Ora poteva vedere la città, illuminata come una galassia, come una delle incredibili immagini trasmesse dal telescopio Hubble, ogni automobile una stella, ogni casa un sistema solare di luci. L’inquinamento la faceva lampeggiare e tremolare.
Sotto di lui correva l’autostrada Torino-Savona, con la lunga fila di formiche luminose. Una striscia nera in un nero più intenso attraversata da scatolette con radio accese, camionisti che trasportavano mobili da assemblare e tritura d’ossa di pollo per gli hamburger. Dentro c’erano Paolo, Alessio e Carla che andavano a casa da Clara e Francesco e da altri Paolo e Alessio. In quelle bolle di luce, perse in un quadro d’insieme che arrivava fino ai confini dell’oblò quei nomi diventavano grumi di desiderio, fallimenti in viaggio su uno scalare di marce che li portava in circolo dalla sera alla mattina verso l’abbandono dei propri timori, l’occultamento di qualche fragilità.
Guardò la città avvicinarsi a grande velocità, un corpo tra il giallo e il celeste, percorso da luci vibranti e arterie nere, appena illuminate dal bagliore di qualche metastasi in movimento. Pensò che in certe zone la metropoli si stava sfiancando nella ricerca di un’identità che non trovava: fabbriche che diventavano officine per aperitivi, giardini d’asfalto occupati da immondizia. Avevano rallentato.
Ormai poteva vedere i quartieri sezionati dalla traiettoria del volo. Come un bisturi scivolarono sulla pelle notturna di Torino e quando l’aereo virò accordandosi alla pista di atterraggio di Caselle ne vide il percorso intimo; era la risega della lama quando apre la carcassa di un morto percorrendo una breve curva per aggirare l’ombelico di una pancia inerte che racchiude viscere, intestini, organi in stasi, un bolo fermo per sempre nella bocca dello stomaco.
Sorvolando l’ultima periferia di Torino il commissario pensò a quelle strade, e alle case che ci si affacciavano ininterrotte per chilometri, si rese conto che in quegli ultimi anni i quartieri della cintura si erano trasformati in una zattera di migranti, una deriva persa nel mare che tentava un attracco improbabile al Centro, alla Crocetta, alla Collina, a brandelli di San Salvario, a Cit Turin, Pozzo Strada e il Valentino. A quello che rimaneva della città. Un impacciato tentativo di ancorarsi a quel barlume di ricchezza e potere che era rimasto aggrappato alle vecchie dinastie.
Il rischio di quella gente era prendere il largo, traversare chilometri di incertezza, di disagio, di inadeguatezza, lavori precari e piccolo abbecedario criminale. Pensò a Damian che teneva duro vendendo libri usati, il bar di fronte a casa sua che serviva dodici caffè al giorno, l’accordatore di pianoforti che passava le giornate seduto sullo scalino del negozio a fumare, negozio che era anche la sua casa, e di Lea, la cagna. Che non faceva altro che mordersi per strapparsi di dosso le pulci. Quanto avrebbero resistito?
Era una periferia ormai comune, tessera dello stesso puzzle che andava a comporre con i quartieri del sud d’Italia e del mondo. A Mirafiori, in via Artom, c’era scritto Napoli colera. Esattamente come lo si poteva trovare scritto allo Zen, al Cep, al Brancaccio, a Quartoggiaro, al Librino, a Rione Sanità, ai Ponti del Laurentino, a Tor Bellamonaca.
Perché tutti odiano ciò che assomiglia. E la miseria è uguale in ogni periferia del mondo. I ragazzi di pattuglia ogni sera gli raccontavano la stessa musica. C’era la paura di non farcela. La stessa oppressione che cantavano quei cantanti neo-melodici che andavano per la maggiore dagli stereo dei napoletani in cella, quelle canzoni di amori disperati, tradimenti, relazioni impossibili, addii, vicende di droga, di galera, di giovani persi nella delinquenza. Solo ora che attraversava a quattrocento chilometri all’ora quella città si rendeva conto che la periferia di Torino era scomparsa, pezzo per pezzo stava andando a incollarsi alle periferie del Sud. In un suicidio cantato a squarciagola in bello stile napoletano.
Titolo: Mentre Torino dorme.
Autore: Fabio Beccacini.
Genere: Noir.
Editore: Fratelli Frilli Editori.
Prezzo: euro 4,99 (eBook); 10,97 (copertina flessibile).
