Nascosta sotto uno pseudonimo, ecco Erin E. Keller, autrice di romance M/M, traduttrice, editor e… patronne della Casa Editrice Triskell.
Prima domanda di rito: perché scrivere? Come è nata questa “necessità” e quando?
Ho iniziato a scrivere circa otto anni fa, perlopiù fanfiction su serie televisive, dopo aver scoperto il magico mondo dello slash. L’idea di raccontare storie d’amore gay che sul piccolo – o grande – schermo difficilmente sarebbero arrivate, mi ha fatto trovare il coraggio per iniziare a scrivere e soprattutto il coraggio di iniziare a farmi leggere. Nei forum, sulle piattaforme come LiveJournal e AO3, e così via. Poi, e questo ormai è noto, per una necessità diversa, ho scelto di mettermi in gioco in prima persona e iniziare a scrivere storie originali per studiare il mercato dei romanzi MM dall’interno, per così dire.
Come scrivi? Penna e carta, moleskine sempre dietro e appunti al volo, oppure rigorosamente tutto a video, computer portatile, ipad, iphone?
Sempre rigorosamente al portatile. Appunti sparsi sul cellulare o sul tablet usando Evernote.
C’è un momento particolare nella giornata in cui prediligi scrivere i tuoi romanzi?
Di solito mi ci dedico la sera, dopo cena.
Che cosa significa per te scrivere?
Dare vita ai miei personaggi per farli diventare reali e lasciarli liberi nel mondo.
Ami quello che scrivi, sempre, dopo che lo hai scritto?
Quasi sempre sì. Sono sempre molto insicura del risultato, ma non posso dire di essere scontenta.
Rileggi mai i tuoi libri, dopo che sono stati pubblicati?
No, mai.
Quanto c’è di autobiografico nel tuoi libri?
Qualcosa c’è sicuramente. “Eri come sei” è nato dal ricordo di qualcosa che è successo a me, non propriamente la situazione in cui si è trovato Alex da ragazzino, ma da uno degli episodi di bullismo che ho vissuto sulla mia pelle. Riguardo a Ryan di “The Scar”, le cicatrici sono parte di me, anche fisiche, da sempre. Io ci convivo da anni, ma ci sono segni che non vanno via, e in questo caso parlo anche dei segni non fisici.
Quando scrivi, ti diverti oppure soffri?
Solitamente mi diverto. Soffrire davvero non mi è mai successo, ma essere turbata sì, a volte mi capita.
Trovi che nel corso degli anni la tua scrittura sia cambiata? E se sì, in che modo?
Sì, moltissimo. Se rileggo le prime cose che scrivevo vorrei scavare rapidamente una buca e nascondermi fino alla prossima glaciazione. Le idee magari erano interessanti, ma lo stile era acerbo e poco curato.
Come riesci a conciliare vita privata e vita creativa?
Tralasciando quella creativa. Purtroppo, portare avanti una casa editrice, tradurre ed editare, significa per me lavorare su testi altrui tutto il giorno, e spesso anche la sera, quindi l’unico momento che potrei dedicare alla scrittura se ne va. Quando dicono che uno scrittore può sempre ritagliarsi del tempo per scrivere… non è vero. Dipende cosa fa per le restanti 10/12 ore. Lavorassi solo in ufficio, come facevo prima di intraprendere la strada dell’editoria, probabilmente ce la farei, ma non quando devo passare tante ore a lavorare su testi di altre persone. Ti prosciuga dell’energia necessaria per trovare le parole per te stessa e per ciò che vuoi scrivere.
Ti crea problemi nella vita quotidiana?
No, ma solo perché sacrifico questa parte per gli altri.
Perché uno pseudonimo? Segretezza completa oppure si sa, in giro, chi sei in realtà?
Ormai lo sanno tutti dopo che ho fatto coming out al Romance Meeting dell’anno scorso. Erin è stata la cavia per tante cose. Come dicevo prima, dopo aver maturato un’esperienza in Dreamspinner Press come coordinatore, pensavo valesse la pena di provare a creare una realtà tutta italiana che desse anche spazio agli autori italiani, ma prima di investire tempo e denaro ho voluto sperimentare e rischiare in prima persona, quindi è nata Erin. Erin ha fatto un po’ da cartina tornasole, dopodiché mi sono convinta e mi sono buttato creando la Triskell.
Gli amici ti sostengono oppure ti guardano come se fossi un’aliena?
I miei amici mi conoscono, sanno che sono un’aliena XD. Scherzi a parte, sin da ragazzina ho sempre fatto e inventato mille cose, dato vita e nuove iniziative, mi sono sempre lanciata verso l’ignoto per mettermi alla prova. Quindi sì, i miei amici mi guardano e sorridono, e sono assolutamente dalla mia parte.
Cartaceo o digitale?
Entrambi, anche se leggo praticamente solo in digitale ormai. Il cartaceo lo acquisto comunque per quelli che definisco i “miei” autori o per i libri che proprio voglio vedere esposti nella mia libreria.
Nello scrivere un romanzo, “navighi a vista” come insegna Roberto Cotroneo, oppure usi la “scrittura architettonica”, metodica consigliata da Davide Bregola?
Navigo a vista, di sicuro. Però devo sempre aver chiaro come va a finire, altrimenti mi blocco.
Quando scrivi, lo fai con costanza, tutti i giorni, come faceva A. Trollope, oppure ti lasci trascinare dall’incostanza dell’ispirazione?
Mi lascio trascinare dalle responsabilità che ho, direi. Purtroppo.
Tutti dicono che per “scrivere” bisogna prima “leggere”: sei un lettore assiduo? Leggi tanto? Quanti libri all’anno?
