Babette Brown prosegue imperterrita con le recensioni vintage dedicate alla grande Mary Balogh. Per il secondo romance, avrà da ridire sul titolo. Babette non è mai contenta…

CUORI RUBATI (Serie Mistress, Volume Terzo, ma prequel di Signora del mio cuore)

Lady Angeline Dudley sta per fare il suo debutto in società, però si comporta più come un maschiaccio che come una debuttante. In quanto sorella di un duca, sa di essere destinata a un uomo ricco e titolato, ma l’amore non è affatto garantito. Eppure lei lo trova. Durante la fermata a una stazione di posta il nuovo conte di Heyward, l’irreprensibile Edward Ailsbury,
la sottrae coraggiosamente alle avance di un libertino, rubandole il cuore. Edward deve sposarsi e assicurare un erede alla propria casata, e nonostante sia attratto da Angeline, lei non è l’esempio di perfezione che cerca. Destino e amici cospirano per spingerli l’uno nelle braccia dell’altra, ma solo alla passione toccherà l’ultima parola…

Ultimo nato della trilogia “Mistress”, “Cuori rubati (The Secret Mistress)” è, in realtà il prequel di “Signora del suo cuore (More than a Mistress)” e di “Un vero dandy (No man’s Mistress)”. Come ci racconta lei stessa, l’autrice non aveva alcuna intenzione di scrivere la storia di Angeline e Edward, personaggi che incontriamo nei due precedenti romanzi. Dopotutto,
erano già sposati e, a giudicare dalle apparenze, non facevano nemmeno pensare ad una coppia particolarmente romantica. Eppure, diverse lettrici le avevano chiesto di loro e, come avviene spesso in simili circostante, Mary Balogh aveva cominciato a domandarsi… come avevano fatto a incontrarsi? Il loro era stato un vero matrimonio d’amore? E continuava ad esserlo? Com’era possibile che un uomo serio, assennato e retto come Edward si fosse scelto per consorte una persona sconclusionata e confusionaria come Angeline? E come faceva Angeline a sopportare la monotonia della vita con lui? Ma era davvero così monotona?

E così, dieci anni dopo la pubblicazione di “Signora del suo cuore” e di “Un vero dandy”, la storia di Angeline e Edward ha visto finalmente la luce come antefatto degli altri due romanzi.

Una delle sfide maggiori (è sempre Mary Balogh a confidarcelo) è stata quella di comprendere la parola mistress (amante) nel titolo e nella vicenda. Dopotutto, Angeline ha diciannove anni, è al suo debutto in società e non è certo il tipo di donna che diventa l’amante di qualcuno.  Edward, poi, ligio al dovere e dalla moralità specchiata, non si prenderebbe un’amante
nemmeno se costretto con la forza. Come risolvere il problema? Mary Balogh c’è riuscita alla grande, fatto che dimostra come una fantasia sfrenata possa trovare una soluzione più che soddisfacente al più arduo dei problemi.

Non paga del risultato, Mary Balogh ci ha regalato anche un epilogo della trilogia: una festa campestre nella dimora di Ferdinand e Viola (protagonisti di “Un vero dandy”) che riunisce tutta la famiglia, in un momento di allegria e di serenità.

Lady Angeline Dudley, sorella del Duca di Tresham e Edward Ailsbury, Conte di Heyward, non potrebbero essere più diversi. Ma, come due calamite, si attraggono per tutto il romanzo, anche quando ogni cosa sembra cospirare contro la loro unione, osteggiata dal potente Duca e caldeggiata dalla famiglia Ailsbury. Tutti e due sono appetibilissimi sul mercato matrimoniale che la Stagione londinese predispone ogni anno, con l’ingresso in Società delle debuttanti.  Ma, mentre Angie s’innamora di Edward al primo sguardo, il nostro eroe è seriamente convinto di essere destinato a sposare l’intelligentissima, ironica, irreprensibile e chi più ne ha più ne metta, Eunice.

