«Altro giro, altra corsa!» sospira lei guardando il telefono, mentre Franz, il nuovo parrucchiere, le svolazza intorno con le forbici. Lei lo guarda con vago sospetto, con il terzo occhio che: “se me fai come l’ultimo dei mohicani te spenno”. Non si fida. Un parrucchiere è per sempre. È la vita. Vabbe’, alla fine ce deve andà lei in giro co la cofana in testa, lui i capelli manco ce l’ha! È che Vincenzo, il suo parrucchiere storico, sta lontano e fasse trenta chilometri ogni vorta è pesante, però… Uhm.
«Che succede?» je chiede Mastrolindo (te prego, fa che non me legge altrimenti la prossima volta me li fa verde petrolio!)
«Niente» inspira lei, occhieggiandolo dallo specchio «è che c’ho un articoletto da scrive. Sai che t’ho parlato de quella rubrica che curo per il blog de Babette, no?»
«Babette?»
«Sì, e se non lo leggi dovemo fa un discorsetto» lo minaccia bonariamente, poi se ricorda de “Mastrolindo”, diventa rossa e taglia corto. Babette se ne farà una ragione se Franz non la leggerà mai. «Vabbe’, comunque c’ho il nuovo argomento. Matesi oggi parla de rilegge la narrativa, ed è interessante sa? Perché, pe ditte, mi marito ancora se chiede come ho fatto – e potuto – legge sette volte IT.»
«It…»
«Il pagliaccio cattivo che se magna i bambini… Presente?»
«Quello che avevano dato pe televisione?» fa incursione Mirella, dalla postazione accanto, con uno sguardo spiritato. «Fredda» commenta poi, e lei aggrottando la fronte si gira a guardarla e vede che sta pe lava’ la testa a ‘na cliente. Ogni tanto, quando sente “calda” o “fredda” a buffo, je viè in mente il pellerossa della Pinguino Delonghi “Tutti volere blablablabla”, poi ce ripensa e torna in sé.
«Sì, quello. Bellissimo!» je dice, col sorriso che se spegne lentamente.
«Macchè bellissimo: na paura!» esclama quella, mentre una nuvola di schiuma si gonfia tra le sue mani.
Blasfemia pura! Mai più: quel posto non fa per lei. Come se fa a parlà così del pagliaccetto zombie che poi è un ragno, ma c’è la tartaruga, e allora…
«Vabbe’, nsomma» aritaja corto, sennò stanno là fino ar prossimo Natale, «ce se chiede come se fa a rilegge i libri già letti e in effetti dà da pensà sta cosa. Tipo, lei fa l’esempio dei gialli: come fai a rileggete un giallo se già sai chi è l’assassino? Tipo mi marito che se sta a legge er mio che già sa chi è chi ammazza chi, perché mentre lo scrivevo gliel’ho detto» dice, e guarda Franz che sforbicia in lungo e in largo sulla chioma. Lancia uno sguardo a terra e vede un tappeto de ricci e se chiede, come sempre, come cacchio po’ esse che ce stanno sempre un botto de capelli tranciati se lei ce l’ha corti da na vita. Se ricreano man mano che glieli tagliano? Non se lo spiega…
Franz annuisce, ma non favella, e lei stringe i denti perché: santiddio… l’unico parrucchiere che non c’ha la fregola de chiacchierà lo doveva becca’ proprio lei? La fa sentì na macina parole… Vincenzo: dove sei?
«E allora» riprende, senza darsi per vinta «m’è rivenuto in mente er gioco che ogni tanto rifaccio sur DS. Il professor Lanyon, da non confondere con Josh: tanta roba!»
Zero, come se avesse parlato de fisica quantistica. Ok, ce la può fare.
«E niente, praticamente quer gioco l’avrò fatto tre vorte, ma a ogni indovinello ce sto dieci minuti boni e pe qualcuno me tocca pure barà e andà a vede’ su internet le risposte!»
Sorrisetto. Zac, zac. Sorrisetto. Lei giura che se i capelli je fanno schifo lo soffoca cor filo der phon.
