Giusy Giulianini                      Bologna – Eventi

Libreria Ubik, Bologna, 25 maggio 2016
Prima nazionale di “L’altra metà della notte”, di Fabio Mundadori

UNA PRIMA ‘MORALE’

Il sospetto che i contenuti etici avessero parte in causa nell’ultimo romanzo di Fabio Mundadori – L’altra metà della notte. Bologna non uccide, Damster Edizioni Collana #comma21 – è venuto, a tutti e da subito, quando la presentazione si è aperta con le parole di Chiara De Magistris, a nome dell’Associazione Tiberia & Partners che, attraverso la diffusione della cultura italiana in Sud Africa e Medio Oriente, si occupa di raccogliere fondi destinati all’organizzazione di campi estivi, per bambini malati terminali o cronici. E Chiara, appunto, ha ringraziato Fabio perché parte dei proventi derivanti dalla vendita del suo romanzo sarà devoluta a questa finalità.

13330338_1084221911638171_1920723512_nSubito abbandonati i toni seriosi, a Fabio in t-shirt nera con vampiretto verde fluo si affianca Matteo Bortolotti in grigio ma nell’anima in giacca verde pisello, come il detective che lui stesso interpreta nel suo Il mistero della loggia perduta.

E tra Fabio e Matteo è subito complicità e sintonia, da quegli amici-colleghi che sono, con identità di vedute e passioni, in primis il cinema e il mondo dei fumetti, e con lo stesso rispetto per autori che hanno scritto la storia del noir italiano.

La prima domanda di Matteo colpisce proprio lì, l’eredità dei padri della scuola bolognese del noir, in particolare di Loriano Macchiavelli che per Matteo è quasi un padre putativo.

Fabio confessa che la lettura di Macchiavelli, de I sotterranei di Bologna nello specifico, ha fortemente influenzato il suo primo racconto ma aggiunge con convinzione di essere ispirato da tutto ciò che vede, vita reale o spettacolo che sia, come accade per ogni scrittore.

D’obbligo poi parlare del suo nuovo incarico come direttore editoriale della collana #comma21 di Damster Edizioni. Nome curioso, nato proprio da un dialogo con Matteo, e da un loro parafrasare il titolo del romanzo Comma 22 di Joseph Heller, con il suo arcinoto paradosso, nonché le venti regole auree di S.S Van Dine per la costruzione di un buon romanzo poliziesco. #comma21 è comunque collana fondata per raccogliere opere di genere in cui si raccontino storie non preconfezionate e non per forza obbedienti a un’indagine di mercato sul gusto prevalente.

13335239_1084221884971507_1132270963_nMatteo invita poi l’autore a delineare la personalità dei suoi protagonisti, un’inedita coppia investigativa: il commissario Cesare Naldi, poliziotto di grande acume e non completo ossequio alle regole, segnato da avvenimenti di cui subito si avverte l’ombra, e l’agente Cristina Colombo, fresca di addestramento e di disciplina, che le regole sarà costretta a infrangere.

Sullo sfondo Bologna e la strage del 2 agosto 1980, passato e presente che si rincorrono in una città che non ha mai dimenticato quel giorno e che forse proprio allora ha perduto la sua ‘età dell’innocenza’.

L’autore nega che L’altra metà della notte sia un romanzo sulla strage, non lo è e anzi riserva all’indagine un rilievo di primo piano e un ritmo del tutto coerente e incalzante, ma i suoi trent’anni di lontananza da Bologna non bastano a impedirgli di scrivere su quell’evento alcuni passi di accorata lucidità e a creare grandi figure di sopravvissuti alla strage, le cui vite sono esplose quel giorno al pari di quelle delle vittime.

A questo proposito Bortolotti sottolinea che è proprio l’Italia del noir ad aver ereditato lo scettro del romanzo civile  e che quello di Mundadori si inserisce di diritto in ciò che Jean Patrick Manchette definisce ‘la grande letteratura morale della nostra epoca’.

Alcune letture di Debora Pometti, accompagnata dalle sottolineature musicali di Romano Romani, introducono più specificamente al clima del romanzo, in modo particolare il prologo, visionario e delirante quanto basta a volerne sapere di più, molto di più.

Da rimarcare infine che tra il pubblico, numeroso come si conviene a una prima, non mancano i colleghi, a testimoniare che in scrittura si possono condividere passione ed entusiasmi e, perchè no, anche i successi altrui.