Devo dire che Lavinia emana lo stesso fascino che si percepisce attraverso le sue parole e i suoi personaggi, a differenza di quei VIP che, una volta intervistati, si sbriciolano di fronte alla realtà deludendoti con la loro vera natura.
Incontrarla in quella stessa Venezia narrata nei suoi libri, vestita come ad un appuntamento galante, regala un piacevole diversivo agli occhi di chi la intervista, che rimane pur sempre un uomo di carne e sangue.
Lavinia è una donna spiritosa, intelligente e consapevole del suo fascino, che può creare in noi maschietti una sorta d’ansia da prestazione; fortunatamente conoscevo a menadito “Segreti Riflessi” mentre segmentavo l’autrice per capire se avesse partecipato o meno alle foto che strizzano l’occhio al lettore tra le pagine.
Mi mise a mio agio, o quantomeno credette di farlo, offrendomi una sigaretta mentre m’accomodavo.
Sicuramente era a proprio agio lei, condividendo con me la convivialità del gesto di una sigaretta fumata in compagnia.
Gli occhiali da sole, ampi e firmati, e la scelta di un aperitivo al riparo di una veranda, mi fecero pensare che probabilmente anche la Lavinia reale, come quella del libro, è una creatura amante della luce fievole degli appuntamenti dal crepuscolo in poi, fatto che rendeva ancora più esclusivo il nostro tête-à-tête pomeridiano.
Lavinia, sono giunto a lei tramite Anna Castelli, un’autrice innamorata di Venezia che ha curato la sua prefazione; com’è iniziata la vostra collaborazione?
Innanzitutto se non le dispiace preferirei che mi desse del “tu” e prometto di fare altrettanto.
Non mi piace fumare in compagnia di qualcuno che mi dà del “lei”, figurarsi disonorare in questo modo il piacere di uno spritz!
Con Anna Castelli collaboro per semplice amicizia, come penso nascano le migliori collaborazioni: siamo entrambe innamorate di Venezia e io, avendo la fortuna di appartenere a un’antica famiglia della Serenissima, ho potuto fornirle alcune delle fonti primarie per le sue ricerche.
Non voglio svelare la trama esoterica o “eros-terica” del romanzo, però alcuni personaggi m’affascinano più di altri per la loro dimensione sicuramente fisica e palpabile. Immagino abbiano quindi un loro corrispondente nella Venezia “reale”… chi è Filippi? Quanto ha influenzato il romanzo?
Franco Filippi è un editore veneziano, proprietario dell’omonima libreria, ricercatore archeologico per suo piacere personale. Ho avuto la fortuna di ascoltare le sue considerazioni su alcuni quadri esoterici del Giorgione e del Tintoretto nella sua libreria, tra un caffè e una sigaretta.
Cos’era la Serenissima e soprattutto cosa significa oggi, nell’età dei social e dei tablet, appartenere a una famiglia legata alla Venezia più antica?
C’è stato un tempo in cui appartenere al patriziato veneziano significava avere dei terribili obblighi nei confronti della Serenissima: andar per mare per i figli cadetti, matrimoni combinati o convento per le donne. Cose così. Al giorno d’oggi significa guardare con tristezza la decadenza di un patrimonio storico millenario di cui nessuno ha più interesse a prendersi cura.
Almeno per me significa questo.
(Ovviamente voi leggete questa intervista che avrei voluto filmare, ma non mi è stato permesso.
Vorrei trasmettervi l’ironia e la complicità che si formano nei miei sorrisi e in quelli di Lavinia mentre ci scopriamo a seguire con lo sguardo il sedere ben tornito della medesima studentessa, la quale accenna ad una piccola corsa sui tacchi per poi rallentare in questo esclusivo défilé.)
Lavinia, la tua protagonista, dichiaratamente autobiografica, non è bisessuale o pansessuale, è chiaramente omosessuale, tuttavia il maschile assume sempre un importante ruolo narrativo in ciò che scrivi. Qual è il tuo rapporto col maschio, e qual è quello della Lavinia “letteraria”?
