Lexla Laura, un’amica del Blog, ha mandato questo articolo su una mostra svoltasi nei mesi scorsi, a Montecatini. Un reportage di emozioni, molto personali.

La scrittura ha sempre fatto parte della mia vita, se a tredici anni mi chiedevano cos’avrei voluto fare da grande rispondevo: “La Scrittrice”.
Avevo ben chiara la scuola che avrei voluto frequentare: il liceo classico. Idea che si è presto infranta contro chi aveva più esperienza di me: “Il liceo classico non serve a niente, farai ragioneria così avrai in mano un lavoro”.
Nonostante tutto, nel corso degli anni, mi sono sempre imbattuta nella scrittura, quasi come se mi cercasse; ed in questo caso fu proprio un “regalo di Natale”.
Quest’anno, per le feste natalizie, il mio compagno mi ha portato a Montecatini Terme, non nasconderò il vero motivo, il mio animo, che vive in un mondo fantastico, desiderava visitare la casa di Babbo Natale, attrazione molto famosa per la piccola cittadina.
Potrete quindi immaginare la mia gioia quando ho scoperto che al MO.C.A, situato dietro l’albergo in cui ero ospitata, si teneva la mostra: “Lo sguardo delle parole”.

Il MO.C.A, (acronimo di Montecatini Contemporary Art), è situato in un luogo d’eccezionale importanza storica e culturale, il Palazzo Comunale risalente al novecento. Questo spazio espositivo, dedicato all’arte contemporanea vede la sua nascita il 4 dicembre 2012. Per approfondire vedi: http://www.mocamontecatini.it/

LA MOSTRA

“Lo sguardo alle parole”

dal 4 dicembre 2014 al 22 marzo 2015

Quattro sale tematiche per dare un volto ad alcuni nomi che “abitano” da una vita in tutte le nostre biblioteche, librerie e scaffali. Un progetto unico che ha unito letteratura e fotografia. In un’era in cui abbiamo quasi dimenticato la fotografia analogica, eccoci pronti a riscoprire questo eccezionale materiale, proveniente da un passato nemmeno troppo remoto, di immenso potere emozionale ed espressivo.

Ben trentacinque eccezionali scatti e volti popolavano le sale del MO.C.A.; tra i più celebri: Charles Dickens, Edgar Allan Poe, Alessandro Manzoni, Italo Svevo, Émile Zola, Gustave Flaubert, Giuseppe Verga, Oscar Wilde, Ernest Hemingway, i fratelli Grimm, Rudyard Kipling, Hans Christian Andersen, Marcel Proust.

Quale modo migliore di rendere omaggio a questi fantastici talenti che hanno accompagnato la nostra vita, la nostra crescita, che hanno plasmato il nostro piacere per la lettura!

Per questi meravigliosi scatti possiamo ringraziare i Fratelli Alinari, l’azienda più antica al mondo che opera nel settore dell’immagine, della comunicazione e della fotografia. Fu fondata a Firenze nel 1852 e a testimoniare il percorso di evoluzione e crescita, la loro collezione, vanta oltre 4.000.000 di fotografie di proprietà. Per approfondire: http://corporate.alinari.it/it/

L’occhio magico di chi ha fermato quegli attimi appartiene ad alcuni dei più grandi maestri della fotografia come: Biow, Lipnitzky, Harlingue e Nadar.

Girando per queste sale,  perdendomi tra i ricordi, ho potuto inoltre ammirare splendide citazioni riportate sui pannelli divisori e meravigliosi “ferri del mestiere”.

Erano presenti, provenienti dalla collezione Olivetti-Severi, incredibili pezzi di storia tra cui: una Mignon Aeg con un tasto “speciale” riportante il simbolo delle Ss, la Lettera 22 della Olivetti, la Underwood “portatile” di Hemingway, la Olivetti M40 e molte altre.

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Potete immaginare la mia meraviglia difronte a un pezzo di storia sui cui aveva posato le mani niente meno che Hemingway.

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All’uscita della mostra, in fondo all’ultima sala, era posizionato un grazioso cestino con tanti piccoli fogli arrotolati e fermati da un cordino marrone. Si era invitati ad estrarne uno dal mucchio e così ho fatto.

Nel mio ho trovato questa citazione: “Non importa che sia nato in un recinto d’anatre: l’importante è essere uscito da un uovo di cigno”, di Hans Christian Andersen. E allora ho pensato che fosse proprio la frase giusta per me.

Non importa come sei classificato dall’esterno, importa ciò che tu sei. Non importa che gli altri sappiano che sono un’impiegata, importa ciò che so di essere io: una scrittrice.

Da allora lo tengo sempre con me, ancora arrotolato con il suo cordoncino e, ogni tanto, nei momenti di sconforto, quando rimpiango di non aver fatto il classico e di non aver potuto fare lettere, lo riguardo e penso: non importa.