Varcare il confine vicino a Metz, attraversare il Württemberg e la Baviera, raggiungere in treno Vienna e Budapest, proseguire a cavallo per la steppa russa, superare gli Urali e la Siberia, costeggiare il lago Bajkal e ridiscendere il fiume Amur fino all’Oceano. Poi, fermarsi a Sabirk ad aspettare una nave di contrabbandieri olandesi. È così che nel 1861 Hervé Joncour, che compra e vende bachi da seta, arriva in Giappone. È così che arriva al suo destino, che ha il volto di una ragazzina.

La Francia, i viaggi per mare, il profumo dei gelsi a Lavilledieu, i treni a vapore, la voce di Hélène. Hervé Joncour continuò a raccontare la sua vita, come mai, nella sua vita, aveva fatto. “Questo non è un romanzo. E neppure un racconto. Questa è una storia. Inizia con un uomo che attraversa il mondo, e finisce con un lago che se ne sta lì, in una giornata di vento. L’uomo si chiama Hervé Joncour. Il lago non si sa.”

Titolo: Seta.
Autore: Alessandro Baricco.
Genere: Romanzo storico.
Editore: Universale Economica Feltrinelli.
Prezzo: euro 6,99 (eBook); euro 13,13 (copertina flessibile).
Per acquistarlo: fate click QUI.

Non sempre la scrittura di Baricco riesce a conquistarmi. Stavolta sì. Questo libro mi era stato consigliato mille volte e mille volte io avevo declinato l’invito. Sbagliando? Non so, forse i libri arrivano quando è il momento. E quando arrivano nel momento giusto, trovano un sentiero per arrivare dritti alla fonte stessa della meraviglia.

Seta è una storia piccola e immensa. In poche pagine Harvé e il Giappone si stagliano giganteschi, silenziosi, composti. Incomprensibili come può esserlo un amore speciale e mai veramente vissuto. La misteriosa concubina che resta senza nome, senza voce, senza una reale descrizione se non quegli occhi non orientali e inesorabili. Harvé, un uomo pacato, europeo per nascita, orientale per capacità di calarsi in una dimensione di silenzi che parlano, raccontano, ammoniscono, straziano. Helene, la moglie dalla voce bellissima e dal sentimento inscalfibile. Madame Blanche, che si fa tramite di un dono supremo. Perfino il principe giapponese, proprietario della concubina, che capisce e, forse, perdona.

Questa storia è costruita sul non detto, sulla cura maniacale, sul bisogno di tornare anche se il ritorno strazia. E la scrittura è funzionale alla storia, è personaggio essa stessa, per le reiterazioni maniacali, per i pochi dettagli, per gli scarsi dialoghi. Sono contenta di averlo, finalmente, letto.

I libri di Laura Costantini sono QUI.