Buongiorno. Oggi ci fa compagnia Clara Schiavoni, autrice della fortunata duologia legata alla figura di Elisabetta Malatesta Varano, Reggente della Signoria di Camerino, vissuta nel Quattrocento.

Il Blog ha avuto il piacere di raccontare la presentazione del secondo volume, “Saprò ricominciare”, avvenuta il 27 gennaio presso l’Enoteca Letteraria di Roma.

Buongiorno, Clara, raccontaci di te.

Fin da piccola non facevo altro che ripetere ai miei genitori “Io da grande farò l’insegnante” e “Io da grande scriverò un libro”. A quel tempo non sapevo che il pensiero è potente e che niente si disperde, che tutto torna. Intanto coltivavo la mia passione: leggere.
A venti anni, ho realizzato il primo desiderio vincendo il concorso ministeriale per l’insegnamento nella scuola primaria. Aver potuto esercitare il lavoro amato mi ha fatto sentire realizzata e completamente appagata, tanto da mettere da parte la laurea in Sociologia.
Negli anni ho continuato a leggere con passione e ho cominciato a scrivere per un bisogno personale, riempiendo il classico cassetto con testi  su argomenti vari. Una scrittrice, di certo non incontrata “per caso”, nel 2008 ha letto qualcosa di mio e mi ha consigliato di pubblicarlo, affermando che una scrittura che suscita emozioni deve essere condivisa.
Ho seguito il suo consiglio e, nel 2009, è stato pubblicato il mio primo libro.

Che tipo di scrittrice sei e qual è il genere che ti rappresenta?

Sono una scrittrice a cui piacciono le storie lunghe e intricate, quelle storie che mi fanno perdere la cognizione del tempo mentre sfrutto appieno la mia immaginazione per arrivare a una prosa a volte complessa, ricca di dialoghi espressivi e realistici (ad esempio un frate del 1400 non può parlare come uno psicologo del nostro tempo). Descrizioni dettagliate sono necessarie, mi piacciono brevi, ma incisive: il lettore deve saper vedere come se fosse sul posto. Il genere che più mi rappresenta è quello storico.

Hai un autore (o un’autrice) al quale (o alla quale) ti ispiri?

I miei maestri sono Anna Banti, Maria Bellonci, Umberto Eco.

Qual è il primo romanzo che hai pubblicato?

È “Il viaggio del mio cuore. Parlando con Susan”, un mémoire che è la risposta al libro “Out of the Shadows. A journey back from grief” di una scrittrice inglese, Susan Phoenix, con la quale poi sono diventata amica. Comprare un libro è un gesto normale, ma comprare quel libro, in quella libreria scozzese fu magico. Leggerlo e amarlo furono una cosa sola.

Quale sarà il prossimo?

Il prossimo sarà il sequel della duologia su Elisabetta Malatesta Varano. Mi piacerebbe far conoscere agli estimatori di Elisabetta altre stagioni della sua vita.

Da dove ti arriva l’ispirazione?

L’ispirazione arriva da  desideri custoditi nel tempo, dalla realtà che mi circonda, dalle mie situazioni di vita, da letture storiche.

Hai un luogo speciale nel quale ti rifugi per scrivere?

Il mio rifugio speciale è una piccola stanza della mia mansarda con una finestrella che si incanta sulle colline marchigiane fino alla loro unione con il mare.

Qual è il tuo metodo di scrittura?

Dal fatto schematico ancorato alla documentazione storica passo alla narrazione ampliata dallo sviluppo  degli stati d’animo, dei pensieri  arricchendo il testo con descrizioni di interni e luoghi esterni, di abiti, gioielli, pettinature e con i dialoghi.

Riesci a tenere separate la vita di tutti i giorni e l’attività di scrittrice?

Nonostante la disciplina che mi sono imposta con un orario di scrittura ben determinato e da rispettare, in realtà nella vita di tutti i giorni continuo a scrivere mentalmente per gran parte del tempo.

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