Davide Pappalardo è nato nel 1976 alle pendici dell’Etna. Dopo un periodo trascorso a Roma, approda a Bologna, dove oggi vive e lavora. Al suo attivo ha tre romanzi e diversi racconti. Con Buonasera signorina (Eclissi, 2016) ha vinto il premio Nero Digitale al festival Garfagnana in Giallo. Con Che fine ha fatto Sandra Poggi? (Pendragon, 2019) ha vinto il Booktrailer Premium al Festival delle Arti a Cartoceto e si è piazzato tra i finalisti al Trailers FilmFest e al premio Giallo Indipendente. Nel 2022 è stato tra i curatori di Pirati e gregari (Augh!), antologia dedicata al ciclismo. Un suo racconto in edizione ebook, Doppio Inganno (Todaro 2017), nel 2021 è diventato un audiolibro.
Bene arrivato. Due righe per presentarti?
Fenicio, aragonese, greco, angioino, normanno, saraceno, svevo – in una parola, siciliano – sono nato nel 1976 alle pendici dell’Etna, dove a dodici anni ho scritto il mio primo racconto. Da dieci anni circa vivo a Bologna, città che mi ha dato i giusti input per credere nella mia scrittura.
Che genere scrivi? Oppure, svolazzi di genere in genere come una leggiadra farfalla?
Scrivo soprattutto noir, spesso si tratta di romanzi con investigatori frusti e stropicciati tipici dell’hard boiled. Nel caso del mio ultimo romanzo, Il verso dell’assiolo, si tratta di un noir “on the road” perché ci sono fughe e inseguimenti.
Come scrivi? Penna e quaderno? Oppure, tecnologia a tutto spiano?
Pizzini, carte fradice (L’Enciclopedia Treccani ammette entrambe le forme: fradice e fradicie. N.D.R.), scontrini, note del cellulare, blocchetti, tutto ciò che è utile a prendere appunti. Questo quando devo raccogliere suggestioni, idee su personaggi che si formano e su sviluppi di trama. Le idee possono venire anche quando sei fuori, al supermercato o a cena con gli amici. Poi quando scrivo davvero, lo faccio al computer. Ma in piena frase creativa è sempre bene portarmi dietro una penna e un foglio di qualsiasi genere.
Quando scrivi? Allodola, o gufo?
Assiolo, visto il titolo del mio nuovo romanzo. Per rispondere alla tua domanda, direi che sono più una allodola. Preferisco lavorare ai miei romanzi durante i pomeriggi in cui sono libero o di mattina nei fine settimana.
Coinvolto sempre in quello che scrivi, oppure distaccata/o?
Non riesco ad essere distaccato, almeno nelle primi fasi, ma è meglio così. È straordinario quando entri dentro la storia che stai scrivendo. Partecipi dei dolori e delle aspettative dei personaggi, dei loro gesti più nobili, di quelli più turpi. E poi non ti stacchi da loro. Ti sembra di vivere davvero in quel mondo che hai creato, anche solo durante ore dedicate alla scrittura. Ed è una fortuna. Nell’ultimo anno e mezzo grazie a un racconto ho compiuto un’impresa ciclistica sull’Alpe d’Huez, ho accompagnato lungo un romanzo il mio Libero Russo da vecchio nella sua Sicilia di oggi e per il romanzo appena pubblicato, Il verso dell’assiolo, sono tornato negli anni ’90 con la musica dell’epoca, un’alluvione e le occupazioni a scuola.
Scaletta ferrea, o sturm und drang?
Per iniziare creo una scaletta, ma poi non la seguo del tutto. Mi faccio guidare da quello che accade, dai personaggi, dai loro sbalzi di umore. Certo, però, devo avere in mente almeno il mondo in cui ruota la storia. Ma poi è la tempesta che ho in testa a dirottare la nave delle idee su lidi a me sconosciuti.
Metodico nella scrittura, oppure “quando-posso-non-so-se-posso”?
Scrivo “quando posso, come posso. Quando ne ho voglia, senza applausi o fischi”. Per “quasi” citare Guccini. Insomma, ho la fortuna di poter scrivere quando ne ho voglia e se non ne ho e possono passare anche mesi, amen, vuol dire che mi sto ricaricando per un periodo successivo e nuove storie.
Leggi molto? A noi piacciono i topi di biblioteca.
Rispetto alla media nazionale, alle statistiche, sono un lettore forte. Per me non è abbastanza. Ho la casa piena di libri da leggere e fuori c’è un mondo di romanzi e saggi che mi aspettano. Sui numeri non ti so dire esattamente. Non li conto. Mi interessa di più la qualità della lettura. Comunque per gli amanti delle cifre direi tra i 40 e 50 romanzi per anno.
I concorsi: nota dolente. Sì, o no?
Ogni tanto partecipo ai concorsi letterari. Possono essere utili per metterti in gioco e poi conoscere altri autori. Forse riprendo a partecipare proprio con Il verso dell’assiolo.
Progetti per il futuro?
In questo periodo sto limando un romanzo con Libero Russo, il mio personaggio già protagonista di altri miei lavori. Da vecchio, dovrà rientrare dal Nord in Sicilia e, per condurre una battaglia contro razzisti e mafiosi, metterà in piedi una banda sui generis. Insieme ai due nipoti Emma e Nabucco, assolderà Biagio Mamma Mia, un tipo che diffonde le canzoni degli Abba da un vecchio cd portatile, Paolo, uno sgangherato rider, Nina, giovane esperta in statue antiche di origini nomadi. E troverà un inaspettato alleato in Giovanni, mafioso locale convertito a passare dalla parte del “bene” con torture a base di giochi di intelligenza e letture e con un farmaco sperimentale che fa diventare “buoni”, ma guai a non mantenere le dosi al giusto livello…
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