Il taglio internazionale del suo scrivere l’ha resa un’autrice in grado di rivaleggiare anche all’estero, il suo operato come manager nella grande editoria le offre un punto di vista che esula dalla pura accezione stilistica, per andare a centrare i veri obbiettivi di un’opera che lasci il segno anche sotto il punto di vista commerciale. Diretta e senza fronzoli come il suo stile narrativo, Elisabetta Cametti, autrice di K-I guardiani della storia e K- Nel mare del tempo, ci offre il suo punto di vista sulla scrittura, ma anche una panoramica del mercato editoriale italiano.

1) Qual è l’approccio umano di Elisabetta Cametti alla letteratura, dopo aver ricoperto più ruoli inerenti a essa (manager e autrice)?

Amo leggere e non potrei fare a meno di scrivere. Le mie letture “di evasione” sono dettate dallo stato d’animo e inizio sempre un nuovo libro prima di finire quello in corso. Dedico tempo anche allo studio, per approfondire i temi che mi appassionano e per rendere realistiche le trame dei miei romanzi. La scrittura è un momento diverso. Non è più una semplice passione, mi scorre nelle vene.

 2) L’editoria vista da dentro: cosa non ti piace di quella italiana (Elisabetta oggi lavora all’estero, nda)?

L’editoria è un settore molto particolare, in Italia e all’estero. Le case editrici si stanno confrontando con un periodo complesso e tendono ad adottare strategie conservative. Questo un po’ mi spaventa, perché si rischia di innalzare barriere che impediscono di vedere l’orizzonte.

 3) Sei forse l’unica, o al limite una delle poche scrittrici italiane di thriller che vende all’estero. Cosa vuol dire questo dato, in termini di cultura italiana e straniera?

È una sfida. E una grande occasione di apprendimento. Ogni Paese ha la propria storia, la propria cultura, tradizioni, gusti, modelli a cui ispirarsi. Spesso per pubblicare un romanzo all’estero è necessario fare aggiustamenti del testo e intervenire sulla copertina, perché lo stile, il tipo di comunicazione, i codici cromatici differiscono da zona a zona. Non si può dare niente per scontato e i risultati si raggiungono solo se si è disposti ad ascoltare con la mente aperta.

 4) Il thriller d’azione non è dunque roba da “soli uomini” (così dicesti in un’intervista)…

L’ho detto e ne sono convinta. Io amo scrivere trame complesse, ricche di personaggi le cui storie si intrecciano, di misteri che mentre si dipanano conducono a nuovi enigmi, di cambi di rotta capaci di sorprendere. E non esiste avventura senza alta tensione mescolata a intrighi e sentimento. Questo è il motivo per cui sono pronta a guardare negli occhi chiunque sostenga che le donne non sanno scrivere romanzi con le palle.

 5) In cosa ti sei evoluta professionalmente e umanamente rispetto al libro d’esordio?

Scrivere è una grande palestra in cui si sommano esperienze, sogni, sensazioni, pensieri, stati d’animo. E si cresce pagina dopo pagina. Dal punto di vista tecnico e stilistico, perché si è più allenati, sia per affrontare la fase di ricerca che per costruire la storia. Dal punto di vista interiore, perché ci si mette in gioco, instaurando un rapporto sempre più stretto con il lettore.

 6) M’incuriosisce che fra i due thriller (“K – I guardiani della storia” e “K – Nel mare del tempo”) ci sia una partecipazione a una raccolta di racconti rosa: come mai questo ‘salto’?

Mi è stato proposto di partecipare a una raccolta di racconti “natalizi”. Io sono una fan del Natale e l’idea mi è piaciuta. Non ho scritto un episodio rosa, ma una storia che contiene un messaggio.

 7) Nelle note biografiche parli di “una serie”: è corretto dire così anche se i romanzi sono due?

Katherine Sinclaire tornerà in molti romanzi. Io vivo la serie di Katherine come un unico libro di migliaia di pagine, tutte da scrivere. Ogni capitolo è un’avventura, godibile anche se non si sono letti i romanzi precedenti. Katherine non è immune al passare del tempo e cambierà sulla base delle esperienze vissute. Ma ogni volta prenderà il lettore per mano e lo porterà ad amare, soffrire e lottare insieme a lei.

 8) Tocchiamo ora il web: in che misura aiuta e in che misura sminuisce il valore degli autori, soprattutto se agli esordi?

Il web è molto presente nella nostra vita e lo sarà ancora di più in quella delle generazioni future. La sua forza è dirompente e, poco alla volta, segnerà un cambiamento anche nella letteratura. In molti altri Paesi il cambiamento è già avvenuto e i numeri lo confermano. Penso che sia utile riconoscerne le potenzialità e vederlo come supporto per chiunque abbia voglia di affacciarsi al grande pubblico e farsi apprezzare.

 9) Per finire: cosa serve in Italia per scoprire e valorizzare autori bravi e dar loro una possibilità?

Serve che autore ed editore abbiano il coraggio di crederci.

E non importa se molti nell’ambiente letterario sono sfiduciati, se l’editoria è in crisi e se la qualità generale delle opere in circolazione sembra abbassarsi a detta di molti addetti ai lavori (vedi interviste precedenti): lei, come la sua Katherine, esce dalla sua personale palestra dell’esercizio narrativo rinvigorita, puntando alle soluzioni e non soffermandosi sui problemi.

OoO

Elisabetta Cametti è nata nel 1970 in una piccola località ai piedi del Monte Rosa. Si è laureata in Economia e Commercio e lavora da circa vent’anni nell’editoria. K – Nel mare del tempo è il suo nuovo romanzo, sequel del bestsellerK – I guardiani della storia.

La stampa l’ha definita “la signora del thriller italiano” e Katherine Sinclaire, protagonista dei suoi primi due libri, è stata battezzata “il contraltare femminile di Robert Langdon, l’eroe dei romanzi di Dan Brown”.

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