bassa granularità emotiva, in quanto esprimono le loro emozioni in modo generale. Le persone molto granulari distinguono con chiarezza le loro esperienze emotive. Per esempio hanno piena consapevolezza della rabbia e di altre emozioni negative quali la paura o la solitudine. Al contrario, coloro i quali hanno bassa granularità emotiva sentono di stare in senso generale.
Studi recenti hanno analizzato l’attività dei neuroni e i risultati hanno evidenziato che la granularità emotiva va al di là dell’ambito verbale ed espressivo. I soggetti con bassa e alta granularità emotiva presentano modelli molto differenti di attivazione neurale, in quanto i loro cervelli rappresentano in modo diverso le esperienze emotive. La ricerca rende noto anche che le persone con alta granularità mettono in campo l’attenzione sostenuta e il controllo esecutivo per giungere alla conoscenza concettuale che permette loro di dare significato agli stimoli emotivi. Dunque i meccanismi di granularità emotiva possono essere compresi nell’elaborazione neurale che va oltre la nomenclatura delle emozioni. I dati ci indicano che la granularità emotiva è fortemente positiva perché migliora la salute mentale, il coping adattivo e la regolazione affettiva. In una ricerca è emerso che la specificazione delle emozioni negative è importante per la regolazione emotiva, in particolare quando i sentimenti sono più forti. Possiamo pertanto dire che una bassa granularità è correlata a una scarsa strategia di regolazione emotiva. Infatti essere in grado di suddividere le varie emozioni che proviamo ci consente di capire meglio le cause e di attuare la regolazione emotiva.
La granularità dona benefici nei rapporti interpersonali e agevola la comunicazione interpersonale. I risultati di uno studio mettono in luce che le persone con alta differenziazione emotiva sono capaci di decifrare e catalogare con precisione le espressioni facciali degli altri. Le persone con un’elevata granularità emotiva regolano meglio le proprie emozioni.
La consapevolezza favorisce lo sviluppo della granularità emotiva. In una ricerca è stato registrato un miglioramento nella differenziazione delle emozioni positive e negative, ciò significa che ci si può allenare. Possono essere utili i percorsi di intelligenza emotiva. Infatti è stato dimostrato che l’allenamento dell’intelligenza emotiva serve a migliorare la capacità di comprensione e differenziazione delle emozioni. Ai bambini a scuola è importante insegnare a distinguere le emozioni e a riflettere sul loro ruolo. La granularità emotiva è in sintesi una capacità che ci consente di avere piena coscienza dell’esperienza emotiva e favorisce il miglioramento della regolazione delle emozioni. L’autoconsapevolezza dello stato emotivo ci permette di conoscere il nostro comportamento rispetto all’emozione provata e di mettere in atto azione di controllo.
Della dott.ssa Vergani vi segnaliamo “Libere dall’inferno. Testimonianze, percorsi, linguaggi e orizzonti per contrastare la violenza sulle donne”.
L’Autrice è una pedagogista e terapeuta che incontra ragazzi e ragazze nelle scuole di tutta Italia. Il libro nasce proprio da questi incontri, dalle conferenze tenute in piccoli e grandi comuni italiani e dalle domande di molte ragazze che da un lato vorrebbero lasciarsi andare agli amori giovanili spensieratamente e dall’altro temono di incappare nell’ennesimo amore malato. Quali strumenti dare a queste ragazze? si interroga l’Autrice. Questo testo raccoglie testimonianze di donne abusate, apre piste per riconoscere i segnali, offre esempi di come le scuole e le associazioni si muovono per contrastare la violenza sulle donne. È una sorta di guida, di manuale, non da tenere con sé, ma da utilizzare per parlare a viso aperto di quello che più che un problema è oramai diventato un allarme sociale di dimensioni crescenti.
Per acquistarlo, fate click QUI.
Commenti recenti