Mary Balogh è una delle autrici più lette dalle “recensore” del Blog. Abbiamo deciso di dedicare a questa amatissima scrittrice la prima serie di articoli di agosto. Cominciamo con  quattro recensioni che riguardano la famosa Serie Bedwyn: “Un’estate da ricordare”, “Sposa a metà”, “Una lady scandalosa” e “Il duca di ghiaccio”.

UN’ESTATE DA RICORDARE (Serie Bedwyn, Prequel 2), recensione di Teresa Siciliano.

Kit, conte di Ravensberg, non è certo quello che la buona società londinese di inizio Ottocento definirebbe un gentiluomo: dopo aver abbandonato la carriera militare si è trasferito nella capitale e passa le giornate dedicandosi alla sua attività preferita, scandalizzare i benpensanti. Dal canto suo Lauren, dopo essere stata abbandonata sull’altare, è decisa a non commettere mai più l’ingenuità di donare il proprio cuore a un uomo. I due desiderano più di tutto evitare un matrimonio, ma un fidanzamento può far comodo a entrambi: Kit non dovrà subire le candidate proposte dalla sua famiglia e Lauren potrà agire in piena libertà.
Nessuno dei due ha però fatto i conti con un ospite inatteso: l’amore vero. Un romanzo sensuale e romantico, il capolavoro di Mary Balogh, regina indiscussa della narrativa femminile anglosassone, amatissima per le ricercate ambientazioni storiche.

Tre stelline.

Molto superiore, a mio parere, a Indimenticabile, è il vero prequel della serie dei Bedwyn (e anche di quella, connessa, dei “Semplicemente”). In sé non è proprio uno dei migliori Balogh e questo spiega perché alla prima uscita non ho conservato la copia. Ma poi l’ho ricomprato, perché ha il pregio di contenere la presentazione della famiglia Bedwyn, per giunta piuttosto coerente con i romanzi successivi. Al centro, come sempre in quest’autrice, la concezione della
famiglia come centro di affetti, sia pure fra mille equivoci e difficoltà. E l’idea che, prima di andare avanti, bisogna sempre fare i conti col passato.

Strana sorte quella di questo romanzo: doveva essere la conclusione di un dittico, per nulla indimenticabile. Ma, a puri fini di riempitivo, credo, la Balogh inventò il memorabile incontro fra Lauren e i Bedwyn. E fu il colpo di fulmine per i fan dell’autrice, che le imposero addirittura una serie su tutta la famiglia. Quei sei romanzi Bedwyn che dovevano concludersi con “Il duca di ghiaccio” e costituire una pietra miliare nella storia del romanzo rosa.

SPOSA A METÀ (Serie Bedwyn, Volume Primo), recensione di Teresa Siciliano.

Il matrimonio può diventare la più sensuale delle seduzioni.
Come tutti gli uomini della nobile famiglia Bedwyn, il colonnello Aidan è tanto orgoglioso quanto pieno di coraggio, e in più ha un cuore appassionato e fedele. Ed è proprio la fedeltà alla promessa fatta a un amico morente, quella di proteggerne la sorella Eve, a portarlo a Ringwood Manor. Ma mai si sarebbe aspettato di trovare una donna tanto fiera e indipendente da rifiutare il suo aiuto, e che gli insinua nel cuore sensazioni inaspettate. Quando però Eve rischia di restare senza casa, Aidan sarà costretto a farle un’offerta che lei non potrà permettersi di rifiutare…

L’inizio di una grande saga familiare, cinque stelline

Il romanzo dà felicemente il via alla saga Bedwyn con la figura di Aidan: uomo d’onore, tutto d’un pezzo, si sente obbligato al matrimonio di convenienza con Eve, che si svilupperà naturalmente secondo i canoni del rosa.

Come secondogenito il personaggio è sempre in rapporto di dipendenza-indipendenza da Wulfric, il duca di ghiaccio: tale conflitto viene qui rappresentato dal suo punto di vista, mentre solo nell’ultimo romanzo sarà ricostruito secondo la versione di Wulfric (e si scoprirà allora che ognuno dei due fratelli ha dovuto rinunciare ad una parte importante di se stesso). Costretto, per garantire l’unità di direzione del ducato, ad entrare nell’esercito, ma sentendosi un assassino in fondo al suo cuore, Aidan si assume la responsabilità di Eve e dei suoi figli adottivi e in cambio l’autrice gli regala la possibilità di crearsi la vita che aveva sempre voluto.

In questo romanzo viene rappresentata al meglio la famiglia Bedwyn: orgoglio, dignità e dovere sono le loro caratteristiche principali. E già qui Wulfric si rivela il personaggio cardine della serie.

UNA LADY SCANDALOSA (Serie Bedwyn, Volume Terzo), recensione di Teresa Siciliano.

