Negli spazi accoglienti di Trame, la libreria del cuore storico di Bologna infaticabile nel diffondere cultura, raggiungo Patrizia Debicke van der Noot che è approdata in città per parlarci di un mistery contemporaneo, Il ritratto scomparso, che esce in nuova edizione per la Dbooks, arricchita e approfondita nell’analisi psicologica dei protagonisti, rispetto alla precedente del 2005, dal titolo Il dipinto incompiuto.
Patrizia, signora del giallo storico – il suo ultimo La congiura di San Domenico (2017, Todaro Editore) è proprio ambientato nella nostra città, all’indomani della cacciata dei Bentivoglio -, è pure autrice di potenti affreschi storici storici, come la quadrilogia da lei dedicata ai Medici con inesauribile energia documentale, oltre che critico specializzato nel settore della narrativa di paura.
Patrizia è anche una grande viaggiatrice del mondo, esperienza che sa trasmettere con contagiosa comunicativa, insieme alla curiosità che l’accompagna. E di questo suo mondo dai larghi confini è senza dubbio figlio Il ritratto scomparso, una storia che affiora dal buio della follia, quello di una mente deviata che con macabra cadenza rituale uccide bambine bionde, sullo sfondo idilliaco di foreste incantate tra il Belgio e il Lussemburgo. Le quinte del romanzo non sono però confinate alle sole Ardenne, ma si spostano verso le gallerie internazionali di Parigi, per poi trasferirsi nelle seduttive colline toscane e presso le rive esclusive di Forte dei Marmi: il mondo di Patrizia, appunto.
A presentare il romanzo è Simona Mammano, storica organizzatrice del prestigioso Premio Fedeli che il SIULP (Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia) dal 1997 attribuisce al miglior poliziesco italiano; lei stessa appartenente alle Forze dell’Ordine e lettrice appassionata di Patrizia, in tutti i suoi registri narrativi. Come me, del resto, che la seguo fin dai suoi mistery contemporanei dei primi anni 2000.
Forse è per questo che la presentazione assume da subito il carattere confidenziale di una chiacchierata tra amiche, complice la capacità dell’autrice di coinvolgere il pubblico in un dialogo in cui ognuno si sente libero di intervenire. Con spontanea semplicità.
E, dunque, partiamo. Patrizia inizia a raccontare del suo desiderio di rivedere il romanzo, rispetto alla sua prima stesura, nell’intento di rendere il più reale possibile un’atmosfera costantemente in bilico tra angoscia implacabile e contesto idilliaco, di offrire la puntuale dimensione di un mondo.
La vicenda, suggerita a Patrizia dai delitti di Marc Dutroux, il Mostro di Marcinelle che operava a pochi chilometri dalla sua casa lussemburghese, è colorata di un nero profondo, vittime bambine ancora nell’età dei giochi, seviziate e uccise da un omicida seriale che non conosce pietà. È per questo che Patrizia ha dato al Male la dimensione della follia, convinta che oltre un certo limite possa albergare solo il buio della mente.
Un romanzo noir da un lato, per l’angosciosa percezione di una degenerazione, ma anche un giallo classico con un’indagine in piena regola e lo scioglimento finale del mistero. A indagare non sono poliziotti o investigatori tradizionali, ma una grande artista: Adrienne Lecrouet, sensibile ritrattista il cui sguardo è capace di sondare l’anima di chi chiede di essere ritratto da lei, quasi una sensitiva che accetta o rifiuta soggetti in base alle sensazioni che le trasmettono.
Il ritratto del titolo è quello di due sorelle, Marie e Yacinthe de Massenet, che Adrienne era stata chiamata a dipingere vent’anni prima, scomparso durante la festa di compleanno di Yacinthe, insieme alla bambina. Nel presente, l’artista viene richiesta da Edouard von Kammer, il cognato di Charles, proprio il fratello di Marie e Yacinthe. Riflette molto ma si risolve ad accettare. Si trova così coinvolta con molti dei personaggi di allora, quando un secondo delitto simile al precedente la proietta in uno scenario di puro terrore. La sua non è vera determinazione a indagare, ma piuttosto un’accoglienza istintiva di indizi e suggestioni, che finiscono per renderla una minaccia concreta per l’assassino. Ad aiutarla sarà Michail Aldany, miglior amico del figlio prematuramente scomparso e braccio destro di un potente uomo d’affari che opera sulla scena finanziaria parigina e internazionale.
Una storia avvincente che Patrizia racconta con grazia accattivante: da un lato dimore lussuose e scenari naturali mozzafiato, dall’altro una mente malata che perversamente nasconde la sua follia.
Il pubblico è catturato: nulla di più inquietante, come Freud stesso afferma, della malvagità che irrompe nel nostro quotidiano. E che questo sia il mondo dei privilegi poco importa, perché il Male è ovunque.
Commenti recenti