Giusy Giulianini entra a far parte dello Staff di Babette Brown con un ‘colpaccio’: Fabio Mundadori, scrittore, direttore editoriale della collana ‘Comma 21’ di Damster Edizioni… e tanto altro.

Quella di Fabio Mundadori per il mistero è una passione che viene da lontano, addirittura dalle elementari, quando leggeva le storie ‘gialle’ di Topolino invece di giocare a pallone; continuata più tardi con la lettura di classici dell’investigazione; sfociata anche nel gusto per la fantascienza e il fantasy. Per non parlare del suo entusiasmo per il fumetto, o la graphic novel che dir si voglia, e la sua apertamente dichiarata cinefilia.

Ciao a tutti, grazie Giusy per la bella presentazione e grazie a Babette Brown per l’ospitalità sul suo blog.

Fabio, tra tante modalità espressive che ti affascinano perché hai scelto proprio la narrativa per raccontare le tue storie?

La risposta è abbastanza semplice. Considerato che come disegnatore e cameraman sono abbastanza scarso, scrivere è l’unico modo in cui riesco a raccontare in maniera decente.

Le tue opere, racconti o romanzi che siano, mostrano una propensione alla contaminazione tra generi letterari: poliziesco, horror, paranormal, fantasy. Tu credi che il mush up – ovvero la rivisitazione di testi classici con apporti horror, paranormal, fantasy, ecc – sia applicabile in Italia e con quali risultati sulle vendite?

È certamente applicabile, anzi a mio avviso è già stato fatto in passato, magari non su storie specifiche, ma a livello di osmosi tra generi: mi piace l’esempio di “Profondo Rosso” che è in tutto e per tutto un giallo classico, ma presenta contaminazioni horror, paranormal (e anche splatter se vogliamo, anche se all’epoca non si chiamava ancora così) molto profonde. In generale credo che la contaminazione sia un arricchimento per qualsiasi genere.

Di recente, hai dichiarato che ciò che attira il lettore verso il genere noir, successo che in tempi di crisi dell’editoria sembra non conoscere battute di arresto, è la passione per l’indagine, in definitiva quindi per il mistero. Spesso però, nel noir un’indagine non c’è. Anzi, a volte, sappiamo fin dall’inizio chi è il colpevole…

Forse più che di mistero dovremmo parlare di problemi e soluzioni: se è vero che nel noir può non esistere l’indagine deduttiva tipica del giallo, è pur vero che alla base della storia c’è sempre un crimine e lo scopo dell’investigatore magari non è assicurare un colpevole alla giustizia, ma portare a termine una vendetta o scoprire qualcosa del suo passato. In questo senso ritengo che il noir sia una metafora del quotidiano: la ricerca di soluzioni ai problemi che fanno parte della vita.

Piero Colaprico, inviato di cronaca nera di Repubblica e scrittore, tra tutti i termini con cui è identificato il genere sostiene di preferire il tedesco krime (abbreviativo di kriminalroman) per una storia che racchiuda un delitto, un investigatore e un’indagine. O almeno uno dei tre elementi. Tu che pensi della pletora di definizioni che si applicano al genere, spesso confondendo il giallo con il noir?

Per come la vedo io, ognuno di quei termini è una sorta di contratto che l’editore firma con il lettore, impegnandosi a fargli trovare in quel libro un certo tipo di storia che rispetta determinate “regole” (termine bruttissimo da utilizzare parlando di scrittura, ma non me ne vengono altri) legate al genere, ma dovremmo dire sotto genere poichè il principale in linea teorica sarebbe il mistery (coniato un po’ prima di krime). Purtroppo, non sempre questo ‘contratto’ viene rispettato: la maggior parte delle volte per motivi ‘commerciali’ si tende a usare l’etichetta che in quel momento vende di più. Quanto alla diatriba giallo/noir penso che sia limitante spiegare il noir facendo riferimento al giallo: sono due generi distinti che possono vivere di vita propria. La dualità con la quale spesso li si lega non ha ragione di essere. Sarebbe come cercare di parlare del miele attraverso le differenze con lo zucchero, un gioco che regge fino a un certo punto ma che, appena si scende in profondità, diventa difficile. Non aiuta poi vedere, anche su quotidiani a grande tiratura, ottimi articoli sul noir corredati però dalla foto di Agatha Christie.

Diapositiva1Dal 2012, tu sei presidente di giuria per la sezione editi di ‘Garfagnana in giallo’, uno dei concorsi più prestigiosi per scrittori di tale genere. La lettura di tanti autori, anche ottanta o novanta per edizione, influenza in qualche modo la tua ‘voce’ di scrittore?

