A quante ricorrenze siamo arrivate, con questa del 2017? Perché oggi è il giorno sulla violenza contro la donna, no? Un giorno all’anno, tanto per far vedere che sì, ci siamo, e che no, non siamo tutte puttane (perché quelle cattive mica sono donne, sono puttane. Lo sanno tutti).

È dal 1999 che si dice no alla violenza di genere, ma dopo 18 (diciotto!) anni non è cambiato niente, anzi la situazione è peggiorata. D’altronde, in un Paese in cui un’attrice che denuncia una molestia viene additata come furbetta (per essere gentili) non è che mi aspetti di meglio.

A proposito, gente, ci avete fatto caso?

Ogni volta che un artista, attore, scrittore, giornalista e quel che cavolo è, commette un abuso, o una molestia, ruba, picchia, spaccia e compagnia cantando, la frase di rito è una sola: bisognerebbe scindere l’uomo da ciò che fa, l’essere umano dalla sua carriera. Giusto. Sacrosanto. Guarda Cosby, che è nero… ehm no, ho sbagliato esempio.

Ogni volta che un’artista, attrice, scrittrice, giornalista e quel che cavolo è, denuncia un abuso, o una molestia, viene derubata, picchiata, drogata e compagnia cantando, la frase di rito è: eh, ma perché non l’ha detto subito? Niente niente è un po’ mignotta, furba, scaltra, bugiarda?

La donna rimane sempre donna, non può essere scissa dal proprio ruolo. Questa benedetta femmina solo un mestiere sa fare, perché (l’ho sentito con le mie orecchie) da quando è bambina usa la sessualità per comprare l’attenzione dei maschietti. Potrebbe essere altrimenti?

Se Luis CK si masturba davanti ad aspiranti comiche, forte del ruolo che ha, e lo ammette pure, rimane comunque un genio nel suo campo, un comico assoluto e spettacolare. Puoi star sicuro che chili di giornalisti (sì, chili) dedicheranno alla sua persona memoriali degni di Martin Luther, neanche si fosse spaccato una gamba e fosse impossibilitato a giocare a calcio. Non vede la propria carriera andare in frantumi perché è malato e ha approfittato di una posizione di prestigio per fare i suoi porci comodi, no… diventa un uomo alla deriva perché cinque o sei cattive hanno parlato dopo anni di ciò che accadeva in quel suo mondo, e ci si chiede perché dopo anni.

Perché le denunce sono a tempo, non lo sapevate? Hai tipo tre minuti per parlare, poi dovrai tacere per sempre. Per sempre.

Come Asia Argento, per tirarne fuori una dal mucchio, che per molti sarà una poco di buono a vita, che non può e non potrà parlare perché… ehi, non è mica stata violentata, scherziamo?

È allucinante. Tutti a scendere in piazza, il 25, a battersi il petto con gli striscioni e le scritte rosa, perché diciamo #noallaviolenza, e poi siamo sempre lì: se non vedo il nero intorno all’occhio, le parti intime devastate, l’utero frantumato e due denti rotti, tu per me non sei stata una vittima e, come minimo, devi darmi qualche prova che non ne hai approfittato.

Questa è la giornata contro la violenza del 2017. Una pagliacciata. E sapete perché lo è? Perché tutti tacciono. È normale. Normale che si esaltino le gesta dei carnefici e si sopprimano i meriti delle vittime. Normale che si parli sottovoce della tizia che forse ha fatto un lavoretto al capo per stare dove sta, chiudendo gli occhi davanti al lui di turno che sta chiudendo la zip dei pantaloni. Normale.

Andate in piazza, andate a gridare.

Urlate che le donne maltrattate, quelle vere, sono solo quelle con le costole fratturate, mica quelle che stringono i denti e mandano giù, perché forse finirà e riuscirò a coronare un cazzo di sogno che rincorro da quando sono piccola.
Se sei famosa e hai i soldi, bella mia, di che ti lamenti?

Tutti in piazza, andate.

Il 25 novembre, in fondo, è diventato un po’ come il Natale: si impacchetta il regalo col nastro rosso e la carta lucida, ci si sorride e si canta tutti insieme, e poi chi si è visto si è visto.

Continuiamo così, siamo sulla strada giusta. L’ago e il filo, nonché il camino acceso e dieci figli a cui badare, sono proprio lì, dietro l’angolo.

L’immagine è di Raffaella Fasano photographer.