Un mercoledì di pareri contrastanti, che si sono dati (civilmente) battaglia nel Gruppo Facebook (ci trovate QUI). Nell’articolo, inseriamo un SÌ deciso, un NO altrettanto deciso e due pareri di chi sa di doversi adeguare alla novità, ma non ne è felice.

Federica Soprani, che ha presentato l’argomento di discussione, ha inserito anche una definizione. Leggiamola insieme: L’AI generativa è come un assistente creativo che può generare testi, immagini, musica e persino video basandosi su esempi che ha visto in passato. Non pensa come un umano, non ha opinioni o emozioni, ma può aiutare a creare contenuti velocemente. È un po’ come un super-auto-completamento avanzato: tu gli dai un’idea, e lui prova a svilupparla. È più un aiuto che un sostituto. Come una calcolatrice per chi fa i conti: non toglie il lavoro ai matematici, ma velocizza certe operazioni.

Federica Soprani lancia la discussione: Come molti già sanno, sono una sostenitrice dell’AI fin da quando si è affacciata timidamente (ma quando mai?…) nelle nostre vite. Correva il 2022, e mi capitò di vedere delle immagini. Lavorando come grafica da 25 anni sono sempre incuriosita dagli stili nuovi, ma quelle immagini sfuggivano davvero a ogni catalogazione. Poi un mio ex collega di lavoro mi spiegò che erano fatte con Midjourney. E mi si è aperto un mondo.

Da allora sono passati 3 anni di ricerche e studio, di notti insonni a provare e riprovare e riprovare il modo migliore per scrivere un prompt. Midjourney è cresciuto, dalla versione 1 alla 6.1, e a breve uscirà la 7. Sono cresciuta anche io, e ho iniziato a utilizzare gli LLM (chatGPT, Cluaude, Perplexity), e dalle immagini sono passata ai video. Non ho mai smesso di studiare, non ho mai smesso di tenermi aggiornata e di informarmi, perché, come tutte le rivoluzioni, anche questa necessita di sapere con cosa si ha a che fare. Partecipo a incontri organizzati nella mia città sui vari aspetti e applicazioni dell’AI, ho frequentato un paio di workshop e adesso inizio a tenerne anche io. Soprattutto, mi sono data la missione di aiutare chi non capisce, chi ha paura, chi vuole sapere che cosa sia questa tecnologia, e come possiamo usarla per migliorare le nostre vite, non per peggiorarle, che a quello pensa già la scemenza umana…

Cosa penso oggi dell’utilizzo o meno degli strumenti AI nel lavoro e nella creatività?

Possono sveltire e facilitare moltissimo certi lavori, permettendo di fare in 5 minuti cose che richiedevano 5 ore o 5 giorni. Quindi per me è SÌ.
Possono scrivere un romanzo al posto di un uomo? No, non da soli. O meglio sì, ma se dietro non c’è l’uomo (o la donna) che scrive i prompt giusti e soprattutto che ci mette le proprie idee, il proprio talento e il proprio stile, ne uscirà un banale e sterile esercizio tecnologico.
Possono editare e tradurre un libro? Vedi sopra, ma considerando il livello VERGOGNOSO di certe pubblicazioni UMANE (umane, poi…), storie scritte coi piedi, editate con le dita dopo essersi scaccolati e tradotte da gente che l’inglese lo ha studiato coi corsi in cassetta, forse l’AI può dare un piccolo aiuto.
Possono creare immagini, grafiche e video (senza rubare il lavoro agli artisti)? Sì, assolutamente sì, ma tutto va regolamentato adeguatamente, e per proteggere il diritto di autore sia da una parte (artisti umani) sia dall’altra (artisti che usano AI). Io personalmente mi sono data fin dall’inizio una regola etica: non usare mai come reference artisti e fotografi ancora viventi, ma gente morta da almeno due secoli. In questo mi aiuta il mio amore per la storia dell’arte e la capacità innata che mi segue da sempre di beccare gente che non si è mai filata nessuno, nemmeno le loro mamme, per centinaia di anni….
Mi sento in pace con la coscienza? Sì. Uso quotidianamente LLM e strumenti di AI generativa per il lavoro e le mie passioni, e cerco di farlo al meglio delle mie possibilità. L’AI ha avuto su di me l’effetto delle pastiglie del film Limitless, mi hanno spalancato un universo di opportunità che prima non potevo nemmeno immaginare, anche se, spesso, di notte non dormo, perché il mio cervello continua a promptare perfino nel dormiveglia. Ma ne vale la pena, assolutamente.

Vi lascio il link al mio canale Youtube, dove trovate un po’ di video e booktrailer che ho realizzato (QUI). Per qualsiasi dubbio abbiate sull’AI, nel mio piccolo mi rendo disponibile per aiutare.

Un deciso altolà arriva da Eward C. Bröwa: L’argomento è molto interessante, come proposto fino al punto interrogativo, ma trovo difficile partecipare al dibattito perché quella indicata come “definizione” è in realtà un’opinione, anche molto parziale, che implicitamente orienta la discussione. Infatti, per quanto qualcuno possa senz’altro usare l’AI come un aiuto, non è l’uso maggioritario; per i più è un sostituto, non un’integrazione. Dubito che non sottrarrà il lavoro ai matematici e, soprattutto, sono certo che non sia una calcolatrice, perché quella dà sempre lo stesso matematico “42” alla stessa domanda, mentre l’AI ne “genera” di varie e diverse.

