a parlare di “romanzo storico”.
convegno per ascoltare, discutere, imparare… relatori di altissimo livello,
addomesticati dalla nostra Cinzia Giorgio, storica finissima e autrice per
Rizzoli (collana YouFeel) con il romanzo austeniano “Prime catastrofiche
impressioni”.
Magdeburg.
Borgia.
conferenza dei quattro autori ospiti dell’evento. Numerose le domande dal
pubblico, composto da scrittrici e lettrici agguerrite.
un romanzo storico: la trama abbozzata dopo l’idea iniziale non può non fare i
conti con un’accurata ricerca storica. Non solo i fatti storici accertati
devono entrare nel racconto, ma anche il linguaggio, gli usi e costumi, la
cucina, e così via. Il lettore deve immergersi in un’epoca più o meno lontana.
molte risate: un’autrice americana, di cui si tace il nome, non vuole che i
suoi romanzi storici, ambientati nell’antica Roma, siano pubblicati in Italia.
Il quadro storico-sociale-culturale che la scrittrice ha creato, infatti, non
supererebbe l’analisi critica di qualsiasi lettore del nostro Paese.
romanzo storico. Questa è la risposta, che gli autori ospiti presentano,
parlando uno dopo l’altro.
potrebbero essere accadute davvero, la cornice storica nella quale sono
inserite è dettagliata e riconoscibile. 2. In secondo luogo, il NARRATORE, che
deve essere esterno alla storia e onniscente (sa tutto della vicenda), conosce
la situazione storica e sociale in cui la vicenda è inserita, conosce i fatti e
i retroscena.
personaggi storici di rilievo.
Manzoni, ha avuto numerose contaminazioni: il thriller, il poliziesco, il rosa
(con la sfumatura più o meno accentuata di erotismo, sdoganata dalla grande
Woodiwiss). Un esempio di thriller storico è il romanzo di Giulio Leoni “La
sindone del diavolo” (un’indagine di Dante Alighieri).
questo terzo punto è stato dibattuto: un romanzo storico può annoverare al suo
interno solo personaggi d’invenzione, oppure deve essere assicurata la presenza
di personaggi storici che interagiscono con quelli scaturiti dalla penna
dell’autore? Le sorelle Martignoni sono l’una contro l’altra armata.
Personalmente (parlo, ovviamente, del romanzo storico “puro”, non del “rosa”
che pure amo) ritengo che la seconda posizione sia da condividere. Quindi,
personaggi inventati e personaggi storici che interagiscono (Renzo e Lucia, ma
anche il cardinal Federigo Borromeo, per intenderci).
a immergerlo nelle vicende di un romanzo storico, senza essere pedanti e/o
didascalici? I sistemi sono diversi.
sottoscritta: “Era il 15 giugno dell’anno 1815 e a Bruxelles fervevano i
preparativi per il ballo della duchessa di…”. Sappiamo subito che siamo alla
vigilia della battaglia di Waterloo e ci aspettiamo di vedere la storia di
Madame X e Monsieur Y mescolata alle vicende di Wellington, Napoleone, Von
Blucher e compagnia bella.
che Valerio Massimo Manfredi utilizza per “Il tiranno”: “Corinto, 342 a. c.
Secondo anno della CVIII Olimpiade. L’uomo arrivò poso dopo il tramonto quando
le ombre cominciavano ad allungarsi sulla città e sul porto.”
una realistica e minuziosa descrizione dell’ambiente in cui si svolgeranno i
fatti: “Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non
interrotte di monti…”, come accade ne “I promessi sposi”.
ritrovato è un espediente collaudatissimo: da “I promessi sposi”, già citato, a
“Ivanhoe”, di Walter Scott, al “Manoscritto trovato a Saragozza”, di Jan
Potocki, a “La lettera scarlatta”, di Nathaniel Wawthorne, a “Il cimitero di
Praga”, di Umberto Eco.
del linguaggio viene dibattuto a lungo. Chi privilegia l’uso di un linguaggio
moderno, più comprensibile e privo di note e notarelle esplicative; chi,
invece, ritiene che alcune regole vadano comunque osservate, pur senza
ritrovarsi a scrivere in napoletano del Seicento. Un esempio: Inghilterra,
inizi secolo XIX. Impensabile che gli amici e gli sposi si diano del “tu”. Il
“voi” è d’obbligo, con qualche cedimento nell’intimità più calda (capitemi…).
riuscire a entrare nella testa dei personaggi? Quali testi compulsare
freneticamente? Dopotutto, i grandi tomi lasciano poco e niente al nostro
bisogno di sapere come si alzava al mattino una damigella di nobile schiatta.
