Titolo: Hidden in the Dark.
Autore: Stefania Auci.
Genere: Urban Fantasy.
Pagine: 66.
Editore: Zerounoundici (Collana Rosso Cuore). Anno 2010.
Attualmente non disponibile.
Tre racconti. Tre slice of life, tre storie che si svolgono in epoche differenti. Due protagonisti. Due vampiri: Samuel, angelico e distaccato, incapace di provare pietà fino a che un misero essere umano non entra nella sua vita, stravolgendola. Oliver, un assassino gelido senza rimorso, incapace di amare ma che protegge la sua compagna come un lupo. Personaggi non annacquati, anche se le loro vite si intersecano con quelle degli umani, finendo per esserne parte. Oscuri e intensi, privi di rimorso, amorali. Approfonditi psicologicamente, con uno stile forte, graffiante, queste storie sono brevi ma intense, difficili da dimenticare. Per tutti, uno scenario: Edimburgo, città di una bellezza struggente e terribile, elegante, fatta di ombre, che cela oscuri segreti.
Premessa. I vampiri mi sono indifferenti. La mia è un’indifferenza neutral-cortese con svisate verso il fastidio quando mi propinano vampiretti ye-ye, effemminati, belli a strafottere, oh-così-maledetti-e-condannati-a-vivere-per-sempre-giovani-e-fighi-che-disdetta. Se poi sono glitterati, come un certo Edduccio, vado a recuperare la doppietta del nonno, che io di succhiasangue dandy metrosexual efebo-immortali ne ho le balle piene.
Per me il vampiro NON È UMANO. Punto e basta. Prova a viverci tu per sempre, mentre passano le epoche e tutti ti muoiono davanti, facendo dell’omicidio il tuo sostentamento, e poi dell’abbrutimento e della disumanizzazione che ne segue ne riparliamo. Dubito che l’integrazione sociale con gli umani conservi nei secoli quel suo fascino discreto. Probabilmente attorno al terzo, quarto secolo comincia a non sbattertene più di tanto.
Detto questo: Hidden in the dark. Parla di vampiri. Io e i vampiri. Nitro e Glicerina. Eppure. Tre raccontini. Potrebbe venire giù il mondo. Eppure. Incontro Samuel e Oliver e penso: diamante e acciaio. Schegge taglienti di brillante e ossidiana nera, lama cesellata nell’argento, coltello da caccia temprato nei secoli. Senza cuore. L’essenza di non morire mai è questa: non hai più nulla di umano. Per cui nel primo racconto mi esalto. I vampiri come li immagino io sono questi: giocano con la vita dei mortali come la mia gatta quando cattura una falena. Lei si diverte, la falena impazzisce dal dolore e dal terrore. Questo sono i Vampiri e questo sono gli Umani.
Samuel mi sta automaticamente sulle scatole, Oliver lo adoro. Oliver è il Vampiro vero. Sembra più adulto, eppure è figlio. La sua durezza rispetto a Samuel è data dalla relativa gioventù. Vederli giocare crudelmente con la Signora in Viola mi ha dato un gran gusto: io adoro la malvagità. Adoro vedere infliggere dolore. Ormai mi conoscete.
Poi abbandoniamo l’epoca vittoriana e scivoliamo negli anni 70. Repentino cambio di registro. L’odioso Samuel prova qualcosa per qualcuno? Questa è una sorpresa, decisamente. Mi dico “no, ecco il vampiro dandy innamorato dell’umana”. Ma in fondo, benché già visto, niente di adolescenzial-bimbaminkia. Anzi. Un amore adulto, maturo. Un passo enorme da parte sia della Creatura della Notte che dell’Umana. A cosa hanno dovuto rinunciare entrambe e cosa hanno guadagnato si intuisce appena. Avrei gradito un maggiore approfondimento. D’altronde metter su famiglia con un killer di trecento anni più vecchio di te avrà sollevato qualche interrogativo, avrà scatenato qualche angoscia ancestrale. Mi piace l’idea di questo amore comunque scevro di banalità sciocchine. L’ho apprezzato molto.
Infine Oliver nel 2006. Per Oliver io provo qualcosa… Mi affascina. Mi strega. Oliver è Oliver. Crolla di fronte all’amore poco a poco. Resiste. La bella e la bestia. Ma chi è la Bella? Emily è forse la figlia di Samuel del secondo racconto? Che meraviglia! Cullo quest’idea nel mio cuore. E poi? Finito? No!
Giudizio di un’allergica ai vampiri: Pro sono i Vampiri disumani e amorali del primo racconto. Contro è la brevità del tutto. Appena ci prendi gusto è finita. Uffa.
Piccola nota che non riguarda Stefania: l’editing è un po’ carente. Gli errori di battitura disturbano la lettura. Ma so che non dipende da te, mia cara. Chiudo con la speranza di leggere un giorno un bel romanzo corposo sul mio Oliver. Alla prossima.
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