EDITORE: Sprigleaf (2013). Ho reperito solo l’edizione
digitale.
PAGINE: 311.
PREZZO: e-book euro 0,99.
GENERE: poliziesco storico georgiano. Serie Alec Halsey,
Crimini e Romanticismo).
E’ il 1763. Il diplomatico di
carriera e investigatore dilettante Alec Halsey è invischiato negli omicidi e
nel caos in una tenuta di campagna. Deve anche affrontare i demoni della sua
passata vita amorosa e un crudele scherzo del destino gli rivela perché suo
fratello lo odia tanto e perché farebbe qualunque cosa per rovinarlo. Se vi
piacciono i libri di Sebastian St. Cyr e Julian Kestrel allora vi piacerà
questo amalgama di crimini e romanticismo.
Sarà perché ho fatto
indigestione di fantasy ed erotici; sarà perché ogni tanto ho un rigurgito
(ops!) di romanticismo… ma questo rosacrime storico l’ho gustato fino all’ultima
pagina.
Diciamo subito che l’ambientazione
storico-sociale è azzeccatissima: Lucinda Brant si è documentata e ci presenta
un mondo ed un’epoca dettagliatamente, senza essere noiosa o pedante. La vicenda
ci prende da subito e non ci lascia più, trascinandoci in una serie di delitti
e di torbide relazioni familiari che vedremo svelarsi solo alla fine quando,
esausti, riusciremo a tirare il fiato.
Personaggi con il botto! Alec
Halsey ci piace subito. Vita difficile la sua, con pochi appigli affettivi ed
un passato sentimentale da dimenticare ed un presente catastrofico. Ci piace
perché è bellissimo, ma questo è scontato! Ci piace perché è intelligente,
appassionato, fermo nei suoi principi, disposto a rischiare, coraggioso.
C’è una lei… che ci lascia
molto perplessi, all’inizio, ma la cui storia triste ci renderà partecipi dei
suoi pensieri e dei suoi sentimenti.
I personaggi di contorno sono
splendidi: il fratello conte, il villain della situazione, che ci divertiamo ad
odiare con tutto il cuore. Lo zio Plantagenet, fervido repubblicano in un mondo
di nobili spocchiosi. E poi, parenti ed amici assortiti; servitori fedeli che
rivestono ruoli importanti nella vicenda, molto intricata, nella quale è facile
perdersi.
La traduzione è affidata alla
bravissima Mirella Banfi.
Stelline? Quattro.

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