Si lavava? E quanto? E come? Per l’abbigliamento, e mi riferisco all’Ottocento,
abbiamo moltissimi figurini di moda che ci vengono in soccorso. Per altre
annotazioni, possiamo leggere i diari che le nobildonne e i gentiluomini
scrivevano a più non posso, sperando che la Biblioteca cui ci siamo rivolti
disponga di microfilm (ricordo ancora gli strati di polvere sui tomi de “Le
cronache di Froissart”, anche se le vicende turche forse non vi interessano).
Possiamo copiare spudoratamente da famosi romanzi storici, con la speranza che
gli autori si siano documentati prima di noi. E… attenzione: quelli che noi con
facilità etichettiamo come “romanzi storici” non sono tali per gli scrittori
che hanno pennellato vicende e personaggi contemporanei.
del tredicesimo, terribile inverno della guerra eterna.
su quello che appare come un mondo in inarrestabile agonia. Ma nemmeno i molti,
troppi segni di un’apocalisse annunciata fermano Reinhardt von Dekken, l’implacabile
principe cattolico di Kragberg, nel perseguimento del suo disegno di potere
assoluto. Al suo fianco, si schiera un nuovo, potente alleato: Albrecht von
Wallenstein, subdolo demiurgo della guerra eterna alla ricerca di una
resurrezione egemonica. Un’alleanza, la loro, fin troppo simile a un patto
concepito all’inferno. Eppure, perfino l’inferno sembra recedere di fronte
Wulfgar, l’eretico in nero, letale guerriero-ombra.
sinistra strategia e Wulfgar si erge nell’estrema difesa di quella che potrebbe
essere l’ultima valle della terra, i loro destini si incrociano, si artigliano,
si contorcono uno dentro l’altro, scivolando verso l’orlo dell’abisso. In
questa doppia spirale di annientamento, un tormentato cardinale è costretto ad
abbandonare la quiete ingannevole della Santa Sede per intraprendere un viaggio
che lo porterà fino a un perverso cuore di tenebra; i possessori degli
enigmatici simboli dei cinque elementi primari convergono verso un fulcro tanto
labirintico quanto inesorabile; un’indomabile donna di fede deve confrontarsi
con gli spettri di un passato più spaventoso di qualsiasi incubo, e il
distaccato Osservatore continua a essere testimone di eventi destinati a sprofondare
la Germania nella devastazione terminale.
Guerra dei Trent’anni, il monumentale conflitto del XVII Secolo che ha
precipitato l’Europa intera nella barbarie, la fine di un’epoca diventa un
affresco ancora più gotico, ancora più incombente. Tra disperate lotte per la
sopravvivenza e scontri tra sanguinari sterminatori, tra rivelazioni della
tragedia passata e profezie dell’Armageddon a venire, il fato di Magdeburg, la
possente città ribelle sul fiume Elba, viene suggellato da crudeli giochi di
potere destinati a divorare ogni cosa. E ogni uomo.
non ha mai visto un luogo simile. È come se quella città sospesa sull’acqua
fosse in perenne movimento e si divertisse a disorientare chi vi si avventuri
senza guida. Il poeta però non ha scelta: deve affrontare quella labirintica
selva di calli e canali per rintracciare uno speziale saraceno, Nazeeh Al
Bashra, che si nasconde nei tenebrosi recessi della città. Un uomo accompagnato
da una fama sinistra, ma che forse è l’unico in grado di curare Arrigo VII.
