Se vi dicessi che conosco una ‘Golden Woman’, cosa pensereste di me?
Forse che ‘semmai è Wonder Woman, non Golden Woman’ e comunque mi chiedereste se ho bevuto. Niente affatto, la Golden Woman 2016 esiste e si tratta di Dianora Tinti, giornalista toscana, scrittrice e giurata di premi letterari di alto livello. Il riconoscimento è riservato ogni anno a donne di chiara eccellenza nei vari contesti culturali, artistici, politici, sociali e scientifici nazionali. Potevo non approfittare dell’occasione, per cercare di capire qualcosa in più sul ruolo della donna nella cultura di oggi?
Dianora, tema controverso questo, no? C’è difatti chi ancora sta sulle barricate, sostenendo che la donna in Italia è discriminata nella Cultura, e cita le classifiche di vendita portandole a esempio. Chi invece nega con forza e celebra una situazione di indipendenza. E chi non sa decidersi tra il postare scarpette rosse su Facebook e il servirsi furbescamente dell’appeal femminile -come da luogo comune- per farsi strada nel lavoro e via dicendo. Tu invece cosa vedi davvero?
Prima di tutto grazie per aver pensato a me e a questa intervista. Nulla va dato per scontato. Detto ciò passo alla risposta. Io, per lavoro (in una Pubblica Amministrazione in via di estinzione: la Provincia) mi occupo, oltre che di cultura, anche di Pari Opportunità e quindi posso dire che, fermo restando che ci sono molte altre popolazioni dove la donna è veramente discriminata per non dire peggio, il problema della parità uomo/donna anche da noi non è del tutto superato. Fra l’altro non è nemmeno di semplice soluzione perché, se da un lato ci sono situazioni in cui le donne hanno le stesse opportunità e lo stesso trattamento economico degli uomini, ve ne sono invece altre, come per esempio per i livelli manageriali e dirigenziali delle grandi aziende, dove ancora esiste un grosso divario.
Personalmente non ho mai avuto problemi di questo tipo e ho sempre vissuto il mio essere donna con orgoglio, non rinunciando mai ad esprimere la mia femminilità, ma senza farne una testa d’ariete.
C’è anche da dire comunque che molte volte il trinomio donna-giovane-bella si rivela pericoloso negli ambienti più maschili, perché si rischia di non essere prese sul serio.
Concludo, perché qui il discorso ci porterebbe in una “selva oscura”, dicendo che in momenti economici come questi quando la competitività è molto spinta e le aziende devono dare il massimo, sarebbe un grosso errore scartare risorse valide solo perché di sesso femminile, anche e soprattutto nel campo dell’editoria che, come tutti sappiamo, si regge molto anche sul fatto che le donne leggono di più.
Domanda da un milione di dollari (e da rischio – mio – della vita: siamo letti da molte donne qui, sappilo). Perché quasi nessuna donna punta, che so, a essere l’erede della narrativa sociale di Dacia Maraini, mentre la gran parte si cimenta in generi ritenuti ‘minori’, come Romance, Erotico, Fantasy, Thriller? Esiste forse una ghettizzazione femminile in letteratura? (e perché? nd Dario).
Rispondo citando alcune autrici come Jane Austen, Liala, Kathleen E. Woodiwiss, Sveva Casati Modignani, Rosamunde Pilcher, Danielle Steel, E. L. James (pseudonimo di Erika Leonard), Stephenie Meyer, J. K. Rowling e potrei continuare ancora chissà per quanto… Si ha idea di quanti milioni di libri hanno venduto? E. L. James con tutta la sua serie di “Sfumature” ha salvato l’editoria, e non soltanto italiana. Per non parlare di J. K. Rowling con Harry Potter o Stephenie Meyer con il bel vampiro. Liala ha veduto dieci milioni di copie e con i suoi romanzi ha fatto sognare una generazione e lasciato ai posteri la testimonianza di un’epoca. Io stessa mi chiamo Dianora, perché mia madre mi dette il nome di un’eroina “lialiana” Molti uomini vorrebbero aver avuto il loro successo, lo garantisco. Ed anche se l’intellighenzia storce il naso, sotto sotto ammira, tanto che è sufficiente una copertina ad hoc e il titolo giusto per camuffare anche il più superficiale dei romanzi e renderlo appetibile per i molti pseudointellettuali che sono in giro con buona pace per la loro coscienza.
Quindi la risposta è che questi generi in questo momento si vendono e leggono di più e non sono assolutamente da considerarsi “minori” rispetto alla letteratura di impegno politico o sociale.
Quando fai parte della giuria di qualche premio letterario, avverti forse discrepanza di giudizi da parte dei colleghi maschi quando valutano una donna?
No, non l’ho mai percepito, nei piccoli come nei medi e grandi contesti. La discriminante è sempre stata il valore di chi scriveva.
