Cos’è il Burlesque? È la domanda che Pitti Duchamp si sente ripetere quando parla di questa sua passione. Lei ce lo spiega, con tanto di immagini.
Il burlesque assunse caratteristiche definite in Inghilterra alla metà dell’800, come forma di avanspettacolo dalle connotazioni satiriche. Gli attori comici e le ballerine che vi prendevano parte per lo più parodiavano le gran dame e gli eleganti cavalieri, esagerandone abiti e mosse e ridicolizzandoli con scenette grottesche.
Negli Stati Uniti, già dalla metà dell’800, il burlesque produsse spettacoli in cui, per tenere alta l’attenzione del pubblico – e naturalmente le consumazioni di alcolici – si utilizzava il nudo femminile.
Attenzione! Siamo nel XIX secolo e il nudo femminile non è neanche da paragonare a quello di oggi: niente seni o addominali al vento, al massimo una candida mano liberata dal guanto o una spallina che disgraziatamente cadeva mostrando una spalla paffuta. Qualche attrice si sarà spinta fino ad alzare la gonna alla caviglia o, scandalo degli scandali, al ginocchio. La questione della “nudità” femminile funzionò bene, nei locali statunitensi le trame degli spettacolini satirici, che erano sempre state piuttosto basiche, diventarono ancora più scarne per lasciar posto a sempre più ampie porzioni di carne scoperta.
Il burlesque è risata. E poi, in seconda battuta, c’è lo spogliarello che non è mai integrale e mira a far sorridere tanto quanto a eccitare. La pelle esposta è una parte, a volte molto piccola altre volte più ingombrante, di uno spettacolo in cui i protagonisti sono i costumi, il trucco, la scenografia, la musica e ultima, ma non per importanza, l’ironia.
Nel 2010 i coraggiosi organizzatori del festival di Sanremo ingaggiarono Dita Von Teese, la regina del burlesque moderno, per la chiusura dell’ultima serata. Lei, una divinità dai costumi sfavillanti e con un corpo che madre natura non poteva aver scolpito più perfetto (scusatemi l’orrore grammaticale, ma quando ci vuole, ci vuole!), mise in scena un numero -forse il più noto- nel quale, dopo un sensualissimo streap tease rigorosamente in punta di piedi, si immergeva in un gigantesco calice di champagne per giocare con l’oliva di spugna.
L’immagine per la verità aveva poco di comico e molto di erotico e per questo i veri amanti del burlesque, gli scafati, trovarono quello spettacolo scarno. Mancavano la parte canzonatoria e il divertimento. Tutto si ridusse a uno spogliarello di gran classe, nel quale la perfezione dei costumi, delle movenze e del fisico di Dita lasciava incantati e a tratti intimidiva.
Ma alle performers di burlesque non è richiesta la perfezione, è richiesta piuttosto l’ironia. In Italia, a mio parere, il più famoso e riuscito spogliarello in stile burlesque lo ha fatto Sofia Loren nell’indimenticabile film con Mastroianni “Ieri oggi e domani”, dove a un corpo favoloso abbinava la comicità della situazione.
Basse e rotondette, alte e senza curve, giovanissime e implumi quanto mature e d’esperienza, ogni signora che si sfili una calza giocando con il reggicalze ha un’arma di seduzione di potenza devastante: il sorriso. Forse è per questo che nel nostro Paese la moda del burlesque è arrivata come un turbine e altrettanto velocemente se n’è andata. Il contesto nel quale avviene il piccolo spogliarello, che ripeto, non è mai integrale, passa in secondo piano per concentrarsi su natiche e seni che, nelle performers di burlesque non hanno niente di perfetto.
All’estero la cultura di questa forma di intrattenimento teatrale è più avanzata e gli spettacoli oltre che molto divertenti e scenografici in termini di costumi, trame e accessori, hanno aperto le porte anche agli uomini con il boylesque.
L’evoluzione moderna del burlesque passa attraverso la moda degli anni 2000: le performers internazionali hanno via via abbandonato gli abiti pomposi che parodiavano le gran dame ottocentesche per acquisire sfumature dark, circensi o di modernariato Anni Cinquanta, a seconda delle inclinazioni.
Concludo citando due delle più famose performers di tutti i tempi che oltre ad aver popolato l’immaginario erotico di intere generazioni hanno lasciato il segno nel costume e nella società: Betty Page, la pin up dai capelli corvini, la prima a farsi immortalare in pose dichiaratamente bondage; Tempest Storm, la rossissima maggiorata statunitense, che si esibì insieme alla collega Betty Page in un vestirello che parlava a chiare lettere – con sorrisi e sguardi innocenti, senza mostrare né un seno né un’anca – di dominazione e lesbismo. Questo negli Stati Uniti negli Anni Cinquanta del ‘900, quando il pudore e la mancanza di volgarità ammantavano anche i temi più scabrosi. Potremmo rifletterci e prendere esempio.
Viola Panik insegna al The White Circus.
Commenti recenti