Tutto si aggiusta, alla fine, siamo in un romance mica in una tragedia greca! E i nostri piccioncini s’involano fino alla cattedrale di san Giorgio, per uno sfarzoso matrimonio. Che non sarà l’unico, a dimostrazione che anche il più sciagurato e adorabile dei libertini si lascia accalappiare volentieri quando trova la donna giusta.  Di chi sto parlando? A voi il piacere di
scoprirlo!

Come sempre, Mary Balogh ci delizia con uno dei suoi romanzi perfettamente dosati: un sorriso, una lacrima, un broncio, un amplesso (sì c’è anche un piccolo intermezzo hot), un litigio… tutto ben condito con umorismo e tanto amore.

La mia valutazione: 4 stelline.

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LA DAMA COL MANTELLO (Serie Dark Angel, Volume Quarto)

Quale impulso potrebbe spingere un lord piacente e ricco, come il duca di Brightwater, a fermare la propria carrozza per dare un passaggio a una povera ragazza di provincia, sudicia e abbigliata in modo vistoso? La noia, senza dubbio. Poi la giovane Stephanie Gray racconta di essere stata derubata di ogni avere mentre era in viaggio per riscuotere un’eredità, ma lui, pur affascinato, non le crede. È invece più incline a divertirsi, senza preoccuparsi della propria reputazione.
Sennonché, tutto quello che lei gli ha detto si rivela vero e con stupore il duca si accorge che ha un solo modo per riparare al danno fatto: sposarla!


Mi viene in mente Antonio Di Pietro. No, no, non intendo parlare di politica…ma di cappelli! Ecco, direte voi, la nostra vecchietta è definitivamente rimbambita; chiamiamo la Neurodeliri, la ricoveriamo e cerchiamo un’altra che ci fabbrichi recensioni di rosa storici. Aspettate! Giù
quelle manacce! Lasciatemi parlare! Via quella camicia di forza!

Puff… che fatica…

Titolo originale: “The Plumed Bonnet”, ovvero “Il cappello piumato”. E che cappello! Rosa fucsia, con tre piume variegate che lo ehm… arricchiscono ulteriormente. Degno di figurare sul capo di un’attrice scostumata, non certo sulla testolina vezzosa della figlia di un vicario. Questo
vistoso capo di abbigliamento e l’equivoco che ne consegue sono la molla da cui scaturisce tutta la gustosa vicenda. Torniamo ad Antonio Di Pietro: che c’azzecca il titolo italiano con quello originale? Come se all’epoca fosse straordinario vedere una signora abbigliata con un mantello! Voglio il nome e il cognome (assieme alla testa su un vassoio) di colui/colei che ha scelto il titolo.

Un titolo indecente ed una seconda parte che sa di “già visto-già letto” non tolgono molto ad una storia leggera (fino ad un certo punto) ma piacevole. Decisamente migliore (e più divertente) la prima parte, quella che si regge sull’equivoco in cui cade il controllatissimo – nobilissimo Duca di Bridgewater: il nostro furbissimo (evvai con i superlativi assoluti!) crede
che Stephanie Gray sia un’attricetta di facili costumi e non la morigerata figlia di un vicario assurta a grande ricchezza grazie al testamento del defunto nonno.

Decisamente di tutto rispetto la psicologia dei personaggi: chiuso, imprigionato negli obblighi del suo rango Alaistar Munro (non preoccupatevi, è sempre lui: il Duca), abituato ad una vita in cui l’autocontrollo la fa da padrone, a scapito dei sentimenti. Uno spirito libero, genuino, puro
ed innocente Stephanie. Si incontreranno alla fine? Lei un po’ più accorta, lui disceso dal piedistallo scomodissimo dal quale si staglia? Certamente, siamo alle prese con un romanzo rosa, non con la Critica della Ragion Pratica! Il lieto fine arriva, condito anche da qualche scena “hot alla Mary Balogh”, cioè per niente erotica ma dolcemente sensuale.

Quattro stelline (quel titolo mi impedisce di dare di più; sono tremenda, lo so).

“La dama col mantello” è il quarto romanzo della serie “Dark Angel”, composta da:
1. Caro angelo inatteso (Dark angel),
2. La sposa di Lord Carew (Lord Carew’s bride),
3. Un amore inaspettato (The famous heroine),
4. La dama col mantello (The plumed bonnet),
5. L’ideale di moglie (The ideal wife – *** vedere nota nella terza recensione),
6. Un gioiello raro (A precious jewel),
7. Sposa a Natale (A Christmas bride).