Torino, giardinetti Italo Calvino. Due parcheggiatori abusivi trovano il cadavere di una ragazza con i polsi e le caviglie legati in un magazzino abbandonato dietro al campo da bocce. Quadrilatero Romano, il titolare di un’agenzia matrimoniale specializzata in truffe sentimentali viene freddato nel suo ufficio con diciassette colpi di pistola. Il commissario Giorgio Paludi rientrato forzatamente dall’aspettativa si addentra in un indagine impossibile: dalle case popolari al nuovo ‘ghetto’ di San Salvario, dagli ex quartieri FIAT, alla collina che domina il Po. Una sottile linea rossa unisce la periferia della città alle altre periferie d’Europa. Una madre surrogata di San Pietroburgo, un hotel di lusso del centro di Varsavia, un autobus carico di modelle che attraversa paesini sperduti della Transilvania, una bionda da strappare il cuore che traffica in cocaina. Da Budapest alla frontiera moldava, dal Mar Baltico a Piazza Vittorio. Una resa dei conti criminale si è data appuntamento in città. Un’indagine dalle mille facce che Paludi cerca di decifrare scivolando tra le strade che l’hanno adottato. Una Torino bellissima e affascinante, sospesa sulla fine dell’inverno come un gioco di prestigio.
OoO
Pubblicato da Fratelli Frilli Editori per la Collana “I Tascabili Noir”, “Mentre Torino dorme” è il nuovo romanzo di Fabio Beccacini. Ho fatto cenno (QUI) all’accusa di “istigazione alla devianza” e di lesione del “buon costume” e della “cultura italiana” da parte di un lettore che, indignato, ha scritto alla Casa editrice, chiedendo che il libro fosse ritirato. Per nostra fortuna, ciò non è avvenuto.
Con quest’opera, Fabio Beccacini ci propone la quarta indagine del commissario Giorgio Paludi, una storia complicata in cui, come sempre, Torino è la comprimaria affascinante. Un uomo è stato ucciso con una gragnuola di proiettili; una ragazza è stata trovata cadavere in un parcheggio. Nessun legame fra i due casi, sembra; eppure, Paludi –costretto a rientrare in servizio- fa presto a collegarli.
Un’indagine che sembra non finire mai, perché a ogni pagina si apre un nuovo filone, come se qualcuno tagliasse ripetutamente un’arteria per farne sgorgare nuovo sangue. Dalle sperdute periferie di un’impietosa Torino invernale, agli altrettanto paesini sperduti della Transilvania; dalla Moldavia a Budapest; da Piazza Vittorio alle sponde del Mare Baltico. Un’angoscia comune marca tante periferie europee. Ogni volta, a Paludi sembra di avere afferrato la verità e la soluzione del caso; ogni volta, l’indagine si apre su un nuovo desolato spiraglio. La soluzione arriverà, alla fine, con un finale sconvolgente e amaro.
“Mentre Torino dorme” vuole un lettore attento e partecipe, anche se la complessità della struttura non va mai a scapito della lettura: si segue la vicenda e si sacramenta insieme a Paludi, ogni volta che dobbiamo ricominciare da capo. Siamo solidali più che mai con il commissario, che procede a testa bassa pur in mezzo a difficoltà, inganni, trappole. Paludi, cinquant’anni, tosto, ci ricorda certi detective “all’americana” che hanno colpito il nostro immaginario di adolescenti alle prese con i primi gialli hard boiled.
Accanto a lui una miriade di personaggi, ciascuno dei quali portatore di un frammento di verità, ma anche di bugie. Un romanzo corale, una sorta di ricamo in cui tutti i punti hanno valore, perché tutti portano un filo sottile che contribuisce a creare il disegno finale.
Fabio Beccacini imprime alla storia un ritmo veloce, con alcuni momenti di riflessione che ci fanno tirare il fiato. E ne sentiamo il bisogno. La storia è dura, spietata, verosimile purtroppo. Con buona pace del Signor Censore.
OoO
Fabio Beccacini è nato a Imperia nel 1977. Scrittore e sceneggiatore, vive a Torino da molti anni. Ha pubblicato i romanzi Via del Campo (2003), Giorgio Paludi, 44 anni il giorno dei Santi (2008), Sushi sotto la Mole (2010), Ultimi Fuochi per Paludi (2011) tutti editi da Frilli Editori. E’ uno dei fondatori del gruppo di scrittori Torinoir. “Mentre Torino Dorme” è la quarta indagine del commissario Giorgio Paludi.
Commenti recenti