Dagli studi condotti a livello internazionale, è emerso che le bambine e i bambini plus dotati necessitano di attenzioni particolari per non disperdere il proprio potenziale utile a sé stessi e alla società.

In Italia non vi sono né la tradizione né la cultura dell’accettazione della persona intelligentissima, che è vista e considerata come diversa. All’estero le scuole istituiscono percorsi specifici per i plus dotati; da noi vengono spesso dimenticati con il rischio che si trasformino in soggetti isolati dal mondo reale e con disturbi di vario genere. Per questo motivo, già da anni, le famiglie dei ragazzi plusdotati lottano affinché i loro figli vengano riconosciuti come portatori di bisogni educativi speciali, quelli che nel mondo della scuola vengono definiti con l’acronimo BES.
Il Ministero dell’Istruzione ha accolto queste istanze. Con la nota 562 del 3 aprile 2019,  il Miur ha definitivamente accettato di inserire gli studenti plus dotati tra gli alunni con bisogni educativi speciali (BES). Questo permette alle scuole di dedicare loro piani di studio personalizzati, che ne valorizzino il talento spiccato e evitino il rischio di emarginazione a cui spesso vanno incontro. Gli studenti che manifestano queste doti spiccate, quindi, hanno diritto a piani di studio personalizzati, che consentano loro di esprimersi al meglio. Grazie a questa qualifica, le scuole potranno personalizzare gli insegnamenti e valorizzare gli stili individuali di apprendimento.

Secondo le stime, circa l’8% degli studenti italiani sono plus dotati o con un alto potenziale cognitivo. Ragazzi con un quoziente intellettivo superiore alla media, a volte oltre i 130 punti, che dimostrano capacità di apprendimento e curiosità intellettuale molto sviluppate, che non vanno confusi con quelli che sono semplicemente degli alunni molto brillanti. Per gli studenti plus dotati è necessario avere molte attenzioni affinché si verifichi un loro inserimento proficuo nelle scuole.

Gli insegnanti generalmente si rendono conto in breve tempo quando si trovano davanti un’alunna/o plus dotata. L’accertamento ufficiale va poi riscontrato mediante dei test mirati. Il ragazzo plus dotato è molto curioso, fa domande approfondite specifiche, esprime idee particolari, è un attento osservatore, ha ottima memoria, è autocritico ed esprime una sensibilità fuori dal comune. A mio parere lo studente plus dotato va accolto e vanno soddisfatte le sue esigente intellettuali e culturali; diversamente, può sentirsi solo e magari provare a reprimere la sua intelligenza per sembrare uguale agli altri. Se non viene capito, la sua curiosità può trasformarsi in comportamento iperattivo. È necessaria una formazione specifica per lavorare con questi alunni, in quanto è giusto imparare a non farsi distrarre da una falsa interpretazione dei loro comportamenti a volte “disturbanti”.

Penso che sia necessaria una comprensione profonda dei loro comportamenti al fine di valorizzarne e veicolarne il potenziale mediante interventi mirati e precoci atti a individuare le peculiarità e le strategie didattico-educative idonee. Il team pedagogico a scuola deve redigere un percorso ad hoc che possa orientare il plus dotato a sviluppare il suo potenziale e consentirgli di autodeterminarsi nell’edificazione del suo progetto di vita. L’alto potenziale non va visto e vissuto come un vantaggio scomodo per l’alunno e anche per il docente, ma come arricchimento per la classe e per l’intera comunità. Ritengo che l’obiettivo fondamentale di docenti, educatori e genitori debba concretizzarsi nella logica della vera inclusione e della personalizzazione educativa. Le diversità vanno davvero fatte esprimere e accolte non solo sulla carta, ma anche nella realtà contestuale attraverso percorsi personalizzati. Va assolutamente evitato il senso di degrado, perdita e frustrazione nell’alunno che non si sente riconosciuto nella propria specificità, né aiutato a sviluppare l’effettivo potenziale di cui dispone.