«E quindi: che gusto c’è? Cioè, ce stanno tanti de quei libri da legge, no? Ne verranno pubblicati tipo venti al giorno» commenta.
«Io guardo la tv.»
Io guardo la tv… Je pare de vede’ la famosa balla de fieno che rotola alle loro spalle, ma non è finita. Lo sa, lo vede sulla bocca de Mirella che sta pe arrivà la stoccata.
«No, io invece te capisco» dice la ragazza, avvolgendo l’asciugamano intorno alla testa della sua cliente. «Me sarò riletta la trilogia delle sfumature tipo dieci vorte!»
Lo sapeva che stava pe’ arrivà. Lo sapeva, ‘nnaggia la puttanazza, che stava pe arrivà!
«Sì, be’, vabbe’, qua se parla de… nsomma…»
«Hai visto che sta pe’ uscì er secondo?» chiosa Franz, rinvigorito. Voi vede’, pensa lei, che so io alla fine che non vado bene pe’ loro? Ma perché c’ho avuto la fregola de tajamme i capelli oggi? Ma non potevo aspettà domani e andà da Vincenzo?
«Sì, non vedo l’ora!» esclama Mirella co l’occhi che je sbrilluccicano.
«Ehm… già. Che poi in quella data esce pure un libro che…»
«Cioè, ma l’hai visto Grey che è sul trailer? Cioè, quello davero lo rivedrei tipo dieci vorte. A ogni botta je sgamo un neo novo!» la interrompe la cliente sotto le mani di Mirella che annuisce, compita.
La balla de fieno è diventata na matassa che non rotola più: ferma, immobile, come er cervello che je s’è inceppato n’attimo.
Ndo sto? Perché vivo? Ndo vado? Che faccio?
Squilla il telefono, Franz ha finito de sforbicià e lei c’ha pure paura a guardasse allo specchio.
«Pronto, amo’?» risponde, abbassando lo sguardo.
«Ao, senti, che m’hai messo sul kindle er secondo de Dre? No, perché mo vojo sape’ che succede tra quei due» je chiede er marito.
«Lo sai che te risposerei n’artre tre vorte?» je chiede lei, co le lacrime agli occhi.
«Pure io… Te dici che ce rifarebbero i regali? Magari er viaggio de nozze…»
Lei sorride, mentre Franz attacca la spina del phon.
«Amo’, te richiamo io tra un po’. Comunque no, non c’ho avuto tempo…»
«Vabbe’, allora me guardo la replica della finale degli Australian Open. Cioè, non me stancherei mai de rivede’ Federer, calcola. Un mostro!» esclama er marito prima de attaccà.
Lei sorride, poi pensa che spesso e volentieri rivive le stesse cose te lascia un senso de appagamento maggiore, ché se le voi rilegge o riguardà è perché sai che c’è quarcosa che t’è sfuggito, che er cervello ne vole de più, che ce stanno dei particolari che voi rivive pe sentitte bene. E non c’è bisogno de na spiegazione: è così, tante vorte, senza stacce a girà intorno.
Solleva lo sguardo e vede la riproduzione della cofana de zia Ietta in capoccia sua. Sur telefilm “la Tata” era divertente. Nella realtà, e sulla testa sua, no.
Ok, non sempre la seconda vorta va bene pe tutto.
«Ok, cara, fanno 110 euri» cinguetta Franz da dietro alla cassa.
No, decisamente me ce stai pe’ rivedé qua!, pensa. Lei paga, sorride accondiscendente e poi, quanno sta pe’ uscì se volta un’urtima vorta e guarda Franz.
«E comunque l’unico Grey è Dorian, ma non m’aspetto che tu sappia de chi sto a parlà» ed esce, er dito già sur numero de Vincenzo pe chiede perdono de avello tradito.
Vincenzo si vendicherà: la cofana di zia Ietta ti sembrerà un capolavoro!
Comunque, sì: l’unico Grey è Dorian.
Ahahahauahaua sí, e ti dirò: vorrei taggarlo 😀
Poi, mi dirai come ha reagito al “Mastrolindo”…