Maria Masella ci svela i segreti del “mestiere” di scrittore.
PREMESSA
Quale è la voce della mia storia? Chi sta raccontando? Marri, ovvio, ma quale possibilità ha di mascherarsi?
1) Prima persona singolare
2) Seconda persona singolare
3) Terza persona singolare
4) Prima persona plurale
5) Seconda persona plurale
6) Terza persona plurale.
Marri ha da affrontare anche un’altra scelta, perché ci sono tre tempi verbali:
passato
presente
futuro.
Vi risparmio il calcolo delle possibili combinazioni, fare quel calcolo è il mio mestiere, perché è all’interno di questo schema che si effettua la
SCELTA DEL PUNTO DI VISTA
Che cosa è il punto di vista? Te lo mostrerò raccontandoti delle storie.
Cominciamo esaminando le possibilità più diffuse:
1) STORIE IN TERZA PERSONA SINGOLARE E AL TEMPO PASSATO
Es1) Punto di vista di Adamo. Adamo era con Eva a passeggio nel giardino dell’Eden, vicino all’albero del bene e del male. La vide fermarsi a chiacchierare con un serpente, era una gran chiacchierona, poi prendere una mela, morderla. Quando lei gliela porse, dicendo che era buona da mangiare, si disse che non c’era motivo di non fidarsi di Eva e, del resto, anche lui era curioso di scoprire che sapore avesse la mela: quindi la prese.
Es2) Punto di vista di Eva. Eva stava passeggiando con Adamo vicino a quell’albero. Sentì il richiamo di un serpente, si accostò. Parlava bene, anche meglio di quel noioso di Adamo. Era interessante! Prese la mela, la assaggiò, non era male! La porse ad Adamo, forse si sarebbe dato una mossa.
Es3) Punto di vista del Serpente. Il serpente era accanto all’albero. Da giorni li vedeva avvicinarsi e allontanarsi, prese una decisione. Chiamò la donna, le disse che era tutto un inganno per tenerli sottomessi, doveva assaggiare la mela. La vide cogliere una mela, assaggiarla e porgerla all’uomo. Era fatta!
Cosa cambia? In tutte e tre le storie abbiamo una terza singolare e il passato, ma in Es1 siamo dentro Adamo, in Es2 dentro Eva, in Es3 nella pelle del serpente.
Questo “essere dentro” è il punto di vista che ti permette di dire, anche in modo esplicito, quello che prova Es1 Adamo (può dire di Eva che era una chiacchierona e poco dopo dire che di lei si fidava). Es2 Eva (può dire che Adamo era palloso, che il discorsetto del serpente era interessante e che la mela era buona). Es 3 serpente (può dire “era fatta!”).
COSA ABBIAMO IMPARATO? QUANDO DECIDI CHE NELLA TUA STORIA SEI DENTRO UN PERSONAGGIO, STAI OPTANDO PER IL PUNTO DI VISTA PARZIALE
Quale scegliere nella tua storia? Procedere a questa scelta è decidere il punto di vista. Chiedetevi non di chi volete raccontare i sentimenti, i dubbi, le sensazioni, ma chi VOLETE ESSERE. Perché se scegliete Adamo, dovete essere Adamo.
Sono le uniche opzioni? Assolutamente no!
Ti propongo altre opzioni:
Es4) Punto di vista onnisciente profondo. Adamo ed Eva erano a passeggio, da giorni si avvicinavano all’albero del bene e del male, sempre più curiosi ed incerti. Il padrone aveva vietato di assaggiarne i frutti, ma perché? Ne avevano parlottato fra loro, ma non ne avevano capito il motivo. Il serpente era in attesa, in agguato, sperando che prima o poi uno dei due si avvicinasse abbastanza da poter tendere la trappola. Il peccato era entrato nella storia dell’umanità. (tu, narratore, non sei dentro i personaggi in scena, ma dall’esterno comunichi al lettore le tue opinioni in modo diretto, non filtrato da azioni o gesti di un personaggio).
