Titolo: Il ragazzo che veniva dal freddo (The Boy Who Came In From the Cold).
Autore: B. G. Thomas.
Traduzione: Ugo Telese.
Genere: romance M/M.
Editore: Dreamspinner Press (23 febbraio 2016).
Prezzo: euro 6,13 (eBook).
La valutazione di Macrina Mirti: * *
Todd Burton ne ha abbastanza del paesino di Buckman. Il patrigno manesco lo chiama frocio. Il suo amico Austin gli fa capire che potrebbe essere gay, ma Todd non vuole ammettere che il patrigno potrebbe avere ragione. E poi lui sogna di diventare uno chef. Tre buoni motivi per lasciare il paese natale e dirigersi verso ‘pascoli più verdi’. Quando però Todd raggiunge la grande città, la fortuna lo abbandona. Ben presto non riesce più a pagare l’affitto e viene sfrattato. Nel bel mezzo di una tempesta di neve.
Gabe Richards è un ricco uomo d’affari che è stato ferito abbastanza volte nel passato da fargli temere che non riuscirà più ad avvicinarsi di nuovo a qualcuno. Quando però vede fuori dal suo palazzo Todd, che si sta congelando, prova pietà per lui e gli offre un riparo dal freddo.
Con loro reciproca sorpresa, Todd e Gabe si scoprono attratti l’uno all’altro. ‘Una notte’ diventa una settimana. Forse il ragazzo che viene dal freddo scioglierà il ghiaccio attorno al cuore di Gabe. E forse essere sfrattato si rivelerà per Todd un colpo di fortuna.
Il titolo pareva interessante, l’incipit non era male, eppure, la lettura de IL RAGAZZO CHE VENIVA DAL FREDDO si è rivelata deludente. Tanto miele, zucchero e melassa non sono riusciti a far decollare un romanzo che non mi è piaciuto per diversi motivi che ora passo a elencare.
1) La storia è sottile come un foglio di carta. Forse per un racconto avrebbe potuto funzionare. Scriverci su un romanzo di oltre duecento pagine lo rende di una noia mortale.
2) Siccome in duecentoquindici pagine accade poco o nulla, i personaggi, che sono in due per l’80% del romanzo, sono caricati di un peso eccessivo. I dialoghi tra i protagonisti e i monologhi interiori in corsivo costellano gran parte della storia, fino allo sfinimento del lettore.
3) Mi sembra una versione molto edulcorata di Cenerentola, in cui il Cenerentolo Todd trova non una ma ben tre fate turchine una delle quali, alla fine, si trasforma in principe.
4) La lentezza con cui si svolge la storia è esasperata, oltre che dai monologhi interiori, che in genere ripetono sempre gli stessi pensieri, anche dal voler prolungare quasi all’infinito alcuni momenti, come il pranzo al ristorante e quello in casa di Gabe. A volte, il tempo della narrazione prevale su quello della storia e questo mi sembra più adatto a una pièce teatrale che a un romanzo.
5) Alcuni avvenimenti non hanno senso e sembrano giustificati solo dalla voglia dell’autore di rendere il romanzo un concentrato di buonismo. Ma di questo, parleremo poi. Non voglio fare spoiler.
6) La lettura si è rivelata difficoltosa perché, alcune volte, i periodi non erano chiari. Colpa di una traduzione che ha lasciato un po’ a desiderare.
Ma ora, passiamo all’analisi della storia.
ATTENZIONE. DA QUI IN AVANTI SI FA SPOILER
Il bel Todd, scacciato dalla propria abitazione da un padrone di casa senza cuore, cerca riparo nell’androne di un palazzo nel quale vive l’aitante e fascinoso Gabe. Gabe, che è gay, è subito attratto dal ragazzo e decide di aiutarlo, offrendogli riparo nella propria ricchissima dimora. Todd accetta, anche se mette bene in chiaro di non essere “frocio”. In realtà, pur non avendone consapevolezza, anche lui è gay. Infatti, a mano a mano che procediamo nel racconto, è lui stesso a informarci che trovava il corpo femminile disgustoso, che adorava le foto di biancheria intima maschile, soprattutto quelle delle mutande a rete che lasciavano intravedere il pene dei modelli, e l’unico vero piacere fisico lo aveva provato quando il suo amico Austin gli aveva fatto un pompino. Peccato che il giorno dopo Austin e Joan, la sua ragazza, erano finiti a letto insieme e lui li aveva scoperti. Da qui la decisione di abbandonare il paese natale, dove viveva con una madre e un patrigno che non lo amavano, e di venire a Kansas City con l’intenzione di prendere lezioni di cucina da una chef famosa (i programmi TV insegnano).