FATTORI GENETICI E AMBIENTALI NELLA PLUS DOTAZIONE
La plus dotazione è data dalla componente genetica, ovvero è in parte innata, ma anche da quella ambientale e dalla commistione fra le due. Quindi dipende dall’interazione tra attitudini neurologiche di base e influenze ambientali, tra cui fattori socio/culturali e familiari.
La definizione di plus dotazione che comprende aspetti fondamentali della condizione è quella elaborata nel 1991 dal Columbus Group: “La giftedness è uno sviluppo asincrono in cui abilità cognitive avanzate si combinano con una profonda intensità dando luogo a esperienze interiori e consapevolezza che sono qualitativamente differenti dalla norma. L’asincronia aumenta con l’aumentare della capacità intellettiva. L’unicità dei gifted li rende vulnerabili e richiede modifiche nell’educazione, nell’insegnamento e nel counseling affinché possano crescere in maniera ottimale”. In tale postulato sono compresi tutti gli aspetti utili per definire la plus dotazione: abilità cognitive avanzate, vulnerabilità dei soggetti correlata alla loro unicità che necessita delle trasformazioni rispetto alle modalità con cui vi si relazionano genitori e docenti, asincronia nello sviluppo globale correlata alle alte competenze intellettive e contemporaneamente alla mancanza esperienziale legate alla tenera età.
Keating, Pfeiffer e Sternberg hanno composto una definizione per il plus dotato secondo cui egli possiede un’abilità eccezionale in un certo momento e in determinate aree fondamentali nella propria cultura di appartenenza.
Per l’Associazione Nazionale dei bambini gifted (National Associationof Gifted Children – NAGC), i soggetti con alto potenziale cognitivo raggiungono più elevati livelli nelle performance rispetto ai loro pari, e provengono da tutte le etnie, da tutte le popolazioni e da tutti gli strati economici senza alcuna distinzione. Tuttavia se il potenziale di un soggetto di questo tipo non viene sviluppato, si ha una perdita sia personale che sociale.

COME DEVE AGIRE UN INSEGNANTE CON UN ALUNNO PLUS DOTATO
Abbiamo visto che per riconoscere un plus dotato non serve che egli dimostri livelli eccezionali di risultati in un dominio di abilità generali, ma anche in un dominio specifico correlato ad una misura generale di QI. È evidente che il punteggio del QI è funzionale per l’identificazione di giftedness, ma non è sufficiente. Per definire come eccezionale un individuo e superiore alla media nei test di intelligenza, egli deve totalizzare QI di 130. Oltre al QI vanno tenuti in considerazione il contesto sociale e familiare in cui vive, al fine di comporre una cornice generale. A scuola, è necessario saper distinguere tra alunno plus dotato e alunno con capacità superiori alla media. Queste due condizioni presentano differenze sottili che per questo vengono spesso confuse.

Va fatta una distinzione tra condizione di talento, cioè quegli studenti che hanno capacità superiori ai pari età nell’ambito artistico, musicale e nelle arti figurative, e quella di plus dotazione, nel quale il soggetto dimostra di avere capacità cognitive superiori o molto superiori alla norma e/o abilità o competenze in uno o più ambiti accademici, o di leadership o di creatività.

Penso che in Italia venga dato troppo risalto all’aspetto dell’asincronia fra sviluppo cognitivo, intellettuale e sfera esperienziale. Purtroppo nelle nostre scuole non vengono accolti i plus dotati come avviene a livello mondiale. C’è quasi una sorta di timore, di sottovalutazione dell’alto potenziale, quasi che i soggetti plus dotati rappresentino invece che una risorsa per la collettività una diversità di difficile gestione. Secondo me è necessario cambiare il passo, aprirsi all’intelligenza. Sono dell’idea che bisognerebbe dare risalto alle capacità, permettere maggiormente lo sviluppo delle potenzialità per creare una società migliore non basata sull’omologazione, altrimenti il rischio è quello della continua fuga dei talenti e dell’abbandono scolastico nei casi peggiori. E tutti siamo responsabili di questo.

NOTA

L’intelligenza consiste essenzialmente nella capacità di risolvere problemi in qualsiasi settore della vita, quindi non ci riferiamo solo alla scienza. Un individuo intelligente è colui il quale sa individuare una soluzione adeguata e costruttiva in ogni conflitto relazionale, ma anche pratico. È anche capace di comprendere con chiarezza la propria sfera emotiva, dunque le istanze di un determinato malessere emotivo personale ed è in grado di esplicitare una decisa considerazione mediante il canale iconografico e/o scritto.