Es5) Punto di vista parziale alternato multiplo.Adamo era con Eva a passeggio nel giardino dell’Eden, vicino all’albero del bene e del male. La vide fermarsi a chiacchierare con un serpente, era una gran chiacchierona. (pdv Adamo).
interlinea
Eva sentì il richiamo di un serpente, si accostò incuriosita. Era interessante! (pdv Eva).
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Da giorni il serpente li aveva visti avvicinarsi e allontanarsi, finalmente la donna era abbastanza vicina. La chiamò, le disse che era tutto un inganno per tenerli sottomessi, doveva assaggiare la mela. Soddisfatto, la vide cogliere una mela e assaggiarla. (pdv serpente).
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Eva prese la mela, la assaggiò, non era male! La porse ad Adamo. (pdv Eva).
Interlinea
Adamo guardò la mela che Eva gli porgeva. Perché non accettare? Prese e mangiò. (pdv Adamo).
Interlinea
Il serpente li guardò, vide che anche Adamo mangiava. Era fatta! (pdv serpente).
Es6) Punto di vista onnisciente superficiale. Adamo ed Eva erano nel giardino, il serpente porse una mela a Eva che la prese, la assaggiò e la porse ad Adamo che la mangiò.
Analizziamo le opzioni:
Es4) sei CONTEMPORANEAMENTE Adamo, Eva e il serpente ( SEI TUTTI IN SIMULTANEA). SEI IL NARRATORE ONNISCIENTE PROFONDO E PUOI COMMENTARE, QUANDO È IL TUO TURNO, LE AZIONI DI TUTTI GLI ALTRI E MOTIVARE LE TUE. PUOI ANCHE, DALL’ESTERNO, DIRE LA TUA OPINIONE SENZA FILTRI.
Es5) sei Adamo per un po’, poi Eva, poi il serpente, poi Adamo. Come prima ricopri tutti i ruoli, ma uno alla volta. Funziona molto meglio se i brani relativi a un ruolo sono lunghi! PUNTO DI VISTA LIMITATO come in Es1, Es2, Es3, ma questo punto di vista limitato è ALTERNATO (nei romance funziona bene sui due protagonisti).
Molto importante: questo è il brano più lungo e dettagliato. La tua storia è deboluccia? Questa tipologia è rimpolpante. Acido ialuronico garantito. Rischia però di diventare stucchevole (ne parlo dopo).
Es6) conosci le azioni di tutti, ma in modo superficiale, non conosci i loro pensieri. NARRATORE ONNISCIENTE SUPERFICIALE.
SPERO, CON QUESTI SEI ESEMPI, DI AVER CHIARITO COSA SI INTENDA PER PUNTO DI VISTA (in Italia è pdv, per gli anglofoni è pov), ma prima di analizzare i problemi di ogni tipologia è opportuno aggiungere qualche precisazione sull’uso della PRIMA PERSONA SINGOLARE, che coincide con IO NARRANTE. L’IO NARRANTE È LA FORMA PIÙ ESPLICITA DI PUNTO DI VISTA PARZIALE!
Chi parla e agisce coincide con il punto di vista: puoi essere uno dei personaggi (come in Es1, in Es2, in Es3).
È molto difficile avere un io narrante onnisciente profondo: un personaggio che sa tutto di tutti e può pure commentare? Forse in un breve brano fantasy o fantascienza.
L’io narrante onnisciente superficiale è fastidioso.
Abbastanza comune io narrante alternato e quindi punto di vista alternato: è indifferente che si usi la prima o la terza persona singolare.
Come sempre ogni scelta ha pro e contro.
Es1), Es2), Es3): punto di vista parziale (in terza o in prima persona) hanno le medesime problematiche, ma si dovrà decidere (ne parlerò anche in ritmo e revisione).
Pro: chi legge ha la possibilità di immergersi nella vita del protagonista “Nel mezzo del cammin di nostra vita”, Una questione privata di Fenoglio e Il lungo sonno di Chandler.
Contro: il personaggio portatore del punto di vista NON SA COSA PROVINO GLI ALTRI PERSONAGGI. Quindi decidere un io narrante Adamo e, di straforo, mostrare le perplessità di Eva non è coerente.