Gabe è tormentato. Ḕ sessualmente attratto dal ragazzo, ma non vuole forzare la sua convinzione di essere etero. Ḕ reduce da una convivenza finita male un paio di anni prima. Lui e Daniel, il suo compagno di allora, si erano entrambi innamorati di Chaz, un minorenne che avevano accolto nella loro abitazione. Il giorno in cui il ragazzo compiva diciotto anni, Gabe era uscito in anticipo dal lavoro per coronare il suo sogno d’amore (scoparsi Chaz) ma, sorpresa delle sorprese, aveva trovato l’oggetto del suo desiderio a letto con Daniel. Da allora, Gabe è divorato dal dolore e dal rimorso, perché, poco dopo il tradimento, aveva incontrato Chaz che si prostituiva e che gli aveva rivelato di essere sieropositivo.
Dopo qualche giorno di convivenza, Todd accetta la propria omosessualità e l’amore per Gabe, che decide di fargli una sorpresa invitando a cena Peter, la seconda fata turchina della storia. Peter porta con sé Izar Goja, la famosa chef dalla quale Todd avrebbe voluto prendere lezioni di cucina. Inutile dire che la donna trova fantastica la cena preparata dal giovane e lo invita (ci credereste mai) a lavorare nel suo ristorante. Meglio che vincere Master Chef, insomma.
Ma ecco che Todd decide di ripagare Gabe per l’aiuto che gli ha dato. Guarda caso, in una città che nella sua area più ristretta (non parliamo di quella metropolitana) vanta oltre mezzo milione di abitanti, sa chi è Chaz. Va dal ragazzo, lo affronta e lo convince a sottoporsi a un test per l’AIDS il cui risultato è negativo. Informa subito il buon Gabe dell’esito dell’esame. L’uomo, così, smette di essere tormentato dai rimorsi e ritrova la propria tranquillità.
Le belle sorprese, però, non sono ancora finite. Tracy (fata turchina numero tre), amica e collega di Gabe, è andata nel paese natale di Todd a indagare. Ecco, quindi, che la madre e il patrigno del ragazzo si presentano a casa di Gabe, come Enrico IV a Canossa, con il capo cosparso di cenere. Il padre naturale di Todd, morendo, ha lasciato il ragazzo erede di ogni suo bene, casa compresa. La madre e il patrigno sono costretti a umiliarsi chiedendogli di poter rimanere nella dimora dove hanno sempre vissuto.
QUI LO SPOILER Ḕ FINITO
Insomma: tutto è bene quel che finisce bene, ma forse qui si è esagerato. Ḕ una favola in piena regola, ancora più mielosa delle favole stesse, condita dai pensieri tormentosi dei due protagonisti sulla loro sessualità.
L’altro aspetto che non mi è piaciuto è quello della lingua. Un paio di piccoli estratti per esemplificare il tutto.
A pag. 182: “Presto ci ritrovammo a danzare l’uno accanto all’altro senza parole, con le dita che toccavano le spezie e tagliavano le verdure, e ci davamo da mangiare dei bocconi a vicenda.”
Che cosa? Ci davamo da mangiare dei bocconi a vicenda? Questa non l’avevo mai letta prima.
“D’altronde, avevano trascorso la serata insieme a Peter Wagner, che Todd aveva appena scoperto essere, non solo benestante, non solo estremamente facoltoso, ma davvero uno degli uomini più ricchi del paese. Gabe pensava che fosse tra i primi cento. Quello che era davvero bello era ciò che Peter aveva fatto da solo. Era nato negli agi, sì, ma erano state le sue idee, il suo senso per gli affari e gli investimenti che lo avevano catapultato nella sua ricchezza attuale.”
Insomma, quante parole sono necessarie per dire che Peter era molto ricco e si era fatto da solo?
Potrei continuare fino allo sfinimento, ma preferisco fermarmi qui. Forse con un editing migliore, anche questa storia, per quanto scontata, sarebbe stata più digeribile.
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