Solita avvertenza: articolo riservato a un pubblico adulto. Astenersi detrattori del genere M/M.
Anche stavolta ringrazio la gentilissima Alina Petrova per il corredo di immagini.
Soft o strong? Primo bilancio: dopo due puntate del nostro viaggio, saremmo propensi a cercare il giusto equilibrio esattamente nel mezzo.
In effetti, è ciò che emerge da un veloce sondaggio nel gruppo Facebook “Short but Sweet – Un insolito angolo tranquillo Male to Male” (gruppo che raggruppa appassionati di questo genere letterario): se soltanto un’esigua minoranza ha rivelato di prediligere “scene fisiche romantiche e linguaggio “normale”, una minoranza altrettanto esigua ha confessato di cercare linguaggio “crudo” e scene forti, pena l’abbandono della lettura.
I più hanno sottolineato di non amare né i libri troppo zuccherosi, né tanto meno quelli con troppo sesso, ad esempio quelli “con scene che durano pagine e pagine e descrivono dettagliatamente e meticolosamente come un manuale tecnico l’amplesso.”
Anche qui si preferisce “il gioco della seduzione. L’inseguimento. La fuga. Il vedo- non vedo.”
“Sublimato, ma non troppo romantico.”
“Altrimenti passa il solito messaggio che i gay fanno solo sesso senza amore”. (Il che è uno stereotipo, a dirla tutta, che riguarda sempre più spesso anche i libri F/M, storie piatte e simil-porno, senza una nota di sentimento).
“Ci vuole sesso e carnalità, ma senza sfociare nel volgare e nell’eccessivo, dove il sesso perde di senso.”
Trovata la soluzione, dunque? Non proprio.
Anche perché il problema sta poi nell’individuare quel “giusto mezzo”.
Tutti sembravano voler suggerire la regola aurea del CONTESTO.
Contesto: ecco la parola magica. Se ti collochi nel contesto preciso della narrazione, non dovresti risultare volgare. Questo potrebbe essere un buon compromesso, a mio parere, che va a tacitare sia le accuse di eccesso, sia quelle di inutile pudore.
Ad esempio, se la narrazione mi sta conducendo nel mezzo di una scena torrida e parecchio sudata, con sfregamento di corpi nudi (seguitemi con l’immaginazione, percepisco già il vostro interesse…) un termine “crudozzo” ci scappa e si cala bene.
Insomma, al diavolo quelli o quelle che inorridiscono all’utilizzo di qualsiasi sinonimo che non sia “membro” o “pene”!! [brrrr…]
Possiamo fingerci perbenisti e cultori della purezza del linguaggio quanto volete, ma se io leggo che John si tira giù la cerniera e si appropinqua a Tom, “pronto a cavalcarlo col proprio membro odoroso” (non sto lanciando accuse, è una frase inventata ad hoc… o forse no, qualcuno si è imbattuto in un incubo terminologico simile?), a me la cosa suona ridicola. Sono quelle rare eccezioni in cui il termine pulito – pur corretto dal punto di vista anatomico e del linguaggio – non regge, non scalda, non si armonizza. STONA.
Ecco qui.
Il contesto può forse davvero salvarci.
Ovviamente, ho fatto l’esempio di QUEL termine, ma il discorso può valere per la scelta di un verbo piuttosto che un altro, per l’utilizzo di una posizione audace piuttosto che l’inserimento di un bacio appena accennato, piuttosto che la traduzione (adesso farò sussultare qualcuno…) del naturale e ruspante “schizzo di sperma” al posto del ben più accettabile “fiotto di crema” (sembra che tale immagine risulti più digeribile presso il pubblico femminile… voi che dite?).
Siamo sulla giusta strada?
Divertiamoci a tormentare chi questo tipo di scelte le deve fare ogni giorno per mestiere.
Abbiamo rivolto le stesse domande a un poker di brave e talentuose traduttrici italiane, esperte anche in questi problemi pratici.
Partiamo da Claudia Milani, traduttrice per Dreamspinner Press e Triskell Edizioni.
1) Come traduttore cerchi di rimanere aderente allo stile dell’autore (termini espliciti usati, eventuali parolacce), oppure preferisci sfumare e adottare alternative?
Dipende dal tipo di storia e dai personaggi. Un BDSM è per forza di cose più esplicito di un romanzo più introspettivo e uno storico è per forza di cose più raffinato di un contemporaneo, pur con le dovute eccezioni. Ad esempio Una sensuale ribellione, di K. J. Charles, doveva per sua natura usare un linguaggio più crudo rispetto al primo volume della serie. Un punto fondamentale da ricordare è comunque che si tratta di romanzi erotici, non porno, quindi un tripudio di ‘sfondami’, ‘trapanami’, ‘fottimi’ e chi più ne ha più ne metta toglie molto all’atmosfera. In inglese, gli autori abbondano con il ‘fuck’ e siccome non si può ripetere all’infinito la stessa traduzione letterale (scopare, scopata, trombata ecc), quando posso cerco di sfumare, soprattutto nelle scene descrittive. Meno nei dialoghi, in modo particolare nei contemporanei. C’è sempre più volgarità nel parlato.
2) Ti sei mai trovata di fronte alla richiesta di una CE di rendere un testo più sfumato, perché altrimenti non apprezzabile dai lettori italiani?