Per spiegarmi meglio ricorrerò a un esempio. Ti proporrò un brano contenente un errore.
Brano sbagliato:
Adamo era con Eva a passeggio nel giardino dell’Eden, vicino all’albero del bene e del male. La vide fermarsi a chiacchierare con un serpente, era una gran chiacchierona. Prima era dubbiosa e poi sempre più convinta, quindi la vide prendere una mela e morderla. Quando lei gliela porse, dicendo che era buona da mangiare, si chiese perché non fidarsi di Eva e la prese.
Trova l’errore. Come fa a sapere che prima era dubbiosa e poi sempre più convinta? Boh!
Trucco per correggere? Uno banale:
Adamo era con Eva a passeggio nel giardino dell’Eden, vicino all’albero del bene e del male. La vide fermarsi a chiacchierare con un serpente, era una gran chiacchierona. Lei si allontanava dal serpente e ogni volta si riavvicinava un po’ di più, poi la vide prendere una mela, morderla. Quando lei gliela porse, dicendo che era buona da mangiare, si chiese perché non fidarsi di Eva e la prese.
Hai mostrato, con gli occhi di Adamo, il crescere dell’attenzione di Eva alle parole del serpente.
Questi sono i lavoretti che faccio in sede di revisione perché scrivendo la prima stesura mi scappano (a volte li compio volontariamente per spicciarmi nel pieno dell’azione, ma me li segnalo per dopo). Ne parlerò quando affronterò la revisione.
Un problema con punto di vista parziale, incluso io narrante?
Spesso agli altri personaggi è accaduto qualcosa di cui il punto di vista (ancora peggio l’io narrante) non è al corrente. Quindi devi trovare trucchi per informarlo in modo non meccanico. Dialoghi, messaggi. Usa la fantasia.
A proposito di Es1), Es2), Es3), il personaggio punto di vista e il protagonista non sempre coincidono: esempio Watson! Perché in questo modo l’autore:
1) ha a disposizione un io narrante di mediocri capacità, come il lettore, che quindi può immedesimarsi meglio: Watson non capisce, chiede;
2) può nascondere prove e tirarle fuori al momento opportuno (classica storia gialla immorale!);
3) può imbrogliare il lettore con narratore non affidabile (l’assassinio di Roger Akcroyd).
Es4) e Es5)
A volte è difficile distinguerli, io ho la cartina al tornasole: se l’autore esplicita le proprie opinioni senza filtri, cioè senza vestire i panni di un personaggio, per esempio: “la sventurata rispose”, “il peccato entrò nella storia dell’umanità”, abbiamo il punto di vista onnisciente.
È la scelta dei grandi romanzieri ottocenteschi, da Guerra e pace a I promessi sposi. Questa scelta permette all’autore di immergersi nella vita di tutti i suoi personaggi, di dipingere un grande affresco dell’epoca, di esplicitare le proprie opinioni anche senza filtri, “la sventurata rispose”.
Ho scritto “grandi romanzieri”? Purtroppo, è la scelta di troppi “piccoli romanzieri” perché sembra la più ovvia, ma la totale immersione richiede una gran abilità nel gestire tanti registri linguistici, come minimo. Si rischia un effetto noia. “Che palle! Quanto pensano! E tutti con le stesse parole! Che palle!” Se a qualcuno interesserà il registro linguistico, se ne potrà parlare.
Personalmente vado pazza per Tolstoj, perché sento il diverso modo di pensare di ogni personaggio momentaneamente in primo piano. Altri sbadigliano.
Nei romanzi di genere il punto di vista onnisciente (tipologia Es4) può disperdere l’attenzione del lettore: nei gialli il lettore sa troppo, nei romance il lettore vuole le vicende amorose, senza distrazioni, però si vorrebbe descrivere i sentimenti, i dubbi di più di un personaggio.
A questo punto entra in scena Es5) PUNTO DI VISTA PARZIALE ALTERNATO.
Ha molti vantaggi dei primi tre e di Es4), ma deve essere gestito con cura, come tutto, sempre.
