Miss Black dice di sé: «I miei libri sono per lo più classificati come “erotici”, perché questo è l’eufemismo di moda. E, sì, c’è parecchio sesso, in molti casi decisamente porno: sesso gioioso, libero, talvolta kinky e sempre auto-liberatorio! Al di là di questo, i miei libri partono da una prospettiva femminista, hanno una vera e propria trama, dei personaggi costruiti con cura, un substrato colto e parlano di tematiche sociali e politiche. Hanno uno scopo… e contengono invariabilmente una storia d’amore! Penso che si possa scrivere romance senza essere stupide e senza cadere negli stereotipi. Le mie cercano di essere storie divertenti e coinvolgenti. Quindi, per favore, prima di pensare “Pff, erotico!”, date un’occhiata.
Potreste restare stupiti.»
Siamo riusciti a bloccare Miss Black mentre dà alle stampe il suo nuovo romanzo, “La legge del caso“.
Ma Amanda, alla tua età – che non conosciamo, ma sappiamo che non sei più una ragazzetta – come ti è venuto in mente di scrivere un romance ambientato nel mondo della politica italiana? Hai iniziato a bere?
Magari! Anzi, devo limitare l’alcool e posso giusto permettermi un goccetto nelle grandi occasioni! Non so come mi sia venuta un’idea così masochista. Sembra la ricetta per scontentare tutti, un po’ come il mio protagonista, ma peggio, perché io sono vera. Anche se il mondo della politica per me è sempre stato interessante, è così pieno di ombre. Chi vorrebbe ambientare una storia in un ambiente abitato solo da persone brave, belle, preparate e altruiste? Non ci sarebbe il minimo pathos. Nella serie Sesso & Potere ho immaginato una nazione, le Svetlands, piuttosto simile al Regno Unito. Mi sono chiesta… e se il prossimo lo ambientassi in Italia? Una volta che mi è entrato nel cervello non sono più riuscita a evitarlo.
Ti hanno accusata di essere troppo woke. In un romanzo con dei politici come protagonisti avrai dato il tuo peggio.
Ho cercato di non farlo. Sul woke, poi, non so bene che cosa rispondere, perché se chiedi che cos’è a dieci persone, ti rispondono dieci cose diverse. D’altronde sono i miei libri, li autopubblico proprio per non avere rotture di palle. Ci scrivo un po’ quello che voglio. Se alle lettrici e ai lettori non piacciono possono smettere di leggermi.
Detto questo, ne “La legge del caso” credo di avere più che altro espresso un certo disgusto per la classe politica che ci governa, trasversalmente, per i suoi vizi, il suo opportunismo, il suo cinismo. Per un libro è un’ambientazione piena di vene a cui attingere, ma se nella realtà fosse migliore non mi lamenterei.
Per questo ho scelto come protagonista un botanico. Mi sembrava una professione lontanissima dalla politica, mi faceva ridere l’idea di un botanico che si trova a fare il presidente del consiglio. Anche se nella realtà si sono viste anche cose più strane, non si può negare.
Ma i romance dovrebbero solo parlare d’amore?
Be’, una storia d’amore dovrebbe esserci. In fondo è il motivo per cui li compriamo. Ma l’amore non esiste nel vuoto ermetico, è il contesto a fare il romanzo. E in fondo ogni narrazione è politica, che lo voglia o meno, che lo espliciti o meno. Cenerentola? La ragazza viveva nella carbonaia e nessuno ha chiamato i servizi sociali. Perché lei non fugge dalla casa della matrigna? Forse perché se lo facesse finirebbe a fare le pulizie a casa di qualcun altro, oppure a fare marchette alla stazione, l’epoca non prevedeva molte alternative. Per il principe viene organizzato un ballo che è come un vivaio di carpe, può scegliere la più bella. La più bella e basta, perché il criterio di selezione è chiaramente solo quello. Secoli dopo, come definiamo una ragazza che sogna di essere scelta da un uomo ricco e potente solo sulla base del proprio aspetto? Una vittima del patriarcato o una poveretta sotto la soglia di povertà, e si dà il caso che Cenerentola sia entrambe. È una favola, perché ci viene detto che questa unione porterà entrambi a vivere felici e contenti da quel momento in poi.
