La narrativa per noi lettori forti si divide comunque in due settori: quella di alto livello e quella cosiddetta di intrattenimento o popolare. Nel primo caso il bel saggio di Italo Calvino Perché leggere i classici è davvero illuminante: ci spiega che un classico è un libro che non smette mai di dirci quello che vuole dire e, ogni volta che lo si legge, ci si scova sempre qualcosa di nuovo. Questo vale soprattutto quando lo si riprende in mano dopo anni o addirittura decenni: il mondo è cambiato dentro e intorno a noi, ma il grande scrittore, non si sa come, è ancora e sempre in grado di comunicarci qualcosa di interessante.
O meglio noi lo rileggiamo alla luce delle nuove conoscenze nel frattempo acquisite e scopriamo che per qualche sovrumana capacità di comprensione il genio è stato capace di intuire qualcosa che il resto dell’umanità ha impiegato magari altri secoli ad acquisire.
Tutto ciò è scontato per tutte le persone con una certa preparazione culturale. Io, però, ad esempio molte cose non le avevo capite prima di Calvino. E avevo già 41 anni.
Ma per quale motivo al mondo rileggiamo anche la letteratura di intrattenimento o di genere? Personalmente, di tanto in tanto, torno su Chandler o Simenon, cosa che un tempo era ritenuta blasfema: se di un giallo sai chi è l’assassino, che senso ha leggerlo? si diceva. Non è più vero oggi, dal momento che quegli autori sono ormai considerati dei classici anche loro e li si legge non più solo per sapere chi è il colpevole.
Quanto a me, a rotazione riapro i Mariani di Maria Masella e mi sento soddisfatta come davanti ad un giallo nuovo. In genere di più.
Ma perché rileggiamo anche i rosa, quelli definiti spesso romanzi da ombrellone oppure romanzetti rosa, oppure libri banali e scontati?
Nel mio caso a volte lo faccio per capire meglio un contenuto impegnativo (mica siamo tutti geni!). Mi è successo con Free di Monica Lombardi o con Nadir di Paola Gianinetto: nel primo caso ho avuto bisogno di due letture e numerosi schemi e post-it per orizzontarmi nel mondo fantascientifico immaginato dall’autrice; nel secondo mi sono fatta trascinare dalla mia anima romantic suspense (chi l’avrebbe detto anni fa?) e all’inizio mi sono seccata perché il volume non risolve ancora la questione del complotto contro gli Antichi, rimandando la conclusione ai prossimi titoli. E ciò perché intenzione primaria di Gianinetto era scrivere un paranormal romance erotico.
Più spesso lo si fa per rivivere un’emozione. Ci sono scene ben scritte, emozionanti o addirittura commoventi, che piace sempre rileggere.
Ad esempio in Un regalo d’amore di Lisa Kleypas il brano in cui Hale chiarisce al cognato Jason la ragione della freddezza della moglie:
«Ascoltami, dannazione! Prima di sposarti, Laura non era mai stata sola con un uomo, nemmeno per un minuto! Non è fredda, è solo innocente, talmente innocente che non sa nemmeno come baciare. Ha sempre diffidato degli uomini, in particolare di quelli che tendono a essere prepotenti. E la tua reazione – l’unica cosa che hai saputo fare! – è stata spaventarla e accusarla! Come puoi aspettarti che sia ben disposta nei tuoi confronti?»
Oppure la scena cruciale di Una lady scandalosa di Mary Balogh, quando tutto il villaggio mente per difendere Joshua dall’ingiusta accusa di omicidio.
Ma prima che potesse dire qualcosa, Isaac Perrie parlò.
— Non angustiatevi, milady — disse con voce gentile. — Sono soltanto dei banditi e dei bugiardi, tutti loro. Io ero in piedi sulla soglia della mia locanda quella notte, ero lì perché stava arrivando il temporale e sapevo che i ragazzi erano usciti in barca. Li vidi tornare. Il giovane Joshua, lui che adesso è il marchese, remava, e vostro figlio nuotava di fianco alla barca. Erano vicini a riva. Ho visto vostro figlio rimettersi in piedi mentre il giovane Joshua tornava al largo. Ero arrabbiato con lui, perché era uscito di nuovo, e il mare era mosso, ma è sempre stato bravo con i remi. Non mi sono preoccupato più di tanto.
— Li ho visti anch’io — si unì un’altra voce. — Ricordate, Isaac, vi ho raggiunto sulla porta. Il cugino del giovane Joshua stava risalendo a riva, vivo e vegeto, anche se fradicio.
— Io li ho visti dalla strada principale — fece eco un’altra voce ancora. — È andata proprio come ha detto Isaac.
— Io ero giù alla nostra barca, con il mio papà — aggiunse Ben Turner. — Li ho visti anch’io.
— E io li ho visti da una finestra di casa — ricordò la signora Turner.
O il modo in cui in Cuore di ghiaccio di Angela White il protagonista accetta l’epilessia di cui soffre sua moglie Mary:
— Il mal caduco non ha fermato Alessandro Magno o Giulio Cesare dal conquistare il mondo. Ed entrambi lo hanno fatto in groppa a un cavallo — ragionò Warren, smontando di sella per cingere Mary alla vita. La tirò giù, tra le sue braccia, e lei rise scalciando divertita, il viso nascosto contro la sua spalla.
Per anni ho riletto abitualmente i passaggi cruciali dei miei rosa, li ho letti e riletti, con particolare riferimento ai finali meglio riusciti. E sempre ho provato perfino più emozione della prima volta. In fondo è per questo che leggiamo rosa: per credere che, nel mondo della narrativa di genere, a differenza che nella realtà vera (ma chissà…), tutto si possa aggiustare, tutti i problemi si possano risolvere, insomma tutto finirà bene e l’amore trionferà.
Però ammetto che ultimamente rileggo poco: il prezzo medio dei romance, o almeno di quelli che leggo io, si è molto abbassato grazie agli ebook e alle promozioni, ho più tempo per leggere e più soldi rispetto a quando con il mio reddito dovevo mantenere due figli oltre a me stessa. Donde un atteggiamento, diciamo, bulimico: compro tantissimi romanzi al mese, alcuni non riesco neanche a trovare proprio il tempo di leggerli e restano lì a intasare il mio reader. Quindi mi capita meno spesso di finire per imparare a memoria delle pagine.
E questo un po’ mi inquieta: forse mi sto perdendo qualcosa.
Teresa Siciliano si diletta anche a scrivere recensioni
Un paio di mesi fa, su twitter, misi l’hashtag #Rileggere… perché a volte è meglio che leggere la prima volta. Ci sono un po’ dei miei libri preferiti, quelli letti taaaanto tempo fa, i mattoncini che hanno contribuito a edificare la mia visione della vita e forse la mia sensibilità. Chissà, forse perfino la mia volontà di scrivere. Da giovane rileggevo tanto. Adesso anche io lo faccio raramente, ma magari sarebbe il caso di riprendere in mano quei mattoncini…
Ho riletto (e dopo una settimana ci sono ricascata) uno dei romance storici più belli in circolazione: Il Lord della seduzione, pietra miliare del genere. Bene, credevo di saperlo a memoria, e in parte era così. Quello che non mi aspettavo era di trovare nuove chicche -una parola, la costruzione di una frase- che non avevo notato quando l’avevo letto per la prima -la seconda – la terza -eccetera volta.
Sto diminuendo drasticamente i libri in lettura, dopo l’anno bulimico (2014: oltre quattrocento libri). Non voglio perdere il mio tempo con storie che non valgono la pena di essere lette. Desidero storie belle, da leggere e da rileggere.