“Gli farò un’offerta che non potrà rifiutare” (Don Vito Corleone)
Un kolossal epico e realistico
Pochi avrebbero scommesso sul successo di un film lungo e complesso come “Il Padrino”. La Paramount Pictures aveva dubbi sul giovane regista Francis Ford Coppola, dopo il rifiuto di colleghi importanti come Elia Kazan, Sergio Leone, Arthur Penn e Costa Gravas. Ci furono anche problemi per la scelta del protagonista.
Per la parte di Don Vito Corleone i produttori volevano attori come Ernest Borgnine, Orson Welles, Edward G. Robison, Burt Lancaster o George C. Scott.
Infine, la Paramount non voleva rischiare troppo per un film sulla mafia, dopo lo scarso successo de “La fratellanza” di Martin Ritt.
Quando il produttore Robert Evans fu totalmente convinto della fattibilità del progetto di Coppola, quello che poi uscì sugli schermi di tutto il mondo fu un’opera indimenticabile: tradizionale nella narrazione e dal punto di vista estetico, rivoluzionaria per il modo in cui fu rappresentata e descritta la mafia italoamericana tra gli anni ’40 e ’50 e profondamente realistica per le straordinarie performance degli attori coinvolti. “Il Padrino” fu il primo kolossal epico del cinema contemporaneo dai tempi di “Via col vento”.
Il successo al botteghino fu stupefacente, inaspettato e sbalorditivo. Costato appena 6 milioni di dollari, nel primo anno di distribuzione (1972) incassò oltre 135 milioni di dollari in tutto il mondo. Ad oggi la cifra complessiva è arrivata a circa 286 milioni di dollari.
Il film di Francis Coppola è stato anche il capostipite per il singolare “approccio antropologico” nel descrivere con estremo realismo la vita quotidiana dei mafiosi (allo stesso tempo amorevoli e affettuosi in famiglia e feroci assassini per raggiungere i propri scopi). “Il Padrino” rappresenta in maniera “cinematografica” il concetto di familismo amorale, introdotto dal sociologo Edward C. Banfield nel suo libro “Le basi morali di una società arretrata” del 1958. In estrema sintesi la tesi del sociologo era che l’individuo perseguirebbe solo l’interesse della propria famiglia e mai quello della comunità che richiede la cooperazione tra non consanguinei. Per familismo amorale Banfield intendeva affermare che il capofamiglia agiva nel bene solo per il suo clan e non verso gli altri individui della comunità.
Gangster movie e film d’autore
Il produttore Robert Evans dopo aver superato le diffidenze della Paramount verso il giovane e poco conosciuto Francis Ford Coppola, dovette affrontare il “muro” eretto dalla compagnia di produzione contro Marlon Brando. Secondo il regista italoamericano il protagonista di “Fronte del porto” era perfetto per la parte di Don Vito Corleone. Per i produttori l’attore era ormai in declino e non garantiva il successo del film. La Paramount non vedeva bene neanche i poco conosciuti James Caan e Robert Duvall e i quasi debuttanti Al Pacino e John Cazale.
Tutti i dubbi furono sciolti quando un irriconoscibile Marlon Brando fece un provino che convinse ampiamente i recalcitranti produttori. Il cast fu completato da Diane Keaton, Richard Castellano, Sterling Hayden, Richard Conte, Al Lettieri, Corrado Gaipa e Talia Shire. Le riprese furono effettuate tra il 29 marzo e il 6 agosto del 1971 in gran parte a New York. Le scene ambientate in Sicilia si svolsero in provincia di Catania e Messina.
Durante le lavorazioni nacque un eccellente rapporto tra Marlon Brando e i giovani Al Pacino e James Caan e in generale Francis Coppola riuscì nel miracolo di trasmettere il suo entusiasmo per il film a tutto il cast che contribuì in maniera determinante allo straordinario realismo della pellicola.
Anche il cast tecnico fu scelto da Coppola con grande cura. La fotografia fu affidata all’esperto Gordon Willis, il montaggio a William Reynolds e Peter Zinner, le scenografie all’amico Dean Tavoularis, le musiche (straordinarie e indimenticabili) furono scritte dal grande compositore Nino Rota. Il soggetto del film viene direttamente dall’opera omonima dello scrittore Mario Puzo che collaborò anche alla stesura della sceneggiatura insieme a Francis Ford Coppola.
Dopo un’acclamata anteprima a New York del 15 marzo 1972, “Il Padrino” fu distribuito ufficialmente negli Usa il 22 marzo e in tutto il mondo tra il mese di giugno e il novembre dello stesso anno. Il successo del film fu immediato, travolgente e assolutamente inaspettato.
La saga della famiglia Corleone
“Il Padrino” di Coppola inaugurò i sequel che ebbero molto successo nella storia del cinema, si pensi a quelli di Guerre stellari, Rocky, Rambo e Il signore degli anelli.
La complessa trama di questo kolossal lungo quasi tre ore inizia subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale e si svolge principalmente a New York. I Corleone sono una potente e temuta famiglia mafiosa della metropoli che gestisce il racket della prostituzione e del gioco d’azzardo. È un clan dominato dalla figura carismatica dell’anziano Don Vito Corleone (Marlon Brando) che ha una visione antica e ‘romantica’ della criminalità organizzata.
Dopo la guerra i tempi cambiarono e nuove forme di ricchezza illegale si fecero strada nel mondo della mafia. Il nuovo business si chiamava droga. Le altre famiglie di New York cercarono di convincere Corleone a mettersi in affari con gli stupefacenti perché i guadagni erano infinitamente maggiori rispetto alla prostituzione e al gioco d’azzardo. Don Vito Corleone era un uomo di altri tempi e rifiutò il nuovo business. Iniziò una terribile guerra di mafia senza esclusione di colpi con sequestri, agguati, brutali omicidi e faticose trattative per riportare la pace.
Nel corso della sanguinosa guerra tra le principali famiglie criminali di NewYork emerse pian piano nel Clan Corleone la figura del figlio più giovane ed estraneo alle regole mafiose: Michael Corleone, interpretato da un giovane Al Pacino.
Quando il vecchio Don Corleone, gravemente ferito in un agguato non fu in grado di gestire gli affari della famiglia, il giovane Michael prese le redini del clan con una gestione inaspettatamente spietata, crudele e brutale.
Il film si chiude con Michael Corleone assoluto trionfatore della sanguinosa guerra tra le famiglie mafiose di New York: si è vendicato ampiamente di tutti i nemici facendoli uccidere inesorabilmente senza la minima pietà. La scena finale è profondamente significativa ed emblematica. La moglie di Michael (interpretata da Diane Keaton) capisce che suo marito è diventato il nuovo capo della famiglia Corleone. Nulla sarà più come prima.
Molto interessante, anche se forse sacrifica troppo la figura di Santino e accelera la trasformazione di Michael. Ineccepibile il riferimento al familiare amorale.