Allora, secondo me c’è un tipo di romance che vuole disperatamente credere alla balla e ci ripropone Cenerentola in mille forme diverse. Poi c’è un romance che vuole credere alla magia – la fata madrina, la zucca, un vestito haute couture spuntato dal nulla – ma vuole anche illuminare anche qualche angolo buio. Parlare, in senso figurato o meno, dei problemi, delle speranze, delle aspirazioni delle donne. Non dimentichiamo una cosa importantissima: il romance è l’unico genere scritto dalle donne per le donne. Ci sono eccezioni, e di certo amo avere lettori di ogni genere, ma i numeri lo indicano in modo chiaro. E per me scrivere romance è spesso proprio questo: ci raduniamo tra amiche e ci raccontiamo una storia. Quello che mi piace di tanti romance contemporanei è che parlano anche degli elementi che fanno parte della nostra vita di tutti i giorni, quelli gradevoli e anche quelli sgradevoli: le matrigne e le sorellastre, il freddo del camino spento, a volte le malattie, il lutto, la tristezza, ma anche le fate madrine che ci aiutano quando stiamo a terra.
Hai saltato il dark romance.
Ma no. Credo di averne addirittura scritto qualcuno. La letteratura è uno strumento fantastico, ci consente di vivere in tutta sicurezza anche situazioni che ci spaventano o ci repellono nella vita reale. Quello che mi preoccupa non è il Dark Romance, ma il lato dark del romance. Tutte quelle storie in cui viene romanticizzata la gelosia, la possessività, l’abuso. Le storie in cui viene fatto passare per normale e intrinseco alla società, senza il minimo spunto critico. In cui se il tuo ragazzo ti installa un tracker nel cellulare “è tanto innamorato” e non un insicuro malato di controllo.
Certo che spazi molto tra i generi: storici, fantascienza, thriller… perché non ti trovi un filone e non resti fedele a quello?
Mi piacerebbe! Ma non ci riesco. Dopo un po’ mi scoccio e devo cambiare. Invidio le autrici che riescono a trovarsi una nicchia, anche commerciale. Io mi annoio facilmente, ho un sacco di libri iniziati e mai finiti perché mi sono venuti a noia. Poi a volte mi viene un’idea improvvisa e riprendo interesse. Ma per lo più restano lì, inconclusi.
Quali sono i tuoi crucci come autrice?
Sempre le mie inadeguatezze. Vorrei scrivere meglio, ma fin lì… credo che chiunque scriva vorrebbe scrivere sempre meglio. Vorrei avere più pazienza e limare di più. Invece a un certo punto mi scoccio e chiudo tutto. Vorrei essere più brava a promuovermi. Vorrei seguire meglio il lavoro delle autrici che mi piacciono. Essere più socievole, lasciarmi coinvolgere in progetti comuni. Sto cercando di uscire dal guscio, però.
Sii sincera. Pensi di essere migliorata nel tempo?
Oddio, lo spero. Da un punto di vista tecnico mi pare di sì. Dal punto di vista delle idee non lo so.
Hai diminuito le scene di sesso, guarda che ce ne siamo accorte!
Mi dispiace. Da un lato, dopo un po’, sei a corto di permutazioni e non ripetersi è difficile. Dall’altro, le piattaforme penalizzano sempre di più gli erotici, quindi è meglio tenersi al di qua di un certo limite. Non essendo una grande fan degli eufemismi, preferisco inserire uno stacco piuttosto che descrivere una scena usando metafore sempre più assurde per descrivere l’atto sessuale!
Non dicevi che il sesso è un espediente perfetto per mostrare l’evolversi delle relazioni? Che il modo in cui la gente scopa dice moltissimo su di loro?
Lo penso ancora. E credo che non riuscirò mai a scrivere un libro adatto ai minori di 18 anni. Il sesso e tutte le dinamiche che lo circondano rivelano così tanto dell’umanità. Hai presente quando dicono “è il mestiere più vecchio del mondo?” È una frase che prendiamo tutti per buona, ma secondo te è vera? Il mestiere più vecchio del mondo non sarà invece cucire? O raccogliere radici? O cacciare? O dipingere sulla parete di una grotta? Credo che il fatto di prendere per buona un’affermazione del genere dica molto su quanto il sesso sia carico di significati. Immagina: il primo mestiere, secondo questa scuola, sarebbe una donna che si vende per necessità e un uomo che compra perché ne ha i mezzi, ossia il potere. Dice molto su come noi umani vediamo noi stessi e che cosa diamo per scontato nelle relazioni.
Per scrivere romance non sei molto romantica…
Ma io sono romanticissima! Ho fatto finire bene storie che nella realtà sarebbero state un completo disastro! Ma non amo scrivere storie troppo romantiche. Con grandi struggimenti sentimentali, almeno all’inizio. In fondo io penso che gli esseri umani siano animali. Si annusano, si piacciono, s’ammucchiano e solo dopo un po’ iniziano anche a volersi bene.
Va be’, che cosa ci aspetta nel futuro?
Fantascienza! Vende un cazzo, ma mi piace tanto. A meno che non cambi idea e non molli a metà anche questo…
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Copertina: elaborazione Canva di immagine free ottenuta con Bing.
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