Parlare di Vittorio De Sica significa confrontarsi con uno dei più grandi geni del cinema mondiale. I suoi film hanno influenzato generazioni di cineasti. La sua poesia visiva ha incantato e fatto sognare tutte le persone che amano la magia del grande schermo. A distanza di 45 anni, “Il giardino dei Finzi Contini”, l’ultimo film di De Sica che fu premiato con l’Oscar, è stato restaurato per ridare a questo capolavoro crepuscolare e intimista tutta la sua dignità e il suo splendore.

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Il grande cineasta di Sora ha diretto opere indimenticabili come “Ladri di biciclette”, Sciuscià”, “Miracolo a Milano”, “Umbert D.” e “La ciociara” che hanno raccontato con straordinario realismo gli orrori della Seconda Guerra Mondiale, la guerra civile e la Resistenza: tre drammatiche pagine che segnarono profondamente il nostro Paese tra morti, distruzioni e violenze inaudite. Vittorio De Sica e il suo fido sceneggiatore, il grande Cesare Zavattini, hanno rappresentato il vertice poetico del Neorealismo. “I bambini ci guardano” del 1943 può essere considerato il capostipite del Neorealismo, genere cinematografico apprezzato in tutto il mondo grazie anche alle opere di Roberto Rossellini, Luchino Visconti, Pietro Germi e Michelangelo Antonioni.

Il figlio Christian ci teneva moltissimo al restauro de “Il Giardino dei Finzi Contini”. “Un film per cui mio padre  – ha detto il figlio – ha vinto il suo ultimo Oscar, il quarto. Un premio arrivato dopo anni di commedie e i dubbi di molti sulla sua capacità di saper ancora girare un grande film d’autore. E’ stata per lui una rivincita grandiosa e anche una gioia enorme perché ci ha lavorato con mio fratello Manuel, autore delle musiche”.

La versione restaurata della pellicola tratta dal celebre romanzo di Giorgio Bassani è stata presentata all’Auditorium Parco della Musica di Roma nella nuova “veste digitale”, promossa da Antony Morato con Istituto Luce Cinecittà, Fondazione Cinema per Roma e Fondazione Musica per Roma.

Il “restyling”, supervisionato dal direttore originale della fotografia del film, Ennio Guarnieri, : “La proiezione del film , è dedicata a Manuel de Sica (scomparso a dicembre 2014, ndr), che si è a lungo prodigato per conservare la memoria del padre” ha ricordato Roberto Cicutto, presidente e amministratore delegato di Cinecittà Luce.

La nuova versione del film di De Sica, riportato ai colori e alla brillantezza originale, girerà nei principali Festival internazionali. “Non posso che essere felice di un’iniziativa come questa, rara in un Paese che facilmente dimentica. Basti pensare a Anna Magnani, ormai non la ricorda più nessuno” ha sottolineato Christian De Sica, che ha partecipato alla proiezione con la famiglia. Nel film, oltre all’intensità con cui “mio padre tocca un tema come quello delle deportazioni naziste, mi colpisce sempre molto come riuscisse a creare la magia del cinema. Ci sono scene ad esempio in cui ha unito inquadrature girate in location di città diverse, da Ferrara al Giardino Botanico e Villa Ada a Roma, ma nessuno si accorge delle differenze”.

Un capolavoro sul dolore

“Il giardino dei Finzi Contini” è tratto dall’omonimo romanzo di Giorgio Bassani. Nella trama sono magistralmente fuse le storie personali e umane di una famiglia ebrea e le drammatiche vicende dell’Italia entrata in guerra a fianco della Germania nazista.

Nella Ferrara degli anni 1938-43, Giorgio è un amico d’infanzia di Micòl Finzi-Contini, e frequenta insieme ad altri amici ebrei il giardino della villa Finzi-Contini, dove è allestito un campo di tennis, dopo che le prime leggi razziali hanno escluso gli ebrei dai circoli del tennis.

La famiglia ebrea dei Finzi-Contini è alto borghese, mentre Giorgio rappresenta un ebreo piccolo borghese dal cognome anonimo, e questa differenza di classe è un fattore che solo apparentemente non condizionerà l’amicizia e l’amore fra due giovani: il modesto Giorgio e la ricca Micol.

Giorgio è un assiduo frequentatore della villa, in quanto amico di infanzia di Micol, pur avendo frequentato diverse scuole, lui quella pubblica e lei una ricca scuola privata. Entrambi stanno per laurearsi, ma Giorgio si innamora di Micol nella villa di Ferrara quando è troppo tardi, passati alcuni mesi dopo che lei era disposta a concedersi. Egli rimane col rimpianto di non essere stato capace di approfittare di quella occasione quando erano soli dentro una carrozza custodita in una rimessa del giardino.

Quando Giorgio confessa il suo amore, lei è laureata dopo una permanenza di alcuni mesi a Venezia, e lo respinge senza svelargli il vero motivo, che è il fatto di essere attratta da un giovane italiano comunista, Giampiero Malnate, amico comune, col quale segretamente ha stretto una relazione. La crisi di Giorgio, quando si sente tradito in amicizia ed in amore, viene travolta nelle vicende storiche della persecuzione razziale fascista, divenuta pressante con la seconda guerra mondiale.

Tutti i giovani ebrei che frequentano la villa vengono arrestati nel 1943, dopo la morte di Giampiero Malnate, al fronte nella campagna di Russia, e la morte di Alberto Finzi Contini, gracile fratello di Micol, sepolto nella cappella monumentale della famiglia ferrarese.

L’epilogo drammatico della deportazione di Micol e dell’intera famiglia Finzi-Contini, livella definitivamente il destino e le differenze sociali tra la famiglia alto-borghese ed il resto della comunità ebraica ferrarese, accomunandoli tutti nell’orrore della deportazione e della morte in un campo di concentramento. Un film memorabile e indimenticabile.