La misura del QI spesso viene integrata dallo studio di alcune peculiarità che sono presenti nei soggetti plus dotati. Gli scienziati hanno elencato alcuni segnali di un’intelligenza sopra la media.
1. Le persone intelligenti sono aperte a idee innovative e sono dotate di pensiero divergente, infatti vi è un grande legame fra intelligenza e creatività. Questo paradigma ha trovato conferma in uno studio svolto dalla London School of Economics and Political Science, secondo cui gli individui conservatori hanno un QI medio di 95 punti, invece le persone molto liberali arrivano a un QI di 106 punti. Fondamentale è dunque l’apertura alle esperienze e alle novità, in questo modo la mente è sempre attiva.
2. Le persone intelligenti apprendono un’altra lingua. L’apprendimento è indispensabile per sviluppare sempre più l’intelligenza. Una ricerca condotta presso il Georgetown University Medical Center ha evidenziato che i soggetti bilingui presentano una superiore area di materia grigia nei lobi frontali e parietali, che sono le aree del cervello interessate al controllo esecutivo. La materia grigia è formata da cellule che hanno il compito di elaborare le informazioni e agevolare il pensiero e il ragionamento, motivo per il quale essa è stata posta in correlazione con l’intelligenza e la capacità di risolvere i problemi.
3. Le persone molto intelligenti leggono di più. Ma cosa si legge? Alcuni tipi di lettura non sono incisivi in quanto troppo leggeri, altri invece favoriscono la riflessione. Anche l’immersione in un romanzo e nei personaggi in esso rappresentati è positiva. Uno studio condotto presso la Emory University ha scoperto che un buon romanzo funge da “massaggio terapeutico” per i neuroni che prosegue nel tempo. La lettura profonda mette in moto varie aree cerebrali, sia quelle interessate al processamento delle parole, sia la rete neurale di default, cioè quella posta in relazione con le risoluzioni geniali dei problemi e con l’intuizione.
4. Le persone molto intelligenti meditano. La meditazione fa bene al nostro cervello, poiché favorisce il rilassamento, l’attenzione, la memoria e potenzia l’intelligenza. Uno studio condotto presso l’Università della California ha messo in luce che le persone dedite alla meditazione per un’ora alla settimana per tre mesi, registravano un miglioramento importante nei test cognitivi, superiore a chi aveva seguito un percorso di allenamento cerebrale. I neuroscienziati hanno evidenziato inoltre che gli individui che meditavano avevano un migliore forma di comunicazione tra le differenti aree del cervello, nello specifico fra quelle correlate alla memoria, all’attenzione e alla comunicazione.
5. Le persone molto intelligenti sono versatili nel gestire le proprie abitudini. Le abitudini ci offrono sicurezza ma non veicolano lo sviluppo dell’intelligenza perché si vive in modo automatico senza sviluppare le connessioni neurali. Invece per risolvere i problemi servono l’elasticità e la flessibilità mentali, che si potenziano dando origine a nuove sinapsi. Un’indagine realizzata presso l’Università di Sydney ha evidenziato che vi è una relazione tra la plasticità neurale e l’intelligenza. Per potenziare la plasticità neurale bisogna avere nuovi stimoli, quindi è importante individuare nuovi modi per eseguire le stesse azioni.
6. I soggetti molto intelligenti si fanno molte domande e trovano le soluzioni più innovative e geniali collegando idee apparentemente non legate fra loro. Uno studio realizzato presso la Cornell University ha dimostrato come sia negativo considerarsi esperti in uno specifico settore, bisogna al contrario essere aperti e indagare, studiare, approfondire, imparare dalle nuove scoperte e da tutti gli aggiornamenti.
7. Le persone molto intelligenti dormono a sufficienza. Il sonno è basilare per il cervello. Le neuroscienze hanno scoperto che durante il sonno il cervello elimina i prodotti di scarto del metabolismo. L’assenza di sonno incide sulla la memoria, sull’attenzione e sul pensiero. Le indagini hanno riscontrato che, quando non si dorme, il cervello deve indirizzare energia verso la corteccia prefrontale, per consentire il pensiero. Infatti uno studio dell’Institute of Neuroscience and Medicine-4 in Germania ha scoperto che avviene un cambiamento nel cervello degli individui che non dormono abbastanza, si verifica dunque una sorta di instabilità cognitiva. Il riposo regolare permette di essere più lucidi e quindi di poter individuare le soluzioni più adatte ai nostri problemi.
8. Le persone molto intelligenti parlano da soli ad alta voce.  Gli psicologi della University of Illinois hanno scoperto che le persone che parlano da sole ad alta voce risolvono più quesiti e sono più contente delle loro performance. Ciò perché se un quesito è complicato, è più semplice cercare una soluzione se il pensiero viene trasformato in parole.
9. Alle persone molto intelligenti piace correre. I neuroscienziati della Harvard University hanno proposto ad alcune persone di correre per mezz’ora, intanto che altre facevano degli esercizi di stretching. Così hanno scoperto che correre potenzia il flusso sanguigno ai lobi frontali interessati alla soluzione dei problemi e al processo decisionale; inoltre, si è registrato un miglior controllo della sfera emotiva. Dunque correre aiuta la mente a essere libera ed efficiente.
10. Le persone molto intelligenti riposano quando serve. Da uno studio dell’Università del Texas è emerso che quando un individuo è esaurito, la corteccia prefrontale dimezza la sua funzionalità poiché si abbassa il flusso di sangue verso queste aree del cervello. Pertanto, non ci sarà chiarezza di idee e si manifesterà una difficoltà di concentrazione. Ciò non consentirà di prendere decisioni adeguate, né di elaborare soluzioni corrette ai problemi. Per sviluppare l’intelligenza bisogna dunque dormire fermandosi prima di finire tutte le energie.
Desidero sottolineare che vi sono anche caratteristiche oltre a quelle rispetto al piano cognitivo, alla sfera sociale ed emotiva, che riguardano matrici di sviluppo generale: camminare molto presto, intorno ai nove mesi; parlare precocemente ed esprimersi con frasi elaborate e complesse già a un anno e mezzo di età; l’eloquio spontaneo.