Ezio Gavazzeni è nato a Milano dove attualmente vive e lavora.
Esordisce nella narrativa con il noir Big Muff (WLM 2012) che ottiene un buon successo di critica.Nel settembre 2015, pubblica Motel 309, prima storia con protagonista Manlio Rune (Eclissi Editrice).
Nell’0ttobre 2015 comincia a dirigere il Laboratorio di Scrittura presso il CAM (Centro di Aggregazione Multifunzionale), del Comune di Milano di via Lessona.
Il suo romanzo inedito Garzaia della Roggia Torbida è selezionato tra i finalisti al 38° Premio Alberto Tedeschi, edizione 2017, indetto dalla Mondadori. Il libro sarà poi pubblicato dalla Casa Editrice Fratelli Frilli Editori.
Nel 2020 vince il Garfagnana in Giallo sezione Digital e-Book.
Nel 2021 firma il contratto con la Ugo Mursia Editore per il suo prossimo romanzo La Furia degli Uomini che uscirà in libreria il 15 aprile 2022 (QUI per prenotarlo)..
QUI la sua Pagina-Autore e i suoi libri.
Quando e dove nasce il tuo protagonista seriale? In quanti romanzi compare?
Il suo nome è Manlio Rune ed è un investigatore per le assicurazioni ma accetta anche casi in proprio. Ha uno studio che divide con Elena Strada sua collaboratrice e non segretaria. Lo si potrebbe definire un personaggio hard boiled per via del fatto che si muove da solo e frequenta ambienti “poco raccomandabili”.
Il primo romanzo dove compare è Motel 309, anno di pubblicazione il 2016. Compare in altri tre romanzi: Il Tempo non Dimentica, Rosso Notte e Garzaia della Roggia Torbida.
Quando hai scritto il primo avevi già previsto che sarebbe ritornato in altri romanzi? In caso affermativo avevi predisposto la conclusione del primo per tenerti “la porta aperta” e hai annotato informazioni per non cadere in contraddizione? In caso negativo cosa ti ha spinto a riprendere il personaggio?
Volevo un personaggio seriale perché il mio intento era di riproporre il genere hard boiled e rivitalizzarlo e Manlio Rune si prestava benissimo. Per lui non ho previsto una conclusione; se sarà, concluderemo assieme.
Il tuo personaggio “invecchia”? In caso affermativo, le tue storie sono state in sequenza cronologica o si muovono avanti e indietro nella vita del personaggio? Volendo, il lettore potrebbe individuare in quale anno è ambientata ogni singola storia, anche se tu non l’avessi indicata? Perché hai scelto quegli anni? Se non “invecchia”, come gestisci i legami, se ci sono, fra le varie vicende?
Il mio personaggio “non invecchia”, nel senso che le sue storie sono ambientate attorno alla sua età di 40 anni. Ogni romanzo è ambientato nel tempo contemporaneo e solo raramente c’è qualche digressione nel passato. I romanzi sono labilmente tenuti insieme da un filo conduttore, in genere sono storie a sé.
Se il tuo personaggio si muove quasi sempre in un territorio ben definito, perché hai scelto quei luoghi? È forte il legame personaggio-luoghi o la storia potrebbe essere spostata senza perdere molto?
Manlio Rune è legato a Milano, non potrebbe vivere altrove. Si muove nella città e nel suo sottobosco come un pesce nel mare. Però ogni tanto, come nell’ultimo romanzo Garzaia della Roggia Torbida, lascia la metropoli e si trova a dover risolvere storie anche nella provincia. In cantiere ho per lui anche delle storie ambientate fuori Italia ma quelle arriveranno.
Il tuo personaggio ti somiglia? Gli hai affibbiato qualche tua abitudine o gusto particolare? Le sue opinioni sul mondo e la vita coincidono con le tue? Ti capita di pensare che tu stai diventando simile a lui? Che si stia impadronendo della tua vita?
Manlio Rune è quello che io vorrei essere. È una specie di “immaginario” irraggiungibile. È solitario, ha storie occasionali con donne belle e interessanti che comunque perde quasi senza pentirsene. Purtroppo non divento simile a lui, anzi, ora lo guardo un po’ da lontano per vedere in che guaio si caccerà.