A volte i piaceri più nascosti sono i più deliziosi.
Sorella di quattro indomiti fratelli, Freyja Bedwyn è cresciuta insolitamente spavalda per una lady. Una donna esuberante che desidera solo avventura e libertà. Durante un soggiorno a Bath, un affascinante sconosciuto irrompe nella sua camera pregandola di nasconderlo. Si tratta di Joshua Moore, marchese di Hallmere, che, intrigato dal suo spirito indipendente, le fa una proposta: fingersi la sua fidanzata per mandare all’aria i progetti matrimoniali organizzati dalla sua famiglia. Per due persone determinate a non sposarsi e a conservare la propria libertà sembra un piano perfetto, finché non si fanno i conti con la passione…

Un’eroina insolita, cinque stelline

Freyja è molto diversa dalla usuale eroina Regency: alla sua prima comparsa, in Un’estate da ricordare, fa una figuraccia terribile (e viene pacatamente stigmatizzata da Bewcastle). Migliora solo un po’ nei due romanzi seguenti. È pure brutta (cosa inaudita in un romanzo rosa), anche se Joshua, fin dal primo momento, la considera attraente (contento lui! Il mondo è bello perché è vario). Certo ha una spina dorsale di ferro (e l’abbiamo visto in Incidente d’amore). Qui, nel suo romanzo, si svela in tutte le sue sfaccettature: non sarà mai simpatica, ma rivelerà anche doti insospettabili di apertura mentale, autocritica e generosità. Il fatto è che detesta le persone deboli e vili: si veda il rapporto con la sua istitutrice Claudia (personaggio poi centrale nella serie-costola delle Insegnanti). Insomma, lontanissima dalle leziosità della fanciulla ottocentesca dei romanzi: qui è la sua originalità.

Il romanzo è molto vario e complesso: a una prima parte, ambientata a Bath, con i soliti battibecchi e movimenti mondani (ma con numerosi tratti insoliti e sorprendenti) segue una seconda parte con al centro un giallo e vari sviluppi interessanti e molti personaggi intriganti.

Si capisce che ne consiglio la lettura? Si capisce. Vi prego di non distrarvi quando compare Wulfric, il cui personaggio viene pian piano costruito in vista del volume conclusivo della serie (fatevi nella mente un piccolo ripostiglio dove conservare tutto ciò che lo riguarda).

IL DUCA DI GHIACCIO (Serie Bedwyn, Volume Sesto), recensione di Teresa Siciliano. 

Il glaciale e solitario Wulfric Bedwyn, duca di Bewcastle, ha visto i suoi fratelli e sorelle trovare l’amore e sistemarsi. Tuttavia non ha alcuna intenzione di emularli. Alla morte della sua amante si sente però improvvisamente solo e accetta un invito a un ricevimento, incontrando una schiera di dame che fanno di tutto per attirare la sua attenzione. Tranne una: Christine Derrick. Non più giovanissima e vedova, Christine ha comunque una vivacità e una carica sensuale che Wulf non riesce a ignorare. Eppure, nonostante l’inevitabile e corrisposta attrazione, lei rifiuta di diventare sua amante, e sedurla sarà per il “duca di ghiaccio” una sfida da vincere a ogni costo. Al punto di rendersi conto di non poter più fare a meno dell’amore…

Istruzioni per l’uso*****

Comprai questo romanzo quando fu pubblicato in Italia per la prima volta, cioè ormai nove anni fa, e per me da allora è stato il massimo rappresentante del regency: prezioso e indimenticabile. Opinione, questa, molto diffusa fra le lettrici di romance.

Mi sono quindi molto stupita qualche giorno fa, quando, sbirciando le recensioni su Amazon, ho scoperto che alcune persone gli assegnano addirittura una stella. E mi sono chiesta come sia possibile questo singolare fenomeno.

Probabilmente ciò dipende dal fatto che il romanzo è il sesto (più due cosiddetti prequel) della serie Bedwyn. I romanzi di una serie, per essere apprezzati nella giusta misura, devono essere letti tutti e nell’ordine in cui sono stati scritti, dal momento che sono incentrati su una famiglia, questa volta formata da quattro fratelli e due sorelle, che ritornano più o meno tutti nei vari volumi. Ciò vuol dire che i vari caratteri vengono sviluppati nel corso di tutta la serie, ma approfonditi soprattutto nel titolo dedicato ad ognuno.

Le cose sono ancora più complesse per Wulfric, il fratello maggiore e capo della famiglia, il cui carattere viene costruito nel corso di tutti i romanzi precedenti, dove svolge spesso la funzione di deus ex machina, ennesima incarnazione dell’inglese aristocratico ed imperturbabile, che sembra freddo (come il ghiaccio) ma non lo è affatto, solo si è dovuto assumere enormi
responsabilità ad appena 17 anni. Quindi le lettrici imparano a conoscerlo ed amarlo titolo dopo titolo, in attesa del volume conclusivo. Dove si sgelerà.

Per quanto mi riguarda, questo romanzo fu il primo in cui caddi in preda alla cosiddetta “sindrome della suocera”: ormai affezionata a Wulfric in modo quasi morboso, sognavo per lui una donna superiore: una alta (tenete presente che io sono bassa), dignitosa, regale, irraggiungibile, insomma qualcosa di eccezionale, talmente eccezionale da non riuscire neanche a immaginarla bene. Insomma, qualcosa di più … DI PIÙ.

Nessun essere umano potrebbe arrivare a quelle vette. E bisogna aggiungere che una donna così Wulfric l’avrebbe forse sposata, ma amata certo mai.

La scelta della Balogh è stata molto migliore e senza dubbio molto più intelligente della mia: è proprio vero che spesso le madri non capiscono qual è il bene dei loro figli (maschi). Non una come lui, ma una del tutto diversa e complementare. Una con cui potrà essere un uomo pienamente felice e non solo un duca.

P.S. Se qualcuna, in questo momento, si sta preoccupando per mia nuora, si tranquillizzi. Aristotele aveva ragione quando attribuiva a teatro e letteratura una funzione catartica. E quindi, dopo aver sfogato sui personaggi romanzeschi i miei istinti peggiori, nella vita reale mi sforzo di essere la migliore suocera possibile. O almeno quella più sopportabile.

Le recensioni di Teresa Siciliano