Io non ho regole. A volte esce solo dieci minuti dopo che, nel mio cervello, si è formata l’idea della storia da raccontare.
Molte altre durante la lavorazione.
Non vado a cercarlo. Non mi accanisco nell’individuare la soluzione giusta. Arriva.
Arriva quello giusto per me. Per il mio gusto. Confido negli ottomila anni di grafica come lavoro. Il marketing è una cosa che ho studiato, per cui si spera in qualcosa di buono. 
Esce così, d’istinto. 
Che sia un successo o meno, rimane indelebile nella mia mente e non lo cambio più. (Simona Diodovich)

Scrittrici e scrittori alle prese con il titolo da assegnare al loro romanzo. Editor che mettono il becco, Case editrici che impongono il loro “stile”… Leggiamo che cosa ne pensano Viviana Giorgi, Edy Tassi e Marco Canella.

VIVIANA GIORGI

Posso essere di poco aiuto, oggi, Babette, non che di solito io lo sia molto. Non rifletto sulle cose, sono un’istintiva, non una pianificatrice. Anzi, se qualcuno si offrisse di organizzarmi anche la vita gliene sarei riconoscente. Per quel che riguarda i titoli, li ho scelti tutti io (tranne uno, che è infatti l’unico che non mi convince appieno, indovinate un po’ quale), ma sempre in accordo con la mia direttrice editoriale. Il titolo mi esce da solo, spesso ispirato o preso da una frase del libro, in qualsiasi momento della stesura. Quando non è così, cerco di inserirlo in un secondo tempo all’interno di un dialogo o di una descrizione. Questa è una regola che andrebbe sempre seguita, secondo me (ecco che sono stata d’aiuto: poco, ma fa lo stesso, no?)
. Il mio titolo più bello? “Bang bang, tutta colpa di un gatto rosso” che difatti ha poi dato il via a una lunga serie di ‘tutta colpa di…’ nel romance contemporaneo nostrano. Non che io avessi il copyright… La cosa all’inizio mi ha seccato un po’, lo ammetto, poi mi ha in un certo senso lusingata.
 Da poco sono uscita con un romanzo storico, “Zitta e ferma, Miss Portland!“, il cui titolo, secondo me, è azzeccatissimo. 
Il titolo della mia commedia romantica, “Vuoi vedere che è proprio amore?” è un titolo che io definisco buono per tutte le stagioni, neutro, ma che alla fine mi è molto piaciuto.

EDY TASSI

Ah titoli, titoli! Io sono negata per i titoli, ma sento di pancia quando quelli che mi propongono sono giusti o no. Giusti per me, ovvio. Quando Harlequin mi propose “Ballando con il fuoco” per il primo, è stato amore a prima “scintilla”. L’ho subito riconosciuto e ho detto sì! Con “Effetto Domino” invece no, decisamente. Mi avevano proposto “Istantanee di una passione”. A me quella doppia “e” sembrava terribile da vedere e ancor più da pronunciare. E poi lo trovavo troppo connotativo. Alludeva a un aspetto del libro e ne escludeva un altro, che per me era più importante, cioè la suspense. Perciò, dopo un po’ di tira e molla, sono riuscita a spuntarla e ne sono contenta. A scelta avvenuta, infatti, ho potuto parlare con diversi librai i quali mi hanno spiegato che, per esempio, se il titolo fosse rimasto “Istantanee di una passione” loro avrebbero dovuto collocarlo in un certo scaffale. Mentre con “Effetto Domino” avevano più libertà d’azione. Potevano metterlo nello scaffale dei rosa, della narrativa, perfino dei gialli. E questo è importante: sapere che un titolo o una copertina determinano anche la collocazione in libreria. Ci sono librerie che collocano gli erotici in un angolo, come si faceva una volta con le riviste porno in edicola. Avete presente? In alto, nell’angolo buio, dietro un telo… Invece un titolo intrigante, ma non troppo connotato aiuta a dare visibilità. O almeno ha aiutato il mio.

MARCO CANELLA

I titoli: un argomento di fondamentale importanza, a mio avviso. Credo che un titolo, se riesce a essere efficace, possa addirittura decretare il successo o meno di un romanzo. Questo perché ci sono titoli che rappresentano l’abstract stesso della storia, ovvero quell’elemento originale e singolare che può rapire cuore e mente di tanti lettori. Penso, ad esempio, a titoli come “La solitudine dei numeri primi” o “Il mercante di libri maledetti”; questi, a mio parere, sono titoli che ti invogliano già a comprare il romanzo, pur non avendo tu ancora letto sinossi, prologo o estratto. È forse per questo, da quello che so, che alcune CE, le più grandi direi, hanno persone che si occupano anche di scegliere il titolo più accattivante per un romanzo. Perché è vero che l’autore può e deve proporre il proprio titolo, o anche più di uno, ma la parola finale spetta poi all’editore. 
Per quanto mi riguarda, devo ammettere che non ho mai avuto troppe difficoltà nello sceglierlo, e generalmente non appena ho l’idea di una storia, ho in mente già anche il titolo. Poi se possa far breccia oppure no nella mente dei lettori… questo è un altro discorso cui fatico a rispondere. Se lo scelgo è perché a me piace e mi pare anche abbastanza incisivo, ma non tutti siamo uguali e quello che piace a me può certamente non soddisfare gli altri. 
Aggiungo solo che i titoli degli e-book che ho pubblicato fino a ora, come “Baciati dalla luna” o “Magia alle terme”, sono stati scelti da me, e presumo che alla mia CE siano piaciuti, visto che non mi hanno mai proposto di cambiarli.