Parlando di concorsi, apriti o cielo! Sui premi letterari si dice di tutto e il contrario di tutto, spesso in negativo. Troppo ci sarebbe da dire, limitiamoci quindi a sfatare una leggenda e confermarne una, a tua scelta (così non rischi scomuniche letterarie…)
Ahhhh…. In effetti non è un argomento facile. Di Premi Letterari ce ne sono di tutti i tipi ed ormai mi sono fatta una certa esperienza in materia, sia come partecipante che come membro di giurie. Che dire? Vorrei sfatare la leggenda che sono truccati perché, almeno per la mia esperienza, non ho riscontri in tal senso e invece confermare che fondamentale, come nella vita, è il fattore X : cioè tutta quella serie di situazioni che si vengono a creare quando i nostri lavori vengono letti e giudicati da una commissione. Detto questo, cosa fondamentale rimane sempre la validità dell’opera, senza quella non si va da nessuna parte.
Quindi a coloro che dicono: ‘tanto sono tutti truccati’, salvo poi illuminarsi d’immenso quando vincono qualcosa, cosa diresti? Credi che esista un modo, una formula per far ricredere gli scettici? Quelli in buona fede, naturalmente.
Posso parlare della mia esperienza. Quando mi sono affacciata al mondo letterario, tanti anni fa, non conoscevo nessuno e nessuno conosceva me. Pensai che potevo iniziare con qualche concorso, tanto per tastare il terreno e vedere cosa ne pensava la gente di ciò che scrivevo… Mi ricordo ancora quando mi arrivò la lettera che ne avevo vinto uno, non ci credevo!
A tutti i delusi dico che se le vostre opere valgono, prima o poi, qualcuno se ne accorgerà e qualche Premio “lo raccatterete”. Quindi qualche buon concorso letterario (ce ne sono di seri!) lo consiglio, fortifica il nostro ego, fa curriculum e soprattutto ci aiuta ad aprirci a questo strano universo. Insomma sono ottimista in tal senso, anche se quando si parla di grandi kermesse il discorso temo sia un pochino diverso, perché lì in ballo ci sono molti interessi, soprattutto economici.
Ti racconto una cosa. A quasi un anno dalla creazione di questo blog ci siamo detti: ‘perché non organizzare un contest letterario per racconti?’ L’abbiamo fatto (Amore a modo mio, nda) prendendolo come un gioco, ci siamo divertiti, ma approfittando della tua presenza ti chiederei un suggerimento, o un’idea: come potremmo ‘alzare l’asticella’ l’anno prossimo, senza perdere il gusto del gioco?
L’asticella si alza solamente con il serio impegno professionale e credo che, da questo punto di vista, voi non abbiate problemi. I risultati arriveranno prestissimo.
Ti lancio un sasso, vedi tu se raccoglierlo. Motivazione della giuria sulla scelta del vincitore ‘Campiello-Opera Prima’ La teologia del cinghiale, di Gesuino Némus : “(…) ha quale centralità temporale il 21 luglio 1969 del ritrovamento del corpo di Bachisio Tudìnu e, il 22 luglio, di sua moglie Elvira Bòttaru, impiccata a casa. Sarebbe però sbagliato leggere un simile romanzo come giallo, pur poggiando su misteri, silenzi, ancestralità, segreti. (…)” Dianora, si fa così fatica a dire che il Giallo e il Noir raccontano fedelmente la nostra società, e quindi a sdoganarli come generi? Lo premiano, sì, ma curandosi di dire (in neretto) che non hanno premiato un Giallo, anzi ‘il’ Giallo. “
Beh, ogni tanto qualche buona notizia, per fortuna. Gesuino Nemus almeno non è uno dei “soliti noti” e nemmeno la sua piccola casa editrice. Già questo consola, anche se non mi piace tanto l’idea che i giurati si siano dovuti in qualche modo “scusare” per questa scelta. Che significa “non è stato premiato il giallo”? Non si premia un genere, ma l’opera, al di là dell’incasellamento letterario. Il lettore non si chiede se quello che sta leggendo è un giallo, un noir o un thriller.
Forse mi odierai perché ho quasi trascurato il tuo ruolo prettamente artistico, quello di scrittrice, perciò provo a salvarmi in corner, sviando con una curiosità: tanto stare in mezzo ai libri, spesso rispettando scadenze più che esigenze di gusto, non ti causa mai periodi di ‘stanca’?
Questo sicuramente. Più di una volta ho pensato di non farcela. Di abbandonare qualcosa, perché rischiavo di fare tutto male. Una cosa che mi manca, ad esempio, è poter leggere libri scelti da me. Come quelli che riguardano la seconda guerra mondiale, periodo che mi attira inesorabilmente. Ultimamente mi capita pochissimo: devo leggere centinaia di libri per i vari concorsi letterari e per recensirli sul mio blog Letteratura e dintorni e questa “costrizione” mi pesa un po’.
In ultimo, cosa farà Dianora ‘da grande’? La critica, la scrittrice, la giornalista, o altro?
Sicuramente la scrittrice. La cosa che amo fare di più è trasmettere emozioni ai lettori attraverso i miei romanzi.
I libri di Dianora Tinti li potete trovare QUI.
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Dario Villasanta gestisce la Rubrica “Il D(i)ario di Dario
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