Nel Giappone del sedicesimo secolo, l’erede della casata Oda riceve dal padre una missione impossibile: unificare il paese. Nobunaga però continua a vivere da scapestrato, senza curarsene, finché gli intrighi del fratello e la minaccia di nemici esterni lo costringono a difendersi. Diventato famoso grazie all’inaspettata vittoria riportata contro gli Imagawa, Nobunaga poco a poco si immedesima con il compito che gli tocca. Oltre a diventare uno stratega eccezionale deve però costringersi a essere sempre più spietato, estirpando dal proprio animo ogni traccia di umanità.
Nel frattempo, nell’Italia della Controriforma, Alessandro Valignano viene avviato agli studi dal padre, un nobile abruzzese. L’amore per Francesca, un’apprendista cortigiana di Venezia, lo travolge in complicazioni che lo fanno finire in carcere. Carlo Borromeo interviene a liberarlo, ma la condizione è che Alessandro entri in un ordine religioso: la Compagnia di Gesù.
L’uomo del Rinascimento e il samurai s’incamminano verso un incontro che cambierà il destino di entrambi oltre che dei cristiani giapponesi, sempre più numerosi in un paese ancora dilaniato dalla guerra.
TITOLO: Mille rimpianti-Verso il Japòn.
AUTRICE: Grazia Maria Francese.
GENERE: Romanzo storico.
EDITORE: Edizioni Tripa E.
PREZZO: euro 4,99 (eBook).
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Il libro che consiglio è appena uscito. Okay, l’ho letto in anteprima e mai le parole “è stato un onore e un piacere” furono più adeguate.
Partiamo dall’inizio: la controriforma, l’alto medioevo dovrebbero essere la mia nemesi, invece è tutta una questione di penne e di sensibilità, perché i libri di Grazia Maria Francese li ho letti e apprezzati tutti, li ho regalati e ne ho caldeggiato la lettura. Giusto una goccia di sangue mi è virtualmente scesa dal cuore durante la descrizione dello spoliazione dell’antica Roma in “Ardhuinus”.
L’ambientazione di “Mille rimpianti: verso il Japòn” è insolita e intrigante. In tutto il romanzo si alternano due linee narrative, in posti distanti e diversi sotto tutti i punti di vista, ma che a piccoli passi si avvicinano: il Giappone di Oda Nobunaga e l’Europa dei Gesuiti. Sono quasi due pianeti differenti, accomunati però da grandi spinte al cambiamento.
Che Grazia Maria Francese sia un’autrice scrupolosa e una profonda conoscitrice del Giappone, lo sappiamo. E qui lo leggiamo pure.
Padroneggia a fondo la storia di cui parla, si sente che ogni parola è frutto di una passione quieta e costante.
Con piccoli tocchi, ci porta in Giappone e poi ci riporta in Italia.
Non servono lunghe descrizioni: l’autrice ha la capacità di evocare visi, ambienti e riti con pennellate precise, discrete ed efficaci. Pochi aggettivi e sei presente alla cerimonia del tè, senti rumori e profumi diversi. Sei in Giappone, in tutto e per tutto.
Un altro tocco e sei trasportato in una Venezia opulenta e crudele o nella Roma del cardinal Altemps (*). Leggere “Mille rimpianti: verso il Japòn” per me è stato proprio viaggiare in due luoghi e due epoche.
La parabola di Oda Nobunaga è affascinante e controversa. Come sempre accade per personaggi del genere – grandi condottieri che realizzano le loro imprese passando sopra a ogni scrupolo – amarli davvero non è possibile, ma lasciarsi affascinare e accettarli sì. Sono fatti a modo loro. Se così non fossero, avrebbero svolto un “altro mestiere”.
Alessandro Valignano invece è un uomo del suo tempo e di ogni tempo: a elevarlo sopra le epoche sono i sentimenti, a calarlo nella propria saranno le vicende e gli incontri (eccezionali, peraltro! Un paio di volte, sono saltata sulla sedia!).
Il romanzo è scritto davvero molto bene: ha ritmo, ma non indulge in quella scrittura stitica tanto di moda, che nasconde la pochezza sotto una patina intellettuale. Quello di Grazia Maria Francese è un fraseggio sapiente, duttile. È uno stile misurato e padrone della storia e dei suoi tempi, che dosa con una classe molto nipponica, come si versa il tè.
Al piacere della lettura si aggiunge quello della scoperta. Vi sentirete anche un po’ voi viaggiatori che salpano per raggiungere l’altra parte del mondo.
Non perdetevelo per nessuna ragione. Salpate subito.
Noi vi consigliamo di leggere “Il magnifico perdente: Mazzini, l’esule indomito”, di Sonia Morganti.
Londra, 1837.
Un uomo e un bambino s’incontrano lungo le strade affollate e fumose della città. Entrambi, per motivi diversi, sono stati costretti a lasciare l’Italia e i propri cari, entrambi hanno negli occhi la malinconia degli esuli e il coraggio dei sopravvissuti.
L’uomo è Giuseppe Mazzini.
Quell’incontro, nel giro di pochi anni, porterà alla nascita della scuola italiana gratuita di Hatton Garden che concretizza gli ideali più elevati del nostro Risorgimento.
Il filo della storia s’intreccia con le vite degli esuli italiani, con i loro ricordi e le loro speranze, tra delatori e nuovi amici, sostenitori e traditori, amori senza fine o senza inizio.
Sullo sfondo, un’Inghilterra contraddittoria e un’Italia ancora informe, ma già molto simile alla nostra.
Il romanzo nasce sia dalle suggestioni delle molte lettere di Mazzini, vivida testimonianza del suo sentire profondo e del suo spirito indomito, sia dallo studio dei suoi scritti che ne documentano l’eccezionale modernità di pensiero.
L’autrice
Sonia Morganti è nata in provincia di Latina e attualmente abita a Roma. Si è occupata a lungo di valorizzazione del territorio, ama unire la sua passione per i viaggi, la natura e l’arte, raccontando storie in maniera viva.
Ha pubblicato i romanzi storici Calpurnia, l’ombra di Cesare e Patres, il distopico Far West.
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