Dichiaratamente autobiografica?! [Ride] Temo che tu confonda i tuoi desideri personali con il testo del mio racconto! Inoltre anche in questa sede preferisco non narrare al pubblico le mie personali vicende… e trovo estremamente fuori luogo parlare di altri uomini a un uomo, soprattutto quando si tratta di un uomo intrigante come te. Tornando alla Lavinia letteraria, il mio intento era quello di creare lo stereotipo della “lesbica incazzata” con l’intero genere maschile. Devo confessarti che mi sono divertita a esagerarne i tratti: se il mondo fosse pieno di gente che litiga vedendo solo nero o bianco, saremmo al collasso culturale… oppure lo siamo già?
Sai, io non frequento il mondo, non mi piace… non mi ci trovo. Preferisco i libri: non ti tradiscono mai.
Non è certo corretto definire questa storia una fiaba illustrata, men che meno un fotoromanzo… eppure la scelta delle immagini è evocativa. Mi racconti qualcosa del progetto fotografico del libro?
Sono una persona vulcanica, nella vita come nelle mie creazioni.
Una volta un uomo mi disse: “Io non ho mai colorato entro i bordi del disegno, è già tanto che non supero la cornice!”. Adesso che ci penso, ti somigliava fisicamente… ma tornando al discorso, considera che io sia così: non riesco ad accontentarmi di un solo genere artistico alla volta. In questo caso ho voluto anch’io integrare la scrittura con l’immagine. Tuttavia, in accordo con il fotografo Zadal, è stato scelto di creare un set con particolari delle figure umane, in modo da lasciare al lettore ampia libertà di immaginare ciò che la fiaba richiama alla sua mente. Solo in un caso abbiamo deciso di mostrare per intero i personaggi: mi piaceva l’idea di una foto diversa da tutte le altre.
(Mentre la conversazione proseguiva, mi sentivo piacevolmente sezionato da microscopici laser mentre Lavinia analizzava il mio cervello per scoprire quanto avessi tenuto a mente le immagini e quanto v’avessi fantasticato sopra; essendo questo un appuntamento pomeridiano e non un racconto romance, posso solo dirvi che l’imbarazzo superava qualsiasi altra sfumatura emotiva.)
So che gli scrittori sono molto restii a parlare dei progetti in corso, ma ho sentito che tornerai a occuparti di fenomeni paranormali nel tuo prossimo lavoro. Da dove nascono i riferimenti alla scrittura dell’orrore dei primi del Novecento o a quella investigativa del secolo precedente? Posso immaginare che persino il personaggio di Dioniso sia quello amato da Polidori?
Posso solo sorridere di questa fuga di notizie sul mio prossimo libro, perché credo molto nel “più se ne parla, meglio è”.
Per quanto mi possa lusingare l’accostamento a Polidori, il mio Dioniso in “Segreti riflessi” ha un’altra derivazione, quella di una tradizione talmente antica da risultare irrimediabilmente perduta, quella di un tempo in cui alcune fanciulle avevano il coraggio di seguire la divinità abbandonando tutto ciò che inquadra le persone come normali per raggiungere dimensioni di estatica beatitudine e di immensa libertà femminile. Il nuovo libro invece sarà una sorta di sorpresa horror, vedremo chi riuscirà a cogliere le ispirazioni.
Femmina amante di femmine, single, scrivi romanzi erotici… per altro vanti nelle tue parentele più antiche gente arsa per stregoneria e tacciata dei peggiori malefici… e tra l’altro so che adori i gatti, come questo fortunato micio scampato alla cucina vicentina ch’è venuto a distrarti per un’interminabile carezza. Aggiungiamo un tassello a questa Lavinia multiforme: cosa ne pensi dell’argomento religione?
[Scoppiando a ridere] Ma sembro davvero così, vista da fuori? Me ne compiaccio, mi piace questa mia immagine schizofrenica! “Femmina amante di femmine” mi pare riduttivo: come potrei ignorare un culo come quello di poco fa, per esempio? [Ricomponendosi] Tornando alla domanda, le regole del galateo che vigevano nella mia famiglia recitavano che la religione è come la politica: è maleducazione parlarne a tavola. In questo locale storico, nella città più bella del mondo oltretutto, ti sembra proprio il caso di parlarne? Ordinami uno spritz piuttosto…
D’accordo, ma prima concedimi un’altra domanda: ti vedo scribacchiare da quando ci siamo accomodati, ma non sono semplici scarabocchi… riconosco una comune passione per l’ambigrafia, il monogramma, l’ideogramma… tutti riferimenti che riesci a rendere ben evidenti in un racconto breve. Credi esista ancora una magia del significante? Ci sono ancora testi “magici”? Esiste la “magia”?