Dante ha ancora negli occhi il viso sofferente dell’imperatore, sul quale un
male antico ha scritto l’esito fatale del suo destino. Un destino legato a filo
doppio a quello del poeta, che con la morte del suo protettore perderebbe anche
l’ultima speranza di rientrare da trionfatore nell’amata Firenze. Eppure, fin
dall’inizio, la missione presenta risvolti inquietanti. Chi sono gli oscuri
personaggi che lo avvicinano e che sembrano sapere tutto dell’opera che sta
ancora scrivendo, il suo viaggio negli inferi? E perché si ostinano a ripetere
di aver visto il Diavolo aggirarsi per Venezia e di conoscerne le reali
fattezze? Dapprima incredulo, Dante viene assalito dai dubbi quando l’uomo cui
era stato indirizzato per avere notizie del saraceno viene ucciso, in un modo
così atroce che solo un demone avrebbe potuto escogitare. Forse davvero la
Serenissima è il palcoscenico di una macchinazione diabolica. Forse davvero il
Diavolo ha deciso di sfidare le leggi del cielo e di rivelare all’umanità il
proprio volto…
più potente di Roma: Rodrigo Borgia, papa Alessandro VI.
riportare alla luce per onorare il suo passato.
castello di Nepi perché papa Alessandro è morto da pochi giorni lasciando
l’Urbe sconvolta dalla lotta per la conquista del soglio vacante.
ricordi, Vannozza non si spoglia solo degli abiti, ma mette a nudo anche la sua
anima.
naturalezza di una donna semplice. Non ne ha nemmeno quando esterna i suoi
pensieri più intimi, quelli che pochi hanno il coraggio di confessare non solo
agli altri ma anche a se stessi.
delle loro passioni e di quanto lei li abbia amati; senza fingersi la madre che
non è stata si spinge a scandagliare i suoi più reconditi sentimenti, alcuni
non proprio leciti.
la sua forte personalità e la sua grande umanità.
Giorgio è una “vecchia” conoscenza del blog. Di seguito, trovate i link per l’intervista
e per la recensione del romanzo “Prime catastrofiche impressioni”.
Pregiudizio Isabella ha capito che la sua vita non sarebbe più stata la stessa,
ma soprattutto che non sarebbe più stata sola. Infatti i personaggi del romanzo
– Elizabeth, Darcy, Jane, Mrs Bennet e tutti gli altri – hanno iniziato ad
apparirle come simpatiche visioni, costanti e divertenti. Così quando Isabella
viene ingaggiata come house sitter da Giorgia, una giovane e ricca
italo-inglese neo divorziata, tutta la simpatica comitiva si trasferisce nell’appartamento
con lei… e il gatto Bacco. Nel contratto però non era prevista la presenza del
fratello di Giorgia, Fabio, prototipo del moderno Mr Darcy: bello, ricco e un
po’ snob. Un tipo davvero insopportabile che torna all’improvviso a casa e non
sembra gradire la nuova inquilina. Spesso la prima impressione non è quella
giusta, parola di Elizabeth Bennet. Prime Catastrofiche Impressioni s’ispira a
Orgoglio e pregiudizio e fa parte della miniserie “Le ragazze di Jane Austen”.
Grazie per il resoconto, Babette! E per averci riferito la diatriba sui personaggi storici realmente esistiti. Personalmente sono favorevole al loro utilizzo.
Per piacermi un romanzo storico deve avere per protagonisti personaggi di finzione (verosimili) e come comprimari personaggi veramente esistiti, anche famosi.
Non mi va un romanzo su Cleopatra, ma va bene un romanzo su, non so, una regina parta che si innamora di un generale romano. Obbligatorio il lieto fine, che i personaggi veramente esistiti tendono a ignorare.
Matesi
Interessante articolo. Babette! Anch'io amo trovare, nei romanzi storici, personaggi realmente esistiti, ma se mancano non ne faccio un dramma. Ciò conta per me è la storia,e com'è narrata.
Fernanda Romani
Grazie a tutte. Concordo con Matesi: i comprimari veramente esistiti debbono esserci.
Grazie mille, Babette! Mi sento lusingata e felice per le tue parole nei miei confronti e la tua dettagliata e puntuale relazione sulla tavola rotonda… Ti aspetto al laghetto (notare la rima) per un orzo ��
Non concordo solo sull'uso della terza persona, secondo me si può fare anche in prima.