Giappone, decimo anno dell’era Meiji (1877). Una nave approda a Yokohama. Ne scende uno straniero: Edward Sylvester Morse, americano, 39 anni, naturalista.
Le conchiglie sono da sempre la passione di Edward. Marinava la scuola per andare in spiaggia a cercarne. Crescendo, questa mania ha fatto di lui un esperto mondiale in fatto di brachiopodi. Sbarca in Giappone, paese che per due secoli era stato proibito visitare, proprio allo scopo di cercarli e classificarli.

EDWARD SYLVESTER MORSE

La nuova era, che segna la fine degli Shogun e la restaurazione del potere imperiale, ha fame di esperti stranieri. Subito viene proposta a Edward la cattedra di zoologia dell’università di Tokyo, appena fondata. Accetta e per tre anni, oltre a insegnare lì, si guarda intorno. L’abitudine a classificare conchiglie ha fatto di lui un ottimo osservatore. “Lascia perdere quei dannati brachiopodi” gli consiglia un collega, “tu devi fare cose più importanti.
I fatti gli danno ragione. In tre anni scopre siti preistorici, diventando il fondatore dell’archeologia giapponese. Inoltre osserva, disegna e classifica le case: da quelle dei contadini, con il tetto di paglia su cui sbocciano gigli selvatici, alle dimore dei daimyo, e poi botteghe, templi, palazzi.
Frutto di questo enorme lavoro è un libro, “The japanese houses and their sorroundings” (le case giapponesi e dintorni) che ancora oggi è un punto di riferimento per gli architetti o per chiunque si interessi all’argomento. Grazie a esso, rimane traccia di ciò che doveva essere il paesaggio urbano prima che venisse distrutto da incendi, terremoti o dalla rapida modernizzazione del paese.

CASA TRADIZIONALE CON TETTO DI PAGLIA

Oggi le case con il tetto di paglia si vedono solo in alcuni villaggi, che le preservano a scopo turistico. Anche i tetti di tegole smaltate, in tutte le sfumature dal grigio al blu, stanno diventando rari: la nostra casa, essendo una dimora tradizionale, ce l’ha, ma i tetti dei dintorni sono perlopiù in lamiera.
Le costruzioni attuali si possono suddividere in quattro generi: biru (deriva da buildings, vuol dire grattacieli o comunque edifici alti), manshon (palazzine), apàto (appartamenti) e villette unifamiliari. Queste hanno ancora una struttura portante in legno, prefabbricata. Il resto è cemento, acciaio e materiali tecnologici.
Malgrado ciò, alcune idee tradizionali che riguardano la casa sono sopravvissute. Hanno radici profonde nell’animo della gente e continuano a esprimersi nel modo di abitare.

CASA TRADIZIONALE CON IL TETTO DI PAGLIA (INTERNO)

La prima e più importante, è l’idea di kogare: vuol dire impurità o contaminazione, in senso reale ma anche metaforico.
La casa in passato era composta da una parte “sporca” con il pavimento di terra battuta e una “pulita” con il pavimento di tatami (stuoie di paglia). Nella prima si trovavano cucina, latrina e locali di servizio: lì si circolava con i sandali. Nella seconda si entrava (o meglio si saliva, essendo rialzata rispetto al terreno) scalzi. Ancora oggi, quando arrivano ospiti si dice loro “Prego, salite!“. E nell’ingresso si tolgono le scarpe, riponendole in un apposito scaffale.

DISEGNO DI UNA CASA TRADIZIONALE (E. S. MORSE)

Togliersi le scarpe, oltre a essere una cosa assolutamente gradita a chi deve pulire la casa, ha pure il significato di lasciare fuori lo “sporco” in senso metaforico: la contaminazione, la sfortuna. Quella del piccolo insetto che abbiamo calpestato senza accorgercene o quella di persone i cui passi, per strada, hanno incrociato i nostri. Tutto questo deve rimanere fuori.
Il concetto di kegare non riguarda soltanto le case o le scarpe. A Shikoku, paese natale di mio marito, visitammo uno degli 88 templi che fanno parte del famoso pellegrinaggio. Stavo per accendere una candela accostandola alla fiamma di una già accesa, ma un pellegrino mi fermò con aria allarmata. “Non farlo! Usa l’accendino. La disgrazia di chi ha acceso quella candela potrebbe contaminare la tua.

