Sì, lo so, ma non ne ho colpa. Sono circondata da cattive compagnie. E Federica D’Ascani è la portabandiera della banda. Eccola qui, ancora alle prese con l’articolo appena pubblicato de “Il Taccuino di Matesi“. Non so se mi spiego… Da Ugo Foscolo al piccolo Attila…

«Che te stai a vede’ amo?» chiedo, entrando in camera.

Kindle in una mano, cellulare dall’altra, il libro de “Il lupo al museo” è pronto sul comodino e Attila (per chi lo avesse dimenticato, Attila è il figlioletto della coppia, N.D.R.) già scalpita per riuscire, una volta tanto, ad arraffarlo e strappare tutte le pagine, magari assaggiando un pezzo de A e uno de B, de qua e de là (quando se dice che la cultura va assaporata…) Ma stasera la lettura per lui va rimandata, sto quasi senza voce e non se po fa.

«Danno lo zio Hit su Focus*» risponde lui, la biografia de Putin aperta a metà sulla pancia. Non se po’ di’ che mi marito non sia pe’ la par condicio… (* ndr: dicasi zio Hit il fu Hitler, non per affetto, ma perché pe’ televisione, sui canali de storia, non danno altro. Praticamente è diventato uno de famiglia. Tipo parenti serpenti, quelli che a Natale je spareresti con grande piacere osservando, e senza fare un fiato, il cervello spiattellarsi sul tavolo imbandito. Non me dite che non c’avete parenti così, perché io nun ce credo. Che poi ho scoperto che c’è la fobia dei parenti, e se chiama Singesenofobia… Cioè, so malata e non lo sapevo, tipo).

«Tesò, ma non te sei stufato de vedette sempre le stesse cose? Cioè, ormai ‘sta seconda guerra mondiale l’avemo vista da ogni angolazione possibile, santiddio…» faccio io, sbuffando, mentre scavallo le lenzuola e tengo in alto il telefono per non farlo prendere al pargolo. Vabbe’ che i giovani d’oggi c’hanno n’artra testa, vabbe’ che alle cose c’arrivano prima de noi, ma cacchio: fa senso vedette un ragazzino de du anni e mezzo col ciuccio in bocca a scorre You Tube e riuscì pure a trovà quello che vole lui… (Col ciuccio dentro al letto, andiamo a comandare – col pannolino sporco, andiamo a comandare… Tatatataaaaa….)

«E te non te sei stufata de leggete sempre quei romanzi ndo non ce se parla senza “prego, grazie, scusi, tornerò?”» fa lui, schioccando le labbra. È annoiato. Lo sono pure io. Pe’ televisione ce fosse un programma interessante. Cioè, n’è che uno non se vole acculturà, è che la sera non danno davero niente de che, e alla fine te ritrovi a vedé sempre Menghele e i soliti ignoti.
«Dai, cambia, te prego…»
«Ce sta Ulisse…»
«Eh, allora! Alberto non se rifiuta mai! Che ce stai pure a pensà?!» faccio io, mollando l’osso e lasciando che Attila si appropri finalmente del cellulare. Tra Joker, Kut (alias Hulk) e Ricky Martin, capisco che il terzo è tutto n’artro vede’…
«Sì, ma parla dei romani. Parla sempre dei romani. Parla solo dei romani…»
«Du palle?»
«Ensomma… Vabbe’, me leggo Putin, va» dice lui, e se immerge nella Russia post Urss. Quello che te vonno fa sape’, poi…
«Ehhh… e allora» commento io, spegnendo l’abat-jour. Cambio canale, metto su Ulisse e osservo un muro de mattoni e due che ce combattono davanti. Alberto (sex symbol gesticolante che ha fatto un po’ la carriera de Favino al cinema: non è figo, ma ce piace) sta saltellando tra una spada all’altra, calandosi dal soffitto come farebbe Marcorè. E va avanti per dieci interminabili minuti. Interessantissimo, per carità, ma pure i romani me so diventati praticamente parenti. Come se te vedi Giacobbo coi Templari. Monotematici na cifra. Aspetta te, che aspetto io, mentre alla mia sinistra imperversa la zumba co Attila che ciuccetta tutto soddisfatto, l’occhio comincia a cala’. E a quer punto come fai a non da’ ragione a tu marito che sta già a russa’ dall’altra parte? Ah, ecco che era ‘sto sottofondo snervante… J’ammollo un calcio, schiocco le labbra, tolgo il telefono dalle mani del vandalo e metto sui Paw Patrol. Il piccoletto accetta di buon grado il cambio di prospettiva (i cani transformer alla fine hanno sempre il loro perché) e io me riprendo il libro della Quick. Che sarà pure vero che farà libri ndo non te dice niente de storia, ma almeno c’hai l’illusione de fa quarcosa de costruttivo. L’alternativa sarebbe zio Hit… voi mette?!

«C’hai rinunciato?» me chiede a tradimento mi marito, bofonchiando da sotto ar cuscino.
«Ma non stavi a dormì?» commento io.
«M’hai svejato… C’hai ‘na delicatezza…» commenta, e se rigira mentre Attila je salta addosso. «E comunque, se voi vede’ quarcosa de figo, dovremmo ripensà all’abbonamento Sky» me fa. Arieccolo che ce riprova…
«Teso’, non se lo vedevamo…»
«Ma danno tutte le gare de tennis che me interessano!»
«Ma non stavamo a parlà de storia?» domando io, aggrottando la fronte.
«Sì, be’, che n’è storia pure quella? La grande storia del tennis!» esclama lui, col sorriso che je va da n’orecchio all’artro. Simpaticone…
«Tesò, l’unico che ce giova, da Sky, è tu fijo che prende e se guarda “Miles dal futuro”. Lo sai, l’avemo levato apposta. Certo, History Channel… Sì, però me rode er culo, scusa n’attimo» me infervoro io, tirandome a sede’ sul letto. «Cioè, c’hanno messo er canone sulla bolletta der gas, o della luce quello che è, mo non me lo ricordo, però devo fa n’abbonamento pe vede’ quarcosa de decente. Ma non te fa rode?»
Lui guarda me. Io guardo lui. Attila intanto s’è addormentato con Joker in una mano, un piede nella costola del padre e il ciuccio a penzoloni tipo la sigaretta de Jigen.
«Come se chiama quella che te stai a legge? Quella de Paperopoli?» me fa lui, mettendo Putin sul comodino (oddio, me fa quasi impressione…).
«Certo che c’hai na simpatia… Se chiama Amanda Quick.»
«Eh, leggite quella, che fai prima» me fa, e chiude gli occhi.
Ci penso un attimo, mi gratto il naso, mi guardo intorno, afferro “Il Lupo al museo” e me metto a legge. Lupus da Vinci me sa che è più interessante…