La risposta è “sì” tutte e tre le volte.
Se tu mi avessi posto sette domande, avrei dovuto risponderti in maniera approfondita, e sarebbe comunque stato un approfondimento di reciproco sapere… mi sbaglio?
Uhm, no, ma sono discorsi che dovremmo approfondire in altra sede…
[Sorride]. Ci vorrà un po’ più di questo per convincermi. Intanto posso avere il mio spritz?
Sicuro. [Chiama il cameriere] Toglimi una curiosità: una volta hai detto di disinteressarti personalmente al marketing lasciando ad altri l’onere d’occuparsene. Dunque è un’idea del tuo staff la copertina de “Le favole di zia Lavinia”, oppure avevi voglia di scatenare i voyeur?
Ah, quello è uno dei pochi casi in cui ho preso le redini della decisione, perché avevo tra le mani quello che ho definito “lo scatto perfetto” di un abile fotografo.
Per quanto riguarda i voyeur, in realtà c’è stato un tempo abbastanza lungo in cui ho negato che quella della copertina fossi io; mi seccava il fatto che il giudizio sulla mia scrittura si fermasse all’immagine, come può capitare… insomma, se mi prendo la briga di scovare in una cassaforte svizzera un capitolo mancante della “Histoire de ma vie” del mio adorato Giacomino (Casanova – NdA), vorrei che non ci fermasse allo stacco di gamba dell’autrice! [ride]
[Ridendo] Un rischio che si corre volentieri, invece, incontrandoti dal vivo…
[Porge una sigaretta] Bevi queo che ti vol![1]
Infatti ho già ordinato…
[Ride più forte] Ma no, questo è un modo di dire veneziano che si usa quando si riceve un complimento immeritato!
Allora mi stai prendendo in giro? Soprattutto sull’immeritato…
[Si accende la sigaretta e porge l’accendino fissandolo intensamente] Sì, indubbiamente sei uguale a quello che disegnava fuori dai bordi… milanese, vero?
Si vede tanto, eh? Temo però di dover rimandare questo tipo di… approfondimenti… a più tardi…
Se vojo[2]… sei così sfacciato da credere che io abbia ancora tempo da dedicarti?
Con le giuste argomentazioni, perché no?
(Lavinia sorride e guarda lontano… e io voglio scommettere su me stesso, da buon milanello)
Una domanda modaiola per salutare i lettori: Papa Legba, Baron Samedi e ora anche Dioniso, perché credi vada tanto di moda il cilindro tra gli dei?
Perché come copricapo non è per tutti: ingombrante, vagamente fallico, avveniristico in alcune epoche, totalmente vintage in altre. Egocentrico come chi lo indossa, instilla nel proprietario la sua anima e ne assimila quella di chi se lo pone in capo.
Non lo trovi anche tu divino in senso assoluto, non trovi?
Voglio lasciare alla fantasia del pubblico immaginare se Lavinia abbia accettato di approfondire o meno alcuni argomenti con me: Venezia su queste cose è sempre stata molto discreta e io non posso che adeguarmi ai costumi locali.
[1] Bevi quello che vuoi! (trad.)
[2] Se voglio (trad.)
OoO
Chi è Kalu?
Acquario, classe 1978. Drammaturgo praticante, bardo di razza, scrittore multiforme, organizzatore artistico di eventi e amante del gossip come tutti i milanesi purosangue (pardon: milanelli) ha sempre la tendenza a tenere un profilo alto quando trova un argomento interessante, anche quando per “argomento” si intende una donna.
Chi è Lavinia de Merteuil?
Nata il 2 aprile 1725, nella sua lunga vita ha visto tante cose. È in prestito a questo mondo perché non gli appartiene, come non può appartenere a nessuno: appare e scompare da svariati romanzi come una che ha appena girato l’angolo e la cui immagine si colga solamente con la coda dell’occhio.
Fotografie di Steam Butterfly
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