trentacinquenne che colleziona fallimenti in amore, a una festa incontra suo
cugino Max, che è diventato un divo dei telefilm americani ed è in Italia per
girare alcune puntate. Ne nasce una storia di sottomissione/dominio fino a
quando tutto ciò per Rossella – o “Scarlett,” come la chiama lui –
diventa veramente troppo, e soprattutto quando lei capisce che non c’è e non
c’è mai stato margine per una vera storia d’amore.
diventata come materia duttile e malleabile in un gioco delle parti,
sete insaziabile di novità e di cambiamento.
si concluderà felicemente. Sono un’affamata di happy end e qui l’unica fine
felice è la riconquistata dignità di Rossella, o Scarlett, come la chiama il
cugino Max, unico caso (no, c’è stato anche il protagonista di “Tutte le volte
che vuoi”, è vero) di maschio bellissimo e odioso. Oh dea, non è nemmeno colpa
sua, diciamolo subito: lui è fatto così e non ha intenzione di cambiare. È la
povera Rossella / Scarlett che si “fa i film in testa”, come si dice a Roma e s’illude
che quella storia a tempo di dominanza e sottomissione possa sfociare in amore
vero e duraturo. Già Rossella: piantata dal grande amore della sua vita e in
balìa di emozioni, rimorsi e rancori, ha solo una cagnetta che l’ama veramente.
Ci sarebbe anche il veterinario (classica occasione mancata), ma qui siamo nel campo del
possibile-probabile-mi piacerebbe-però… ecco perché dico che Didì Chisel ha sicuramente un secondo
racconto nel cassetto!
Chisel, 40 anni, nata in Inghilterra da padre inglese e madre italiana, è
venuta in Italia da bambina presso la famiglia materna. La lettura ha
accompagnato tutta la sua vita e così il sole e il mare del sud Italia.
Casalinga, dopo le gioie della maternità, allentate un po’ le maglie dei doveri
familiari, è riuscita a crearsi quella “stanza tutta per sé” di cui
parlava Virginia Wolf. Si è cimentata in vari generi, dal noir al pulp, con
qualche soddisfazione, ma ha anche un romanzo mainstream nel cassetto.
Affascinata da maestri come Nabokov o Bevilacqua, ha pensato a una chiave
femminile di lettura dell’erotismo che ha già un consolidato filone straniero e
qualche nome italiano, rispetto ai quali sente di collocarsi giusto nel mezzo,
come stile e sensibilità.
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