Harriette Joking è nata nel 1986 a Reggio Emilia, dove vive con il compagno e i suoi due bambini. Laureata in Filosofia, miscela nei suoi romanzi l’amore per la Storia e quello per il Fantasy. Le sue altre grandi passioni sono le escursioni in montagna, andare a teatro e, naturalmente, la lettura.
Il romanzo “Una mummia nell’armadio” edito da Triskell Edizioni è il suo fresco e romantico esordio.

1.     Che genere scrive? Ce ne parla? Ci racconta come mai ha scelto questo genere per esprimersi?
Scrivo Paranormal romance e Urban fantasy. Ho scelto questi due generi semplicemente perché li amo. Sono quelli che più di tutti ti fanno evadere dalla realtà, anche se mi definisco una lettrice onnivora e leggo un po’ di tutto.
Fin da quando ero una bambina, poi, sono sempre stata convinta che l’immaginazione e la fantasia fossero tra le qualità più preziose in una persona. Così mi sono impegnata con tutta me stessa per preservarle e arricchirle di continue letture. Adesso posso dire che i miei sforzi non sono stati vani.

2.     Come scrive? Penna e carta, Moleskine sempre dietro e appunti al volo, oppure rigorosamente tutto a video, computer portatile, iPad, iPhone?
Purtroppo rigorosamente tutto al computer portatile e… porto gli occhiali per questo! Certo mi piacerebbe rincorrere poeticamente foglietti di appunti sparsi per tutta la casa, ma non è molto pratico e, con due bambini piccoli che girano, del tutto impossibile.

3.     C’è un momento particolare nella giornata in cui predilige scrivere i suoi romanzi e racconti?
Potendo scegliere, preferisco le ore del mattino, a mente fresca, ma con tutti gli impegni non sempre riesco e finisco per scrivere a tutte le ore… riesco a concentrarmi facilmente in pochi minuti e a entrare perfettamente nel vivo delle storie ad ogni ora, tranne che alla sera: sono più “allodola” che “gufo”.

4.     Quando scrive, si diverte oppure soffre?
Mi diverto un mondo e a volte mi trovo a ridere da sola davanti allo schermo del computer, roba che se qualcuno mi vede mi prende per pazza! A volte ho l’impressione che siano i personaggi stessi, con la loro personalità, che mi suggeriscano le situazioni esilaranti.

5.     Nello scrivere un romanzo, “naviga a vista” come insegna Roberto Cotroneo, oppure usa la “scrittura architettonica”, metodica consigliata da Davide Bregola?
Io sono estremamente metodica e architettonica. I miei romanzi non avrebbero né capo né coda, altrimenti. Prima di cominciare a scrivere una nuova storia, sono già pronte scalette e mappe concettuali di tutte le forme o mi perderei nel caos della mia immaginazione.

6.     Quando scrive, lo fa con costanza, tutti i giorni, come faceva A. Trollope, oppure si lascia trascinare dall’incostanza dell’ispirazione?
Ho sempre ritenuto che la costanza sia il segreto per diventare scrittori. Senza la costanza, aspetto che mi caratterizza anche nella vita di tutti i giorni, non avrei portato a termine i miei romanzi, per la stesura dei quali, di media, impiego per ognuno un anno di tempo.

7.     Ama quello che scrive, sempre, dopo che lo ha scritto?
Lo amo perché mentre lo scrivo mi fa provare emozioni e provo emozioni ogni volta che lo rileggo. Il romanzo che sto scrivendo mi prende totalmente la mente e occupa i miei pensieri anche nel resto della giornata… annoto le idee e le sviluppo nelle successive fasi di scrittura.

8.     Rilegge mai i suoi libri/racconti, dopo che sono stati pubblicati?
Sempre. E trovo ogni volta qualche cosa che perfezionerei ulteriormente. Ma non è che non sia soddisfatta di quello che ho scritto, è che, in un libro stampato, le storie e i personaggi crescono nel tempo e sembrano richiedere più attenzioni.

9.     C’è qualcosa di autobiografico nel suoi libri?
Ogni personaggio, positivo o negativo che sia, riflette un minuscolo spicchio della mia anima. È come se fosse una parte di me, con i suoi pregi e difetti. Per crearli, non devo fare altro che ispezionare la mia personalità ed esasperarne di volta in volta alcuni aspetti piuttosto che altri. Ma in genere è l’umorismo che mi caratterizza e che caratterizza ogni mio scritto. Inoltre, ogni mio romanzo rispecchia l’amore che nutro per la storia e per il fantasy, due campi della letteratura tradizionale antitetiche, ma che mi diverto tanto a miscelare.

10.  Tutti dicono che per “scrivere” bisogna prima “leggere”: è un lettore assiduo? Legge tanto? Quanti libri all’anno? 
Sì, leggo. Come e quanto posso. Amo leggere, anche perché se non leggessi non sarei in grado di scrivere nemmeno una riga. Quanti libri in un anno? Sinceramente non li ho mai contati, so solo che, quando ne finisco uno, ne agguanto subito un altro. Adesso che sono da poco diventata mamma per la seconda volta e che entrambi i miei figli sono piccolini, a dire il vero il tempo che mi rimane da dedicare alla lettura si è ridotto. Ma accanto ai miei figli, lì che fanno capolino, loro, i libri, ci sono sempre. Inseparabili compagni della mia esistenza.

11.  Ha mai partecipato a un concorso? Se sì, ci racconta qualcosa della sua esperienza?
Ho partecipato a concorsi regionali di poesia, quando ero una solo ragazzina. Nonostante mi sia sempre collocata tra le prime posizioni, non mi sono mai sentita così brava come mi dicevano. La poesia mi emozionava tanto e mi piaceva condividere con altre persone l’amore per questa forma di espressione. Adesso però non scrivo più poesie, soltanto romanzi, e ne sono contenta e appagata.

12.  A cosa sta lavorando ultimamente?
A un nuovo romanzo che presto verrà pubblicato con Triskell Edizioni.
Parla di un gruppo di ragazzi che si perde all’interno di un antico labirinto Maya disseminato di misteriose iscrizioni e di pericolosi trabocchetti… Ma non vi dico di più!

Ah, l’antico Egitto, le piramidi, la sfinge… i misteri dei faraoni.
La storia mi ha sempre affascinata, lo ammetto, ma mai avrei pensato che un giorno mi sarei portata a casa… una mummia!
No, non l’ho trafugata dal suo sarcofago per i suoi tesori. Per chi mi avete presa?
In realtà è molto peggio di così.
Mi credereste se vi dicessi che la mummia è viva? Lo so, io stessa mi prenderei per pazza. Io, che da sempre ho un’indole positivista. “Provare per credere”.
Eh sì, solo che non potevo non crederci visto che Reshef ha ripreso vita davanti ai miei occhi, mandando a farsi friggere tutte le mie certezze. E la mia tranquillità.
Già. Avete mai provato a vivere con un faraone? Non è sempre la personcina più docile del pianeta. Soprattutto quando si mette in testa qualcosa. Tipo di recuperare i suoi vasi canopi, cosa che gli permetterà di riprendere sembianza umane… O di scoprire chi lo ha ucciso.
Be’, risolvere un mistero di 3000 anni fa, certo, che ci vuole?

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