Sono pratica di due territori:
1) Romance. Funziona se si evita la narrazione del tipo Evento x vissuto da Lei, Evento x vissuto da Lui e così fino al lieto epilogo. Trucco? Un lieve sfasamento temporale. Lei ha vissuto x? Lui vive x e va un po’ oltre, iniziando y, che poi Lei vivrà non dall’inizio. Questo costringe il lettore a un effetto interpolazione, deve metterci del suo. Il lettore diventa scrittore, gli piace. MAI DIRE TUTTO AL 100%! Il lettore si sente cretino, vuole collaborare.
2) Giallo: difficilissimo gestire gli indizi. Se ne nascondi troppi, il lettore si sente imbrogliato. Se ne nascondi pochi, trova troppo presto la soluzione. Nota: ho usato alternato in Per sapere la verità, con gran fatica e per nascondere la verità. Perché il personaggio di uno dei due punti di vista era era, forse, un narratore non affidabile. Volevo che il lettore avesse dubbi sulla sua affidabilità.
E il PUNTO DI VISTA ONNISCIENTE SUPERFICIALE?
Non funziona nella narrativa di genere, se non per brevi sezioni. L’ho usato in un romanzo di fantascienza che sto scrivendo da quindici anni.
SE IL PUNTO DI VISTA PARZIALE USA LA PRIMA PERSONA SINGOLARE ABBIAMO IO NARRANTE QUALUNQUE SIA IL TEMPO NARRATIVO SCELTO. IN PRATICA RAPPRESENTA UNA VARIANTE DI Es1, Es2, Es3.
ATTENZIONE: SE USATE IO NARRANTE CONTROLLATE AL 101% CHE NON COMPAIANO FATTI E ALTRO CHE NON PUÒ CONOSCERE.
E ORA LA SCELTA DEL TEMPO
Il futuro può funzionare in racconti brevi, concentriamoci sugli altri due.
PREMESSA
È necessario conoscere bene la consecutio temporum, perché qualunque sia la nostra scelta il lettore dovrà collocare perfettamente i fatti descritti (attenzione, nei dialoghi è permessa deroga perché parliamo a braccio).
Il passato è la scelta più convenzionale e più semplice. Ma continua a esserci un filtro fra lettore e vicenda. È una storia già avvenuta…
Nel romance storico è scelta perfetta, perché chi legge desidera vivere nel passato, per il tempo di un romanzo, mentre nel contemporaneo funziona bene anche il presente.
Nei gialli funzionano entrambi.
La mia scelta?
Sia in Mariani sia in Maritano, un io narrante, che coincide con l’investigatore più importante, e tempo presente perché il lettore sappia tutto quello che sa l’investigatore più importante e quando lo sa.
Ma se vi piace sperimentare perché non osare? In BELLE SCEME!, che potete trovare a puntate sul sito di Babette Brown, ho usato: PUNTO DI VISTA PARZIALE (con PRIME PERSONE) ALTERNATO E TEMPO PRESENTE, ma nei ricordi (quando Laura o le altre lasciano spazio al passato) PUNTO DI VISTA PARZIALE (ma TERZE PERSONE) E TEMPO PASSATO.
In uno per cui avrei dovuto firmare il contratto (ma è tutto, giustamente, fermo) avevo osato ancora di più.
Un grave pericolo con le storie al presente è precipitare nell’effetto piatto: Faccio (oppure fa) a, faccio (oppure fa) b, faccio (oppure fa) c, faccio (oppure fa) d. (Nelle storie al passato è meno frequente, si deve scrivere proprio in modo piatto per cadere nell’errore).
Trucco?
Faccio (oppure fa) a, faccio (oppure fa) b. Interruzione (interlinea doppia). Racconto a una spalla (oppure racconta a una spalla) che ho fatto (oppure ha fatto) c e d. Anche a due spalle diverse e in ordine diverso (e nascono Torrazzi, Fran e altri).
Nota: se scrivete al presente, dovete conoscere la storia pregressa dei personaggi per dare lievi tocchi sul loro passato.
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