Hai mai pensato e/o provato a uccidere il tuo personaggio seriale? Perché? Hai mai pensato e/o provato ad abbandonarlo e a far nascere un altro personaggio? Perché? Se porti avanti due serie con personaggi seriali, come ti senti passando da uno all’altro?
Non ho mai pensato di uccidere il mio personaggio, magari qualche ferita qua e là ma non ho mai pensato di “ucciderlo” in modo fisico, o freudiano. Riuscirei a gestire un altro personaggio e non è detto che non ci provi prima o poi.
Programmi pensieri, gesti ed emozioni (in sostanza, la vita) del tuo personaggio li decidi tu o è lui (o lei) a prendere le redini e fare ciò che vuole? Se decide lui (o lei), questa inquietante situazione si è presentata in quale romanzo (indica il numero d’ordine)? Se decidi tu, per favore dammi la ricetta!
Il mio personaggio, come tutti i personaggi, ha il sopravvento. Decide autonomamente, mi obbliga a farlo comportare in un certo modo ed andare dove vuole. Da questo punto di vista è come se avesse vita propria. Come diceva Proust, nessuno è come quello che scrive; lo scrittore e i suoi personaggi sono scissi per sempre è inutile forzare la mano. Il lettore se ne accorgerebbe perché la naturalità, e aggiungerei il libero arbitrio di Manlio Rune non ho, e credo che questo valga per tutti gli scrittori per i propri personaggi, non abbiamo il diritto di vincolarlo.
Chi crea un personaggio seriale popola un mondo di coprotagonisti seriali. Come scegli le “spalle”? Sono soltanto funzionali allo svolgimento dell’azione o li usi per dire qualcosa di più sul protagonista, approfondendo la sua vita privata?
I coprotagonisti sono fondamentali perché dipingono il quadro nei suoi dettagli. Dimmi chi frequentio e ti dirò chi sei, un po’ questo, alla fine. L’atmosfera so crea proprio inserendo il personaggio in un certo ambiente e prima o poi ne sarà “contaminato”, coinvolto e in modo irrimediabile influenzato.
Gli amici di Manlio Rune sono:
Rolando Maggi detto “Gesso”, proprietario di una sala gioco da giovane faceva l’allibratore all’ippodromo; Chris Megiddo, pugile, medio massimo; Stefano Metz, giornalista del Corriere Milanese.
Poco amico ma alle volte utile Lando Merello, tuttofare che bazzica il Palazzo di Giustizia e che si dà da fare per aiutare gli avvocati nelle cause. Sa tutto di tutti e lo spiffera a pagamento. Micheal Banti, commissario di polizia.
Dai importanza all’aspetto fisico del protagonista? Alla sua vita interiore? (speranze, delusioni, ideali, ricordi) Ha una vita affettiva? Sessuale? In caso affermativo, pensi che aiuti a dare profondità? In caso negativo, pensi che distolga dall’indagine?
Il mio personaggio ha una vita propria, frequenta lo stesso bar il Vladivostok insieme ai suoi amici. Ha delle storie occasionali con donne che di solito sono in qualche modo coinvolte nella sua indagine. Alla fine un po’ James Bond. Da un certo punto di vista lo si potrebbe definire un “moralista”, per quanto non conduca una vita “ordinata” e un disilluso. Non ha molte aspettative sul futuro, sulla politica e sugli ideali in genere e in questo siamo diversi.
Se il tuo personaggio potesse parlare cosa direbbe di te?
Wow, bella domanda.
Eccomi, mi avete chiamato: «Francamente il mio “scrittore”, Ezio Gavazzeni, è un po’ troppo abitudinario, rigido ma capace di accogliere il nuovo. In più mi permette di incontrare delle donne fantastiche, che dire? Continuiamo così. Sono un tipo pragmatico, se dovessi descrivermi direi che il mio carattere somiglia parecchio a quello dei gatti e il mio “scrittore” ama i gatti, perciò… la nostra amicizia continuerà ancora per un po’.»
Per concludere: Puoi scegliere poche righe di un tuo romanzo che userò come spot del personaggio, tre righe che lo rappresentino.
Gira con una MG gialla del 1968 e di lui una giornalista ha scritto: “Sembra uscito da una lavatrice, ma si sono dimenticati di stirarlo”.
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