Il Duca di Wonderground – Alex Interrail all’anagrafe – era fermamente convinto che i matrimoni combinati fossero folli allucinazioni partorite da menti insane. Quale razza di genitore antiquato, nell’anno del signore 1820, possedeva un ego così smisurato e retrogrado da voler combinare il matrimonio del proprio figlio? Che domanda. Sua madre, ovviamente.
La vicenda era diventata così seria che ormai Alex non poteva più restarne indifferente. Il pensiero che la Duchessa Vedova volesse influenzare le sue decisioni lo infuriava talmente tanto che non si sarebbe meravigliato di sentire i propri vestiti strapparsi e di rendersi conto che stava diventando grosso e verde come Lord Hulk.
Se la madre credeva che il suo destino fosse argilla da manipolare e scolpire a piacimento, si sbagliava di grosso. Pur di vendicarsi di Miss Isabel Pretender, la sua promessa sposa, Alex sarebbe stato persino capace di sposare Dinah, la graziosissima domestica da poco arrivata a Discount House.
Come si sentirebbe la lettrice, catapultata in una storia del passato attraverso pennellate di quotidianità moderna inserite nel testo? Come sarebbe una storia dove riferimenti attuali, sensazioni, luoghi e nomi, creano una sorta di collegamento sensitivo tra le abitudini di oggi e un romance Regency? In sostanza, come sarebbe riconoscere il proprio mondo in una storia romantica avvenuta nel passato? Queste le domande che mi facevo mentre scrivevo Dolce Vendetta.
Immaginavo che la lettrice purista dello storico avrebbe storto il naso di fronte a uno esperimento con questo sapore agrodolce di canzonatura. Dovevo decidere se realizzare una storia tradizionale o lasciarmi arrendere alla musa che mi sussurrava all’orecchio frasi stralunate.
Alla fine ho deciso di lasciarmi trascinare da questo stile inconsueto, che in un secondo momento ho scoperto chiamarsi anacronistico. Non avevo inventato nulla di nuovo, a parte usarlo in un racconto Regency.
A quel punto mi sono sentita meno strana. Più normale. Meno borderline. È stato allora che ho deciso di pubblicare questa storia, anche se essa avrebbe potuto in qualche modo urtare la sensibilità romantica delle lettrice di storici tradizionali.
La decisione di scegliere uno stile poco consono allo storico potrebbe sembrare un po’ azzardata. Il mio intento era quello di creare un avvicinamento percettivo tra passato e presente, attraverso riferimenti attuali con i quali la lettrice moderna fosse in grado di identificarsi e di capirne i significati intrinseci e, allo stesso tempo, conferire al testo un aspetto parodistico che tendeva a demistificare lo splendore enfatico del passato. In breve, lo stile anacronistico del testo potrebbe essere paragonato a un ponte di congiunzione tra la realtà del presente e l’irraggiungibilità del passato, annaffiato da una pioggerella di humour.
Spero che la storia di Alex, Isabel e Dinah farà sorridere senza tuttavia perdere di romanticismo. Dolce Vendetta è un romance storico anacronistico dove fatti, nomi, luoghi o oggetti apparentemente avulsi dal proprio contesto temporale, sono stati intenzionalmente inseriti per ragioni stilistiche.
Ti lovvo Babette.