Oggi consiglio due serie che per me sono irrinunciabili. Entrambe possono essere definite thriller, ma la prima è anche una commedia e la seconda una spy-story. E sono entrambe il motivo per cui esito a lasciare le piattaforme che le diffondono (ma esiste sempre l’escamotage di aspettare che la stagione della serie finisca per poi abbonarsi e vederla tutta assieme e quindi… disdire ).

La prima si trova su Disney+ ed è ONLY MURDERS IN THE BUILDING. Come dice il titolo, gli omicidi avvengono tutti in un enorme, elegante e costosissimo condominio newyorchese, l’Arconia. Tre condomini dello stesso, interpretati da Steve Martin, Martin Short e Selena Gomez, scoprono di avere la medesima passione per i podcast true-crime e dopo il primo omicidio si alleano per creare un podcast in cui tenteranno di risolverlo. Lo spettacolo è davvero godibile, alternando crime, azione (moderata) e commedia. La simpatia dei personaggi è immensa, a partire dai protagonisti, ma c’è spazio per moltissimi interpreti, tra cui una strepitosa Da’Vine Joy Randall (detective brusca e sboccata), un’odiosa Tina Fey (famosa podcaster sempre pronta a fregare la fama agli altri), Nathan Lane, ambiguo produttore, ecc… Inoltre c’è una serie di ospitate stellari: Sting, Shirley MacLaine, Mel Brooks, Meryl Streep, Matthew Broderick. E la mia amata Jane Lynch a cui non va tanto bene… ma non spoilero.
La serie è arrivata alle terza stagione e ce ne sarà una quarta, per cui se vi interessa potete fare un bel po’ di binge watching, in attesa della prossima.

La seconda serie è di segno molto diverso: SLOW HORSES, trasmessa da Apple tv. Si svolge a Londra. Gli Slow Horses, i ronzini, sono agenti dell’MI5 che per qualche motivo, pasticcio, particolare imbarazzante nella loro storia professionale hanno scelto un demansionamento al posto del licenziamento e sono finiti in una sede distaccata, chiamata Il Pantano, dove termineranno la loro esperienza lavorativa in disprezzato isolamento. Al Pantano, in teoria, non dovrebbe succedere niente di significativo. Si passano carte, ci si lamenta, si fa qualche appostamento insignificante e si fruga tra l’immondizia dei sorvegliati. Qualcosa che finisce per coinvolgere il Pantano succede sempre, però, e nonostante l’ostilità degli agenti operativi che li considerano solo dei falliti, i ronzini riescono a dimostrare di saper fare il loro mestiere. Naturalmente, niente di questo servirà loro perché chi è finito nel Pantano non ci esce. Il capo del Pantano è Jackson Lamb, Gary Oldman, un tempo esperto agente operativo, e adesso adattato alla sua esistenza marginale, ma sempre in grado di usare il cervello e una pistola, se occorre. Per non parlare delle sue conoscenze e i ricatti che può mettere in opera per arrivare al suo scopo. Furbo, bugiardo, sottile, disgustoso all’aspetto, guida i suoi ronzini con l’atteggiamento più smaccatamente scorretto possibile. La vice dell’MI5, detta ‘seconda scrivania’ (e tenace antagonista di Lamb) è Kristin Scott Thomas.
Ho letto il primo romanzo di questa serie, ma ho trovato più affascinante la trasposizione televisiva, anche a causa di un grandissimo (quanto inguardabile… e anche inascoltabile) Gary Oldman, per cui mi devo solo felicitare che non sia stata inventata la televisione… a odori, visto quanti ne emana.
Slow Horses è stata definita la più affascinante spy story degli ultimi tempi e si avvale di una sigla che, al contrario delle mie abitudini, mi impedisce di saltare avanti: Strange Game, cantata da Mick Jagger. Siamo alla terza stagione. Stesso consiglio di c.s., anche perché Apple ha aumentato l’abbonamento.
A proposito: quali sono le sigle che evitate di saltare ma che vi godete ogni volta?

I romanzi di Roberta Ciuffi potete trovarli QUI