Grazia Verasani vive a Bologna. Con protagonista l’investigatrice privata Giorgia Cantini sono usciti diversi noir tra cui “Quo vadis baby” (Feltrinelli), da cui il regista premio Oscar Gabriele Salvatores ha girato l’omonimo film nel 2005 e prodotto la serie tv Sky diretta da Guido Chiesa. Di recente ha tenuto varie conferenze all’Università di Tempe e Phoenix (Arizona) sul noir europeo.
È scrittrice, autrice teatrale e cantautrice.
La sua opera teatrale “From Medea-Maternity Blues” (Sironi, 2004) è diventata un film presentato alla Mostra del cinema di Venezia 2012 e vincitore di numerosi premi. Viene tradotta in Francia, Germania e Russia.
Io mi sono divertito.
Con queste poche parole posso riassumere la presentazione di sabato scorso alla Mondadori Megastore di Via D’Azeglio, qui a Bologna. C’era una certa Grazia Verasani, non so se mi spiego, ed era pure in gran forma. Al suo fianco, ho conosciuto un bravissimo Alberto Sebastiani, in qualità di relatore (mi avevano detto che era in gamba, ma non l’avevo mai visto) e l’attrice Licia Navarrini, grande esperienza di teatro, ma al debutto come lettrice in una presentazione letteraria.
Tre personaggi che più diversi non si poteva, un amalgama che il pubblico ha gradito fin dalle prime battute.
C’era un clima disteso, sabato, tra amici. Saluti e baci avevano la precedenza sulla presentazione, ma, credetemi, non hanno tolto nulla né al trio, né alla storia che si intendeva presentare, vale a dire la nuova indagine di Giorgia Cantini. E i temi non erano certo facili, no davvero: si parlava del mondo degli adolescenti (nel quale la protagonista si muove per la sua indagine sul suicidio di un ragazzino) e delle loro difficoltà, ma – perché no – anche delle nostre quando si tratta di comprendere quell’universo.
Sarebbe stato facile buttarla solo sul ridere, data l’atmosfera quasi goliardica che regnava e la verve di Grazia e Alberto; ma sono dei professionisti, di quelli tosti, e si è visto. Pertanto, nonostante qualche battuta a stemperare la gravità dell’argomento, si può dire che l’autrice abbia affrontato con la profondità che la distingue il tema giovanile e quello specifico del suo libro (Senza ragione apparente). Infatti, se il plot della storia è basato sul suicidio di un adolescente, come parlarne seriamente senza cadere nello scontato, nella retorica e nella pesantezza? Appunto, bravi davvero. E se lei e Sebastiani hanno esaurito tutte le mie curiosità senza che abbia dovuto fare ulteriori domande (che d’altronde non c’è stato tempo di porre), Licia Navarrini ha raccolto i meritati e sentiti applausi del pubblico per l’intensità delle sue letture.
Nota di cronaca: è stata credo la più breve presentazione cui abbia mai assistito. Quarantacinque minuti suppergiù, forse meno. Firma copie finale, con saluti e foto ricordo, tranne, ahimé, per il sottoscritto che non ha osato per pudore, ma l’avrei tenuta volentieri nel mio album di ricordi. E a casa, la sera, Senza ragione apparente che, leggendolo, capisci perché sta vendendo così bene e perché è finalista (notizia fresca fresca) del Premio Scerbanenco.
Saremo di nuovo in libreria venerdì 4 dicembre, questa volta con Elisabetta Cametti e il suo nuovo thriller.
OoO
L’intervista di QuiBologna TV
http://www.quibologna.tv/tempo-libero-video/4657-tra-le-dita-la-ragione-di-grazia.html
OoO
Autunno. Sullo sfondo di una Bologna umida e grigia, Giorgia Cantini lavora al suo nuovo caso. Emilio, studente diciassettenne in un liceo della città, si è suicidato senza ragione apparente, lasciando solo un laconico messaggio: “Sono stanco”. A otto mesi dal fatto, la madre di Emilio è decisa a trovare i responsabili morali. Giorgia si immerge così in un universo adolescenziale di serate passate ad ascoltare musica hip hop, fumare canne e chattare, con i primi amori che nascono e l’ansia del futuro. Ed è una stagione decisamente malinconica quella in cui Giorgia si dibatte, perché ci sarà un secondo suicidio sospetto e l’incubo di una notte in cui forse è accaduto qualcosa di irreparabile. Senza contare la confusione degli adulti, il crollo delle facciate dietro cui si nascondevano, la finzione in cui sono calati e di cui i figli sono le vittime predestinate. In uno scenario di precarietà di valori e sentimenti, e in una Bologna specchio di un paese sempre più in crisi, si muove Giorgia. Vicino a lei, la sua surreale assistente Genzianella e il capo della Omicidi Luca Bruni, con il quale convive da pochi mesi, anche se il loro rapporto è ancora un’incognita. E Mattia, il figlio sedicenne di Bruni, che aiuterà Giorgia a capire qualcosa in più di una generazione costretta a muoversi in un mondo sempre più ambiguo, dove le apparenze non sono più salvabili e il senso delle cose è sempre più indecifrabile.
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