Concludiamo questa carrellata di “confessioni” con il duo Laura Costantini-Loredana Falcone, Lia Winchester e Macrina Mirti.

Laura Costantini & Loredana Falcone

Scrivere. Meditavo sulla potenza della scrittura proprio ieri sera, uscendo felice, commossa e anche triste dalla visione di “Animali fantastici e dove trovarli”. Felice per la bellezza di quello che avevo visto. Commossa per la potenza narrativa che c’è dietro. Triste perché ce ne sono tantissime di storie meravigliose che non riescono a raggiungere lettori e spettatori e renderli felici.

Scrivere è una magia. Non tutti ce l’hanno.

Per continuare il parallelo coll’universo magico della Rowling, direi che esistono i maghi della scrittura (più numerosi di quanto si creda), i maghinò (quelli che sono convinti che sì, invece no, e pure più numerosi di quanto ci piaccia sapere) e i babbani (quelli che proprio no, dai).

Una magia meravigliosa che ho cominciato a frequentare quando avevo otto anni. Ho iniziato allora a scrivere fiabe, che illustravo, anche. E non ho mai veramente smesso. A quattordici ho incontrato la mia socia Loredana Falcone e la magia è raddoppiata. Non abbiamo mai avuto la smania della pubblicazione e quando eravamo giovani (più giovani, ehm…) il self – publishing non esisteva. Ci siamo fatte carta e pagine e inchiostro a partire dal 2008. Ed è stata una piccola escalation. Non siamo famose, non pubblichiamo con i vari Mondazzoli. Ma da ormai otto anni non abbiamo alcuna difficoltà a trovare editori che ci accordino la loro fiducia con reciproca soddisfazione.

Lia Winchester

Un po’ tutti da bambini amavamo scrivere e raccontare storie. Era un modo per divertirsi e passare il tempo. Io avevo un quadernetto con tutte le storielle inventate da me (a dire il vero scopiazzando qui e là i cartoni animati che vedevo). Credo di averlo ancora da qualche parte. Ma ho ripreso a scrivere e poi a imparare le regole narrative molto dopo, durante gli ultimi anni del liceo.

Amo scrivere per me stessa, per questo tendo a tenere tutto nel cassetto (e anche perché non sono mai soddisfatta, l’anima da editor mi fa criticare i miei stessi lavori). Però scrivere mi fa stare bene e, anche se poi resta tutto lì, che male c’è? È catartico.

Macrina Mirti

Da ragazzina ero una lettrice accanita. Stavo in un collegio di monache, e non è che avessimo molti altri passatempi. Le mie amiche ed io eravamo un po’ come i personaggi di Zafon. Quelli che vagano nella biblioteca dei libri dimenticati. Leggere era la maggior forma di trasgressione che ci potessimo permettere. Io ero la più accanita. Passavo le notti in bagno, a leggere libri proibiti, e la mattina, andare a scuola era una vera tragedia.

Il primo romanzo l’ho scritto a dodici anni. Era una storia di fantasmi, ma divertente. Ci riempii tre quadernoni. Poi, la monaca di guardia li trovò e li buttò via. Da grande, non ho più avuto il tempo di scrivere. Famiglia, lavoro e voglia di far carriera mi hanno indirizzato per altre strade. Però, ho sempre continuato a leggere.

Ho ricominciato a scrivere una decina d’anni fa. Racconti. Segnalazioni a premi letterari, pubblicazioni su riviste, mi hanno convinto ad andare avanti. E poi, nel 2013, ho trovato un editore serio. Da allora non ho smesso più, anche perché scriviamo in due. Io scrivo rosa e Maria Cristina, l’altra me, scrive noir. Quando scrivo, mi dimentico di quello che ho intorno, dei miei guai e delle mie paturnie.

Sono contenta di avere qualcuno che mi pubblichi, ma non voglio rogne. Nel senso che ho rifiutato contratti che ti legano per dieci anni o roba simile. Forse non diventerò campionessa di vendite e non guadagnerò mai un sacco di soldi, ma non importa. Il mio stipendio è discreto e io sono una persona molto semplice. Quello che ho, mi basta e mi avanza.