In una Milano semideserta, chiusa nel secondo lockdown, un famoso medico napoletano, esperto in procreazione medicalmente assistita, trova la morte sotto un ponteggio nella zona della Stazione Centrale. Inizia immediatamente l’inchiesta ufficiale, diretta dal Pm Traiano Fumagalli, un tipo schivo, amante della montagna, che identifica l’omicida grazie a un’immagine tratta dai filmati delle videocamere della zona. È un rider, diretto a uno degli hotel della zona. Immediatamente colpito da ordinanza cautelare, il giovane nomina come suo difensore l’unico avvocato che conosce: una donna che passa ogni giorno davanti alla sua bancarella e gli acquista le mascherine blu. Ed è così che Anastasia Soldato – per tutti Asia – avvocato penalista, si ritrova coinvolta in un caso giudiziario grave e delicato, convinta dell’innocenza del suo assistito. Ad aiutarla, coi mezzi e il raggio di azione limitati dal momento storico particolare, sua nipote Ulyssa, che con Alice e Berenice forma un trio noto come le whippets; Roby, il compagno, e pochi amici. Da un caso di cronaca realmente accaduto, una non-fiction narrative che si trasforma in legal thriller.
TITOLO: Ulyssa lo sa.
AUTRICE: Alessia Sorgato.
GENERE: Legal thriller.
EDITORE: La Torre dei Venti.
PREZZO: euro 13,30 (copertina flessibile).
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Tre nipoti così le vorrei anch’io. Ulyssa (poverina, toglierei la potestà genitoriale ai parentes), Berenice (vabbè) e Alice (un nome normale, finalmente) sono intelligenti, intuitive, anche un po’ audaci e supportano questa zia impicciona che non si accontenta di guardare la superficie delle cose, ma è decisa a difendere con le unghie e con i denti il ragazzo africano dal quale compra le mascherine taroccate.
Siamo in pieno secondo lockdown. L’avvocata penalista Anastasia Soldato (meno male che la chiamano Asia), alter ego dell’autrice, si trova alle prese con un caso all’apparenza semplice, ma dove tutto -ma proprio tutto- è diverso da come appare.
In poche parole: un medico famosissimo perché genio della procreazione assistita, viene ucciso sotto un ponteggio vicino alla Stazione Centrale. Le telecamere di sicurezza hanno immortalato un rider, sul quale cadono subito i sospetti, dato che non ci sono altre persone filmate nella zona nelle ore vicine all’omicidio. Il giovane nigeriano indica Asia Soldato come difensore d’ufficio e la nostra si precipita. Buon cuore, insomma, ma anche un’antica consuetudine a difendere i deboli, gli emarginati.
Tralascio altre informazioni, altrimenti mi macchierei dell’orrido peccato di “spoileraggine” e passo subito all’analisi del libro.
La casa editrice La Torre dei Venti ha messo sul mercato solo il cartaceo: 264 pagine, copertina flessibile con alette. Prezzo: su Amazon dove si risparmia qualcosa, euro 13,30; prezzo ufficiale euro 14,00. Ben impaginato, font gradevole, righe ben distanziate: si legge senza problemi. Lo dico perché uno degli ultimi libri letti mi ha costretto a consumarmi gli occhi: font piccolo, righe vicinissime, margini quasi inesistenti e un numero indecente di pagine.
L’idea della copertina è piacevole, ma: piccoli titolo e nome dell’autrice; la dicitura “romanzo” dice poco sul genere del libro (anche il titolo, pazienza); la città sullo sfondo è Milano, ma solo i milanesi la riconoscono (qualcosa di più facile?), quasi invisibili il rider e la scritta che segue; si riconoscono tre donne o ragazze. Le proporzioni di tutti gli elementi non mi sono sembrate “giuste”, ma io sono una rompiscatole e non solo con le copertine.
Passiamo alla scrittura. Premetto che il romanzo si legge con piacere, perché la storia è interessante (l’autrice si è ispirata a una vicenda realmente accaduta) ed è resa con fluidità. 264 pagine lette in un pomeriggio e parte della sera. Interessante è anche l’agilità con cui (i ferri del mestiere!) vengono spiegate le fasi di un’indagine e le persone che se ne devono occupare. Fin qui tutto bene. Emergono le ingenuità di un’opera prima (Alessia Sorgato è al suo primo romanzo), non risolte evidentemente dalla casa editrice. L’uso di parole straniere (Ulyssa chiama la zia “tante” perché da piccola frequentava la scuola svizzera; la zia la chiama “nephew”, perché la ragazza è stata in America; “seriously” invece di “davvero”… eccetera, eccetera) indispone il lettore medio, anche se traduce agevolmente i termini usati. Il nigeriano parla un italiano impeccabile e capisce senza battere ciglio anche i termini da “avvocato” di Asia Soldato. I dialoghi sono spesso “ingessati” e si allontanano dal parlato di tutti i giorni. Peccati veniali, ovviamente, ma che insieme a qualche refuso e alla copertina non entusiasmante tolgono una stellina alle cinque che avrei dato senza problemi. Se non fossi, appunto, una rompiscatole.
Attendo la seconda opera di Alessia Sorgato come Snoopy quando fa l’avvoltoio. Staremo a vedere se, forte dell’esperienza, l’avvocato ci regalerà una storia da cinque stelline.
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