In realtà ciò che arriva a me è frutto di una preselezione e quindi ‘le voci’ sono molte di meno. In ogni caso, credo che tutto contribuisca a ‘influenzare’ la voce di uno scrittore, ma poi entra in gioco quel processo di metabolizzazione che nei fumetti ha il nome ben preciso di cartooning. Ogni disegnatore, insomma, ritrae figure reali o di fantasia attraverso la propria visione. Un esempio classico è quello di Topolino, per il quale i vari artisti, pur sforzandosi di restare fedeli all’originale, hanno introdotto piccole ‘personalizzazioni’ che comunque ne fanno un personaggio molto diverso dal Mickey Mouse di Disney.

A proposito di ‘Garfagnana in giallo’, penso ai tanti concorsi destinati ad autori del genere giallo-noir: Il Premio Gran Giallo Città di Cattolica, il Premio Alberto Tedeschi il Nebbiagialla, il Courmayeur Noir Festival, la Provincia in giallo, il Giallolatina, il Giallocarta, il Premio Romiti, Il GialloStresa e altri ancora. Esiste un dialogo tra tutte queste manifestazioni per adottare comuni linee guida di giudizio delle opere?

Be’, il comune giudizio delle opere credo sia chiedere troppo. Da poco però esiste una sorta di ‘rete’ tra alcuni dei premi che hai citato per evitare quantomeno sovrapposizioni di date tra le varie manifestazioni. Siamo a livello sperimentale, ma questo tipo di collaborazione sta già dando i primi frutti.

Chi vuole saperne di più trova tutto sulla pagina Facebook de “Le città del giallo” a questo indirizzo https://www.facebook.com/Le-Citt%C3%A0-del-Giallo-446078285581795/?fref=ts

Da pochissimo, inizio 2016, tu hai assunto il ruolo di direttore editoriale della nuova collana specializzata in noir, giallo e thriller dell’editore Damster: “#comma21”. Che tipo di sfida è per te questa nuova avventura e come ti proponi di renderla diversa dalle collane di pari genere di altre case editrici?

È una sfida importante soprattutto nel ripagare la fiducia di Massimo Casarini che mi ha affidato un compito non facile ma che affronterò con passione. ‘#comma21’ sarà per forza di cose differente, perché avrà una personalità tutta sua, frutto del mio lavoro, di quello dell’editore, dei collaboratori e soprattutto degli autori che pubblicheranno nella collana.

Tu non perdi occasione per affermare che hai solo iniziato il tuo percorso di autore, nonostante i riconoscimenti e gli incarichi prestigiosi che hai ricevuto. Hai un progetto che non hai ancora potuto realizzare ma a cui non vorresti rinunciare? Io credo di conoscerlo ma…

Proprio perché ho appena iniziato il mio percorso i progetti sono tanti e molti ancora da realizzare, uno su tutti è poter collaborare alla nascita di un Festival del Giallo a Bologna.

Chiara, la tua compagna, è una lettrice appassionata, non meno di te. Collabora alle stesure preliminari delle tue opere, magari in veste di editor, come spesso accade alle compagne degli scrittori?

Sì, a lei tocca (passatemi il termine) il lavoro sporco, nel senso che certi capitoli se li rilegge anche dieci volte, ognuna in una versione differente, ma se la cava benissimo. Ha forse un unico difetto (se possiamo considerarlo tale): a volte forse è troppo buona, ma va bene così.

OoO

La passione di Fabio Mundadori, per il mestiere di scrivere ma anche per quello di promuovere la diffusione delle opere altrui, si impone con evidenza conoscendolo e da queste righe. Per quanto mi riguarda, il progetto di un dialogo tra “Le città del giallo” e il suo sogno di un Festival del Giallo a Bologna, che riunisca e dia forza alle tante voci che la animano, mi coinvolgono e mi entusiasmano.

Note biografiche su Fabio Mundadori

Nasce a Bologna il 16 gennaio 1966, ma vive a Latina, dove si occupa di sistemi e sicurezza informatica. Ha sempre amato la lettura e pur cercando di leggere di tutto preferisce la fantascienza, l’avventura e il giallo. Ama anche i fumetti e il cinema che, attraverso registi come Tim Burton, Ridley Scott, George Lucas e Steven Spielberg, gli ha insegnato “la grammatica del trasmettere emozioni”.

Scrive di giallo, thriller, fantascienza e horror dando più volte prova di amare la contaminazione tra generi. Vince nel 2008 il concorso di racconti Giallolatino e nel 2011 il Garfagnana in giallo.

Dal 2012 è presidente di giuria nella sezione editi di ‘Garfagnana in giallo e dal 2016 è Direttore editoriale di Comma 21, la nuova collana noir di Damster Edizioni.

A maggio, sempre per Damster Edizioni, uscirà L’altra metà della notte, il suo terzo romanzo.

La fotografia è di Cinzia Volpe.