No, sinceramente no. Ho delle linee guida rispetto a parole che sarebbe bene evitare, però anche lì dipende dalle situazioni e in certi casi è inevitabile. Il bello di tradurre generi diversi è proprio questo: puoi spaziare e passare dalla parolaccia all’aulico. Prendi un libro come L’autunno nel cuore, di Alex Kidwell, non si può essere volgari neanche in una scena di sesso, neanche se i due si lasciano trasportare. Credo che molto stia alla sensibilità del traduttore decidere quanto e come sfumare.
3) Ci puoi dire un autore M/M che consideri particolarmente hot e dettagliato, e uno che ritieni più soft, che ti sei trovata a tradurre? Se vuoi portare qualche esempio di titoli di libri, fai pure.
Tra i dettagliati direi i due libri della Langley, Il Ranch Tin Star e Il Ranch Broken H. In entrambi le scene di sesso sono molte e mooolto dettagliate. Tra i soft direi tutti i libri di RJ Scott e anche TJ Klune. Vedi, lui è un caso particolare perché i suoi libri, o perlomeno i due che ho tradotto io, sono molto volgari come linguaggio e situazioni, però le scene di sesso sono poche e molto romantiche.
4) Come lettore, invece, cosa preferisci? Il non detto ma intuibile o il linguaggio sottolineato e anche udibile (oh, sìììììììììììììì)?
A costo di risultare antipatica, direi la giusta misura. Non mi piace un libro in cui prima i protagonisti sono dolci e teneri, l’ambientazione romantica e all’improvviso si comincia a parlare di ‘cazzi’, ‘trombate’ ecc. La parolaccia ci sta quando si è preda della passione, quando anche il sesso è frenesia, smania, furore, mentre invece mi stona quando è il naturale proseguimento di una serata, di un appuntamento.
5) Secondo te attualmente hanno più successo i testi espliciti o quelli più sfumati?
Credo che siano le storie a piacere, prima di tutto il resto. Personalmente i libri dove i personaggi sono costantemente uno addosso all’altro mi dicono poco.
***
Proseguiamo con l’opinione di Cornelia Grey.
1) Come traduttore cerchi di rimanere aderente allo stile dell’autore (termini espliciti usati, eventuali parolacce), oppure preferisci sfumare e adottare alternative?
In linea di principio, cerco sicuramente di restare il più fedele possibile allo stile dell’autore; d’altronde, un buon traduttore deve essere trasparente, invisibile, e non alterare lo stile del testo. Questo però di solito è ben diverso dal tradurre in maniera letterale; l’italiano e l’inglese sono due lingue diverse, e ogni tanto bisogna usare registri diversi per ottenere il medesimo effetto.
Per esempio, una scena erotica che in inglese si definirebbe ‘diretta’ o ‘esplicita’, se tradotta letteralmente in italiano potrebbe risultare semplicemente volgare; o al contrario, una scena con termini più soft potrebbe risultare fredda e distaccata, perché magari i termini tradotti letteralmente suonano troppo ‘clinici’.
A mio parere, bisogna dunque avere abbastanza familiarità con le due lingue da capire quale tono e atmosfera intendesse trasmettere l’autore e scegliere il registro linguistico adatto per rendere lo stesso effetto nella traduzione.
2) Ti sei mai trovata di fronte alla richiesta di una CE di rendere un testo più sfumato, perché altrimenti non apprezzabile dai lettori italiani?
Assolutamente no, e comunque non accetterei una simile richiesta. Non me la sentirei di sfalsare il testo originale di un autore: mi sembrerebbe di andare contro a quella che è per me l’etica della traduzione.
Ciò non significa che occasionalmente non suggerisca qualche piccola modifica agli autori, ma per altri motivi – per esempio, in un’occasione ho suggerito di alterare una battuta su un tema che, pur essendo innocua per gli americani, per i lettori italiani sarebbe potuta risultare offensiva e di cattivo gusto – ma comunque sempre con l’autorizzazione dell’autore.
3) Ci puoi dire un autore M/M che consideri particolarmente hot e dettagliato, e uno che ritieni più soft, che ti sei trovata a tradurre?
Al momento lavoro principalmente con le autrici L. A. Witt e K. A. Merikan, e dire che sono eccellenti esempi dell’uno e dell’altro caso :).
Le Merikan sono assolutamente dirette, esplicite, alle volte anche brutali, e scrivono scene molto ‘forti’, anche con tematiche e atmosfere molto dark. Ma d’altronde, i loro libri in generale non sono mai ‘leggeri’, ed è ormai diventato il loro marchio di fabbrica 😉
La Witt è molto versatile, spaziando dal più al meno esplicito, ma in generale direi che ha un tocco più romantico, che si nota anche nell’uso di un registro più soft per la descrizione delle scene erotiche.
4) Come lettore, invece, cosa preferisci? Il non detto ma intuibile o il linguaggio sottolineato e anche udibile (oh, siiiiiiiiiiiiiiiiiiii)?
Preferisco sicuramente testi che lasciano un po’ più all’immaginazione, con un’atmosfera sensuale. E se poi qua e là viene inserito un dettaglio esplicito, risalta molto e, a mio parere, fa un effetto ancora più ‘hot’ 😉
5) Secondo te attualmente hanno più successo i testi espliciti o quelli più sfumati?
A dire il vero non saprei! Io avrei pensato quelli più sfumati, forse anche perché ne vedevo molti di più in commercio, ma mi sembra che le serie più esplicite (come per esempio quelle delle Merikan) stiano andando alla grande! Quindi penso proprio che ci sia un mercato per tutti e due i generi 🙂
Continua con la quarta puntata (27 settembre 2016).
Immagine: Un eromenos con il suo erastes durante un simposio (Affresco della Tomba del Tuffatore).
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