Nel merito, io sono profondamente contrario, anche se ritengo che sia un trend non più arrestabile. Sono contrario perché sostituisce la capacità di pensare – sebbene non sia un vero pensiero – così che finiremo per affidarci a qualcuno/cosa che pensa per noi; se anche non volessimo farlo, saremo surclassati in velocità da chi usa questo strumento.
Sono contrario perché sostituisce la capacità di creare, anche se non è vera creazione, bensì scopiazzatura, così che tutte le creazioni finiranno per essere omologate e noi dimenticheremo come si fa.
Sono contrario perché ruba il lavoro altrui, perché sottrarrà posti di lavoro, ma soprattutto perché è stata addestrata e nutrita con la creatività altrui, alla faccia del diritto d’autore. Lo dice anche qualcuno ben più titolato di me, e se vi interessa trovate QUI l’articolo di Scott Turow “Il lavoro di una vita mi è stato rubato. Da alcune delle persone più ricche del pianeta”.
Sono contrario perché la nostra capacità di valutare i risultati che l’AI ci propone è minima. Se nell’ambito artistico mi piace/non mi piace è soggettivo, quando si passa a informazioni oggettive, finiremo per accettare come vere “realtà” che non lo sono semplicemente perché verranno dette, e ripetute, dall’AI.

Si inserisce Cinzia Fabretti: Anche a me la calcolatrice non pare un termine di paragone corretto, perché impostati i dati di una operazione quella ti dà al volo l’unico risultato possibile, quello esatto. In matematica c’è un solo punto d’arrivo, mentre in scrittura, pur fornendo i dati di partenza, cioè l’idea da sviluppare, la storia ha infinite possibili stesure, infinite possibili scelte di parole. Ed è in quelle scelte che l’autore infonde sé stesso, con tutti i suoi limiti e le sue potenzialità. Un racconto, un romanzo sono un dialogo tra autore e lettore, e io mi sarei sentita avvilita di sapere d’aver scambiato per tale qualcosa che non è. Perché una macchina non avrebbe mai voluto parlarmi, non è un essere umano. Sarebbe stato come un cane giocattolo, che si regala al bambino per illuderlo di avere un cane, senza avere la noia di un animale da accudire. Solo io da bambina avrei preso un simile regalo come un insulto?

Per questo, l’AI in scrittura non vorrei che si diffondesse. Federica Soprani ci assicura che una sostituzione come quella che paventavo non ci sarà mai e io ne sono sollevata, ma non del tutto certa, perché per età so quanto meschini e insidiosi possano essere tutti quelli che aspirano a un potere e a un successo, pur se vuoti e solo di facciata. Non quelli ambiziosi disposti a lavorare, insomma, ma quelli inetti che si credono furbi.

Esistono mille settori in cui la AI può essere preziosissima, ma in questo ambito vorrei che fosse proibita, anche se so che non è questa la strada che si sta aprendo.
Personalmente resterò più che mai una lettrice che cercherà di conoscere gli autori, e acquisterà quei libri che le risulteranno scritti ‘secondo natura’. Cioè brutti e imperfetti come solo un essere umano sa fare. Avrò sempre troppo da leggere  prima di morire, contando che avrò a disposizione anche tutto ciò che era già scritto prima dell’era AI.
Se poi discutiamo di AI in campo grafico, già ci avviciniamo di più a uno strumento, e quindi a qualcosa che non sostituisce, ma appoggia il lavoro di un artista. Come per ogni strumento, il suo uso improprio e improvvisato mi è sgradito. Molte ma molte cover, molti trailer, molte card create con l’AI non mi piacciono. Sanno di finto, di plastificato, di omologato. Sanno di fiori di plastica in vasi senz’acqua, che tanto non appassiscono. Ma che intristiscono scolorando sotto la luce e la polvere.

Conclude Fernanda Romani: Non sono contraria perché è inutile esserlo. Gli scrivani erano contrari all’invenzione della stampa, i produttori di carrozze e gli allevatori di cavalli erano contrari all’automobile. È servito a qualcosa?
Io, oltre ad appartenere alla categoria di chi scrive, faccio parte anche dei fotoamator*. Sapete a cosa eravamo contrar* noi che fotografiamo? A FotoShop. Quando uscì sul mercato eravamo sconvolti. Noi che non siamo professionisti, ma partecipavamo ai concorsi, abbiamo iniziato a dire: come manipoleranno le foto pur di vincere? Come potremo avere la sicurezza che una bella immagine è frutto di un ottimo scatto e non di una buona ritoccata? Chi organizzava concorsi si precipitò ad aggiungere una regola: chi mandava foto elaborate doveva dichiararlo (Che tenerezza…). Da anni nessuno se ne preoccupa più. Sapete perché? Perché ora le foto le ritocchiamo TUTTI.
Non sarà dichiarando la nostra ostilità alle AI che risolveremo qualcosa. Possiamo solo augurarci che vengano stilate leggi precise che ne regolamentino l’uso.
L’umanità ne farà carta straccia? Sì, certo. Lo ha sempre fatto, con qualunque legge e regola. Siamo sempre riuscit* a usare nel peggior modo possibile ogni scoperta tecnologica e scientifica e lo faremo anche questa volta.
Questo mi spaventa?
Moltissimo.

E voi… che cosa ne pensate?
Altri pareri li troverete nel prossimo articolo, che uscirà fra una settimana.

Dove trovare i libri di chi ha partecipato alla discussione:

Federica Soprani

Eward C. Bröwa

Cinzia Fabretti

Fernanda Romani

Copertina creata con Canva. Immagine free.