Alessandro Berselli presenta Le siamesi

Bologna, Libreria Ubik Irnerio, Bologna, 13 maggio 2017

Le presentazioni di Alessandro Berselli non sono come le altre. Le ragioni? Non saprei dirle con certezza, visto che gli ingredienti sono i medesimi che si trovano dai suoi colleghi: libri ben in vista sul tavolo, un relatore accattivante e amico, una disinvoltura fatta di esperienza e professionalità, un pubblico numeroso e partecipe.

Eppure, nel caso di Alessandro c’è altro. Forse una passione per la scrittura che è ancora piacere di sperimentare e non certo mestiere; il bisogno di trasmetterla a ragazzi e adulti, rodata in anni di laboratori creativi; una spontaneità che arriva al lettore e allo spettatore, e lo fa sentire amico e complice.

Così, nella sala gremita della Ubik Irnerio di Bologna. Non era il ‘lancio’ de Le siamesi, eppure dopo poco restavano solo posti in piedi. E, quel che più conta, passati appena venti minuti di presentazione ‘classica’ parlavano tutti: l’autore Berselli, il relatore Morozzi e molti del pubblico. Insieme, da amici. Tutti a dire la loro, chi aveva già letto il libro e chi ancora doveva leggerlo.

Alessandro Berselli (Foto di Claudio Guerra)

Ma andiamo per ordine.

Li ho incontrati fuori dalla libreria, Alessandro Berselli e Gianluca Morozzi. Sorriso smagliante, due t-shirt da quindicenni, un saluto affettuoso per me: “La nostra amica Giusy!”

Il tempo di sederci e il pubblico ha iniziato a riempire la sala, puntuale e altrettanto cordiale. Del resto, Alessandro ha riservato un sorriso anche a chi è arrivato in ritardo, e una mano sventolata in aria. Da amico.

Gianluca Morozzi, t-shirt nera e bersaglio colorato al centro, un sorriso che non lo ha più lasciato, ha subito premesso che della storia de ‘Le siamesi’ non si poteva dire molto: romanzo breve, neppure centotrenta pagine, una discesa agli inferi che dura meno di quarantotto ore, una scrittura fatta di dialoghi serrati e quasi nessuna pausa a interrompere la tensione crescente.

Gianluca del resto lo conosce bene, questo romanzo: da anni lui e Alessandro si scambiano pareri, proposte di titoli, preletture approfondite.

Alessandro Berselli e Gianluca Morozzi (foto di Claudio Guerra)

Le siamesi è la storia di Ludovica – troppo bella, troppo ricca, troppo annoiata – che tenta di sconfiggere con il pericolo la noia dei suoi privilegi e di riempire il vuoto esistenziale con adrenalina e dissacrazione. Insieme a lei altri sette personaggi che, sullo sfondo di una Milano mai così algida e calligrafica, mettono in scena un fine settimana di ‘ombra e di furia’. Per citare le parole di Matteo Strukul che ha firmato il lancio del romanzo.

Le siamesi del titolo sono loro, Ludovica e Laura, compagne di giochi e inseparabili come solo nell’infanzia, divenute poi estranee nel tempo fino a che…

Altro non si può dire della trama, il rischio di spoiler è alto. Per la dimensione ‘breve’ del romanzo e per una narrazione che nell’arco di sole dieci pagine precipita nel noir più cupo.

Un romanzo costato al suo autore sei anni di lavoro, non perché la storia faticasse a uscire ma per il paziente processo di affinatura del linguaggio narrativo, mai così essenziale e acuminato; per il costruttivo confronto con gli editor di Eliott Edizioni, di cui Alessandro dice un gran bene; per lo sforzo ultimo di sfrondare tutto ciò che poteva apparire come un soverchio preziosismo.

Alessandro Berselli e con il professor Alessandro Castellari, presidente dell’associazione Italo Calvino (Foto di Claudio Guerra)

Un romanzo nato attorno al personaggio di Ludovica e al proposito del suo autore di renderlo odioso più che mai e di ostacolare l’insorgere di qualunque empatia tra lei e i lettori.

Berselli dichiara di essersi ispirato a un vero campione di esecrabilità: il Patrick Bateman di American Psycho, il romanzo di Bret Easton Ellis che celebra la vacuità di un mondo fondato sull’apparenza, in cui si vale in base alla griffe degli abiti indossati.

Ludovica divide con i protagonisti degli altri romanzi di Berselli il radicato disagio interiore, la ribellione a qualsiasi regola  e il rifiuto di crescere.

Qualche attenuante però la si potrebbe concedere a quel suo essere sprezzante e cinica. Viene da pensarlo di lì a poco, quando Berselli legge con intensità il “Flashback numero due. Mia Madre. Ricordi inesistenti. […] Un giorno torna a casa, fuma una sigaretta, si toglie le scarpe, apre la finestra, guarda il giardino, si butta di sotto. […] Sconcerto generale e famiglia attonita, come scrissero i giornali”.

Alessandro legge e le sue parole evocano al mio sguardo un dipinto alla maniera di Edward Hopper. Il ritratto della solitudine, fredde luci artificiali che non riescono a sconfiggerla.

Alessandro Berselli (Foto di Claudio Guerra)

Glielo dico. Eccolo lì, il ponte tra lo scrittore e il suo pubblico, una suggestione che si trasmette dalle parole. Il lettore la cattura e la restituisce amplificata.

Berselli ha lanciato una sfida a se stesso nel voler evocare personaggi di algido disagio, non il ritratto di una generazione ma di alcuni giovani sì. Indifferenti, annoiati, insensibili, incapaci di partecipazione, negati alle emozioni. Animi che si colorano di nero, un nero più nero della notte, come lo Spleen del poema di Baudelaire. Sfida vinta.

Titolo: Le siamesi.
Autore: Alessandro Berselli.
Genere: Noir; narrativa italiana.
Editore: Elliot, Collana Scatti.
Prezzo: euro 9,99 (e-Book); euro 12,33 (cartaceo).

Un incontro casuale, un sabato sera che diventa una sfida contro la morte. Non è la prima volta che Ludovica, troppo ricca, troppo annoiata, baratta la sua vita con il pericolo e rimanda al mittente, Dio o chi per lui, la sua giovinezza, chiedendo in cambio rischio, adrenalina, competizione. Il baratro di Ludovica è la discesa in un vuoto esistenziale che rivela l’incapacità di trovare punti di riferimento e ragioni di sopravvivenza. Lucido diario di un fine settimana di follia dove nulla è quello che sembra, “Le siamesi” è un noir tagliente nel quale il lettore è costretto a cambiare continuamente prospettiva, una riflessione senza moralismi sul male di vivere e uno spaccato dello spleen contemporaneo, con una voce narrante che rifiuta il giudizio e si limita a fotografare, in una prosa spettrale, l’assenza di motivazioni che può muovere l’agire umano.

Gli articoli di Giusy Giulianini