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L’IDEALE DI MOGLIE (Serie Dark Angel, Volume Quinto)

Abigail Gardiner è appena stata licenziata ed è disperata. Così decide di rivolgersi a un lontano
parente, il carismatico Miles Ripley, conte di Severn e nientemeno che lo scapolo più ambito di Londra, affinché le fornisca le referenze che l’aiutino a trovare al più presto un nuovo impiego. L’ultima cosa che si aspetta è di ricevere invece una proposta di matrimonio, che lei accetta d’impulso sorprendendo perfino se stessa. Una scelta che avrà poi conseguenze imprevedibili, perché se Miles aveva delle ragioni particolari per sposarla, lei nasconde un segreto che potrebbe compromettere il loro futuro. Proprio ora che l’amore è sbocciato inatteso…

“L’ideale di moglie” (The Ideal Wife) viene inserito arbitrariamente dall’Editore italiano nella serie “Dark Angel”. Misteri dell’editoria italiana… ne abbiamo già parlato… stendiamo un velo pietoso sopra.

La moglie ideale, per Miles Ripley conte di Severn, ha queste detestabili caratteristiche: “Se tu potessi mettermi qui davanti la donna più scialba, noiosa e insignificante di tutta Londra o di tutta l’Inghilterra, quanto a questo, le offrirei le nozze senza pensarci due volte.”

Il fatto è che il povero Miles (qualche attenuante generica la merita) sta per essere amorevolmente costretto dalla madre e dalle sorelle ad impalmare la deliziosa, incantevole, affascinante Frances: “tutta riccioli biondi, immensi occhi azzurri e labbra tumide che sembrano boccioli di rosa. Ha il padre, i fratelli, i domestici e il parroco del villaggio ai suoi piedi. Ha diciotto anni e sta per calare su Londra, diventare la bella della Stagione e portarsi via l’uomo di rango più importante e con il patrimonio più sostanzioso presente sul mercato, cioè il sottoscritto, a quanto risulta.”

Concesse al povero Miles le attenuanti generiche, ci sentiamo più che disposte ad appoggiare il suo colpo di testa: non appena vede la parente povera Abigail (chiamatemi Abby), che si è presentata alla sua porta per chiedere una lettera di presentazione per un lavoro di governante, sente che quella insignificante donnetta rivestita con un abito fuori moda da almeno dieci anni, è la risposta alle sue fervide preghiere al dio degli scapoli che vogliono una moglie da ingravidare ed abbandonare in campagna.

Abigail accetta la proposta e i due si sposano dopo due giorni con una licenza speciale.

Siamo in un romanzo di Mary Balogh? Sì? E allora, ecco che ci sono segreti che Abigail non vuole confessare, scheletri nell’armadio (nella fattispecie una matrigna creduta morta, ma invece più che viva e “vivace”), due sollestrastre ed un fratello da risollevare da un triste e miserando destino.

Abigail ha una parlantina che fa rimpiangere Mitraglia Mentana, è carina, vivace e a letto risulta una benedizione per il palpitante marito. Che volete di più? È la tipica ragazza alla Mary Balogh!

Non vi ho ancora parlato dell’implacabile suocera e delle cognate, vero? Non lo farò, perché le disgrazie vanno centellinate come un bicchierino di brandy. E comunque, la nostra non-noiosa, non-insignificante, non-scialba sposina rivoluzionerà la vita (e i sentimenti) del marito e di
queste tre erinni scatenate.

Adoro questa autrice, anche quando non è al massimo della forma. Quando, poi, ci ammannisce un piattino gustoso non posso che tuffarmi (sono a dieta, compatitemi) e divorarlo in pochi, soddisfatti, bocconi. Questa volta, il piattino è un po’ vuoto, a dire la verità. Mi aspettavo di più, soprattutto dal giovane conte (il povero Miles di cui sopra): un po’ anonimo, prima il classico sciupafemmine, poi (due giorni dopo, per intenderci…) un marito modello. Mah…

Tre stelline.