EDITORE: Mondadori (1 febbraio 2014).
TRADUZIONE: Maria Grazia Griffini.
PAGINE: 165.
PREZZO: euro 2,99 (edizione digitale).
Abigail Gardiner è
appena stata licenziata ed è disperata. Così decide di rivolgersi a un lontano
parente, il carismatico Miles Ripley, conte di Severn e nientemeno che lo
scapolo più ambito di Londra, affinché le fornisca le referenze che l’aiutino a
trovare al più presto un nuovo impiego. L’ultima cosa che si aspetta è di
ricevere invece una proposta di matrimonio, che lei accetta d’impulso
sorprendendo perfino se stessa. Una scelta che avrà poi conseguenze
imprevedibili, perché se Miles aveva delle ragioni particolari per sposarla,
lei nasconde un segreto che potrebbe compromettere il loro futuro. Proprio ora
che l’amore è sbocciato inatteso…

“L’ideale di moglie” (The Ideal Wife) viene inserito
arbitrariamente dall’Editore italiano nella serie “Dark Angel”. Misteri dell’editoria
italiana… ne abbiamo già parlato… stendiamo un velo pietoso sopra.
La moglie ideale, per Miles Ripley conte di Severn, ha
queste detestabili caratteristiche: “Se
tu potessi mettermi qui davanti la donna più scialba, noiosa e insignificante
di tutta Londra o di tutta l’Inghilterra, quanto a questo, le offrirei le nozze
senza pensarci due volte.”
Il fatto è che il povero Miles (qualche
attenuante generica la merita) sta per essere amorevolmente costretto dalla
madre e dalle sorelle ad impalmare la deliziosa, incantevole, affascinante Frances:
“tutta riccioli biondi, immensi occhi
azzurri e labbra tumide che sembrano boccioli di rosa. Ha il padre, i fratelli,
i domestici e il parroco del villaggio ai suoi piedi. Ha diciotto anni e sta
per calare su Londra, diventare la bella della Stagione e portarsi via l’uomo
di rango più importante e con il patrimonio più sostanzioso presente sul
mercato, cioè il sottoscritto, a quanto risulta.”
Concesse al povero Miles le attenuanti generiche, ci
sentiamo più che disposte ad appoggiare il suo colpo di testa: non appena vede
la parente povera Abigail (chiamatemi Abby), che si è presentata alla sua porta
per chiedere una lettera di presentazione per un lavoro di governante, sente
che quella insignificante donnetta rivestita con un abito fuori moda da almeno
dieci anni, è la risposta alle sue fervide preghiere al dio degli scapoli che
vogliono una moglie da ingravidare ed abbandonare in campagna.
Abigail accetta la proposta e i due si sposano dopo due
giorni con una licenza speciale.
Siamo in un romanzo di Mary Balogh? Sì? E allora, ecco che
ci sono segreti che Abigail non vuole confessare, scheletri nell’armadio (nella
fattispecie una matrigna creduta morta, ma invece più che viva e “vivace”), due
sollestrastre ed un fratello da risollevare da un triste e miserando destino.
Abigail ha una parlantina che fa rimpiangere Mitraglia Mentana,
è carina, vivace e a letto risulta una benedizione per il palpitante marito. Che
volete di più? È la tipica ragazza alla Mary Balogh!
Non vi ho ancora parlato dell’implacabile suocera e delle
cognate, vero? Non lo farò, perché le disgrazie vanno centellinate come un
bicchierino di brandy. E comunque, la nostra non-noiosa, non-insignificante,
non-scialba sposina rivoluzionerà la vita (e i sentimenti) del marito e di
queste tre erinni scatenate.
Adoro questa autrice, anche quando non è al massimo della
forma. Quando, poi, ci ammannisce un piattino gustoso non posso che tuffarmi
(sono a dieta, compatitemi) e divorarlo in pochi, soddisfatti, bocconi. Questa volta, il piattino è un po’ vuoto, a dire la verità. Mi aspettavo di più, soprattutto dal giovane conte (il povero Miles di cui sopra): un po’ anonimo, prima il classico sciupafemmine, poi (due giorni dopo, per intenderci…) un marito modello. Mah…
Tre stelline.