Ambientazione: un argomento da far tremare le vene e i polsi. Lettori e scrittori si dividono in tre scuole di pensiero (sì, siamo italiani): la scuola “nazionale” -tutte le storie vanno ambientate nel nostro Paese; la scuola “estera” – New York o morte; la scuola “machissene” – qualsiasi ambientazione va bene, purché sia coerente con la storia.
Siamo seri, vero? Sì, spesso, ma non sempre. Tant’è vero che la carrellata di opinioni comincia con un “pezzo” di Federica D’Ascani sulla Divina Commedia.
Voi non lo sapete, ma le cose sono andate più o meno così… Ah, sì, Dante era di Roma in realtà, ma all’epoca toscano faceva figo.
«Beatrice, senti qua che t’ho ideato. Sarà un best seller, credimi! Allora, inizia così: “Proprio mentre stavo pensando di avercela fatta, ecco che il Tom Tom sbaglia strada e mi perdo. Ero in un bosco, ormai avevo perso tutti i punti di riferimento ed era buio…”»
«Dante?»
«Sì?»
«Ecco, io…»
«Ok, ho capito, non ti piace! Cacchio, però, ogni volta che inizio una cosa stai sempre lì a farmi le pulci…»
«Ao, sei te che mi vuoi come Beta reader. Che poi a me manco me piacciono le canzonette…»
«Oh, Beatrice, non me lo avevi mai detto…»
«Avevo paura di offenderti. Non fraintendermi, scrivi anche bene, però l’ambientazione…»
«Che ha l’ambientazione che non va?»
«A Dante, in Italia?! Cioè, davvero? Stanno scoprendo IL MONDO, ci sono guerre su guerre, bruciano gente dappertutto e tu ancora qua a cincischiare co ste du canzoni che neanche completi mai. Insomma, ci vuole qualcosa che catturi il lettore, qualcosa che lo spinga a comprarti! Indagini di mercato hanno detto…»
«Indagini di mercato? Sono perplesso, Beatrice. Da quando ti interessi a queste cose?»
«Da quando non ho più una mazza per asciugare il lavabo. Mi stai imbrattando tutti gli asciugoni e io non ce la faccio più! Se avessimo più soldi, di certo prenderesti la carta per scribacchiare ‘sta roba!»
«’Sta roba?»
«Dante, non rimanerci male, davvero. Comunque, dicevo, secondo me devi rivedere l’ambientazione. A Firenze, Ravenna… Non fa figo. Devi cercare qualcosa di più “ficcante”. Già che te chiami Dante Alighieri… Cioè, non hai attrattiva, se poi ci metti pure che non c’è neanche qualcosa di “stravagante”… Dante, parliamoci chiaro: fai certi pistolotti assurdi e non è che cambia la sostanza se metti tutto in chiave thriller. Lo straniero fa figo, dai retta a me. E poi lo stile è futuristico… Non va bene.»
«Ma se eri tu quella che diceva che dovevo rinnovarmi?!»
«Sì, ma non nel linguaggio. Devi cambiare ambientazione, ma non il modo di parlare. Ma che è sto tom tom, poi?»
«Ma niente, l’ho visto in un sogno… Una cosa che serve per indicare la via quando l’hai smarrita…»
«Ecco, un sogno… Uhm… E se facessi una cosa onirica, tipo?»
«Ovvero?»
«Che ne so… Stai sempre là a parlà de Inferno e Purgatorio…»
«Ma come ti vengono ‘sti guizzi geniali?»
«Ho letto Dan Brown…»
«Chi?»
«Pure io sogno, eh? Vabbe’, lascia perde. Comunque per me è tutto da rivedere… Oddio, Dante, perché mi guardi in quel modo?»
«Come, Beatrice? Come se fossi Mr Gray? Eheh… ti ho stupita, vero? Prendo la “roba” dal tuo stesso fornitore, bella mia…»
«Oh… Oh!»
«Ah! Ah, una visione…»
«Adesso?!»
«Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita…»
«Oddio, l’hai trovata!»
«A l’alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e ‘l velle,
sì come rota ch’igualmente è mossa,
l’amor che move il sole e l’altre stelle!!!»
«Oh sì, Dante: sì!!! Il Paradiso!»
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Federica D’Ascani gestisce per il Blog la rubrica “Così è se mi pare“.
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