INTERNO DI UN TEMPIO CON PAVIMENTO IN TATAMI (YAMANASHI)

Tornando alle scarpe, nel Giappone feudale i personaggi importanti avevano un custode delle calzature che li aiutava a toglierle, poi a rimetterle al momento di uscire. Toyotomi Hideyoshi, secondo dei tre unificatori del paese, cominciò la sua carriera come custode dei sandali del suo signore, Oda Nobunaga (1534-1582).
I comuni mortali invece devono togliersi e rimettersi le scarpe da soli stando in piedi, sovente in spazi ristretti dove altra gente entra o esce. Se state progettando un viaggio in Giappone, perciò, scordatevi le scarpe con le stringhe!

Oggi i pavimenti di cucina, bagno e corridoio sono in materiali lavabili, come PVC o laminato. Gli ambienti di soggiorno o quelli in cui si dorme, in molte case hanno ancora il pavimento di tatami. Queste stuoie di paglia, spesse 4 cm, hanno una misura standard: 3×6 shaku, circa 90×180 cm. La superficie di edifici e aree edificabili non si misura in metri quadri ma in tsubo, superficie che equivale a quella di due tatami.

TETTO DI UN EDIFICIO TRADIZIONALE (SHIKOKU)

Camminare scalzi sui tatami è pura goduria. Sono confortevoli, caldi in inverno e freschi d’estate: le righe sottili della paglia intrecciata (per essere precisi, si tratta di un’erba chiamata kaya) e i bordi, di stoffa scura o con disegni, danno una sensazione di ordine. Riuscire a tenerli puliti non è così difficile, perché il rivestimento è idrorepellente: basta strofinarli con uno straccio umido, ben strizzato.
Se proprio diventano sporchi o rovinati, è possibile far cambiare il rivestimento. Quando si fa così, per un po’, in casa aleggia un profumo di fieno. Mi fa venire nostalgia delle nostre montagne.

C’è chi in casa usa ciabattine di stoffa, da mettere nelle aree con pavimento lavabile e togliere entrando in quelle di tatami. Quando stava a casa nostra, mia cognata faceva così: era un continuo mettere e togliere quelle ciabattine. Io vado scalza e basta.
Più comune è l’uso di apposite ciabatte da mettere quando si entra in bagno. Bisogna però assolutamente ricordarsi di toglierle quando si esce… per non disseminare kegare, suscitando reazioni inorridite. Non importa quanto sia pulito il pavimento del bagno, comunque viene considerato impuro.

Le case qui sono piccole, almeno in città. È frequente che una villetta sorga in 30 tsubo (100 mq) di terreno, dove ci deve stare tutto: casa, posto macchina e giardino.
Anche per questo, in molte case persiste l’abitudine di utilizzare lo stesso spazio come soggiorno e camera da letto. Di sera si stendono in terra i futon (materassi) e la mattina li si fa sparire in un apposito armadio a muro, chiamato oshiire.
Questa ginnastica mattutina a me è risparmiata, perché abitiamo in una casa grande dove ogni stanza ha un solo utilizzo.

(segue).

Copertina: il castello di Osaka e gli edifici di oggi.

Tutte le foto sono di Grazia Maria Francese, ad eccezione del ritratto di Edward Sylvester Morse e del disegno di una casa tradizionale.

Nell’articolo, Grazia Maria Francese parla di Oda Nobunaga, un personaggio storico fondamentale nella storia del Giappone. Lo troviamo nel romanzo “Mille rimpianti – Verso il Japòn – 1551/1574”.

Nel Giappone del sedicesimo secolo, l’erede della casata Oda riceve dal padre una missione impossibile: unificare il paese. Nobunaga però continua a vivere da scapestrato, senza curarsene, finché gli intrighi del fratello e la minaccia di nemici esterni lo costringono a difendersi. Diventato famoso grazie all’inaspettata vittoria riportata contro gli Imagawa, Nobunaga poco a poco si immedesima con il compito che gli tocca. Oltre a diventare uno stratega eccezionale deve però costringersi a essere sempre più spietato, estirpando dal proprio animo ogni traccia di umanità.
Nel frattempo, nell’Italia della Controriforma, Alessandro Valignano viene avviato agli studi dal padre, un nobile abruzzese. L’amore per Francesca, un’apprendista cortigiana di Venezia, lo travolge in complicazioni che lo fanno finire in carcere. Carlo Borromeo interviene a liberarlo, ma la condizione è che Alessandro entri in un ordine religioso: la Compagnia di Gesù.
L’uomo del Rinascimento e il samurai s’incamminano verso un incontro che cambierà il destino di entrambi oltre che dei cristiani giapponesi, sempre più numerosi in un paese ancora dilaniato dalla guerra.

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