Ho sempre letto moltissimo, anche se da quando sono parte attiva dell’editoria, leggo più per lavoro che per piacere. Direi che siamo attorno alla trentina di libri all’anno, più o meno, comunque.
Quale è il genere letterario che prediligi? È lo stesso genere che scrivi o è differente? E se sì, perché?
Sicuramente il Male Male Romance mi piace moltissimo, e infatti oltre a scriverlo, lo divoro. Poi c’è il thriller. Inoltre adoro i libri storici (soprattutto non fiction e non romance). E poi lo zio Stephen King.
Autori/Autrici che ti rappresentano o che ami particolarmente: citane due italiani e due stranieri.
Che mi rappresentano non credo di averne. Che amo particolarmente: Giorgio Faletti, Primo Levi, Jeffery Deaver, Stephen King.
Di gran voga alla fine degli anni ’90, più recentemente messe al bando da molte polemiche in rete e non solo; cosa puoi dire a favore dell’insegnamento della scrittura e ai corsi che proliferano un po’ ovunque e cosa contro?
Non sono una grande estimatrice, se devo essere onesta. Penso che possano dare spunti interessanti, ma personalmente non fanno per me. Inoltre, credo che “insegnare a scrivere” possa essere utile se la persona che recepisce l’insegnamento ha già dentro di sé qualcosa che la rende predisposta alla scrittura. Non tutti sono portati per scrivere, anche se ultimamente sembra che ci siano più scrittori che lettori, indipendentemente da quanti corsi frequentano o da quanti dizionari imparano a memoria. Un po’ di talento ci vuole.
Dei tuoi romanzi precedenti, ce n’è uno che particolarmente prediligi e senti più tuo? Se sì qual è, vuoi descrivercelo e parlarci delle emozioni che ti ha suscitato a scriverlo?
Penso sia “The Scar”, fra tutti. Ho amato moltissimo anche scrivere “Eri come sei”, ma mi premeva raccontare la storia di questo ragazzo che non accetta il modo in cui è diventato, non accetta come una cicatrice gli deturpi il viso e non ascolta quando gli altri gli dicono che deve smetterla di giudicarsi in base a quello. Io di cicatrici ne ho parecchie, anche se non in faccia, e parecchi anni fa ho dovuto accettare di essere una donna un po’ diversa dalle altre. A differenza di Ryan, però, ho reagito come Sean. E quindi mi piaceva anche l’idea di raccontare di come anche lui abbia le sue cicatrici, ma non smetta mai di sorridere. Raccontare la storia di questi due uomini è stato un po’ come prendere me stessa, aprirmi in due e raccontarmi come composta da due persone distinte. Io sarei Ryan, se non avessi il carattere di Sean.
Hai partecipato a concorsi letterari? Se sì, quali? Li trovi utili a chi vuole emergere e farsi valere?
No, non ho mai partecipato. Ho partecipato a un’iniziativa benefica con il mio nome vero, e un mio racconto compare in una raccolta stampata e venduta per raccogliere fondi per la ricerca medica, ma non un vero e proprio concorso, direi. Sinceramente non so fino a che punto siano davvero utili. Dipende molto da chi li ha indetti e da che risonanza riescono ad avere. Sicuramente, vincere un concorso è un punto a favore di un autore e qualcosa di cui essere orgogliosi, ma non so quanto poi possa fare in termini di “spinta” nel mondo editoriale.
A cosa stai lavorando ultimamente e quando uscirà il tuo nuovo romanzo? Vuoi parlarcene?
Ho pubblicato – almeno quello – il raccontino per l’antologia di Natale di Triskell. E nel frattempo sto lavorando a tre storie contemporaneamente. Considerando il pochissimo tempo che ho a disposizione, non so quando verranno pronte.
Sto scrivendo il secondo libro della serie di “Eri come sei”, con Matt come protagonista. Poi una storia dal sapore noir, sempre però a lieto fine, ambientata a Chicago nel 1929, che penso sarà composta da due volumi. E poi un romanzo su un ragazzo complesso e ostico, Elias e su un uomo che non vuole legami. Ho già avuto modo di parlare questa storia usando una frase che secondo me la descrive perfettamente: è la storia di due solitudini che si incontrano.
Un consiglio a un aspirante scrittore?
Sii umile. Sii te stesso. Non avere fretta.
E ne avresti uno anche per chi ha già pubblicato il primo romanzo e deve orientarsi per ottenere una seconda pubblicazione?
Resta umile.
Grazie per averci concesso questa intervista.
Grazie a voi per esservi interessati a me!
OoO
Pubblicazioni:
The Scar – racconto gratuito – 2013
Jerry è meglio – 2013
Silent Night – racconto 2013 per antologia di Natale
Eri come sei – 2014
The Scar – completo – 2014
Silent Night 2 – racconto 2014 per antologia di Natale
What you are (versione inglese di Eri come sei) – 2015
Jerry es mejor (versione spagnola di Jerry è meglio) – 2015
Tu es que ce tu es (versione francese di Eri come sei) – 2015
Erin E. Keller su Amazon: http://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_noss?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&url=search-alias%3Daps&field-keywords=Erin+E.+Keller
La Erin è fortissima. E devo dire che ammiro l’imprenditrice che è diventata e la professionista onesta che continua a essere. Bella intervista!
Grazie, Amneris, per la bella intervista!
E grazie a Babette per lo spazio dedicatomi 🙂
è stato un onore, oltre che un piacere. Ti seguiamo con molto interesse.
E lascio un commento anche – e soprattutto – come Erin, che è a tutti gli effetti la destinataria dell’intervista ❤ Grazie della disponibilità e della bella intervista!