Francia, 1671. L’impetuosa marchesa Isabel de Martigny s’imbarca per la Spagna, per sfuggire ai propositi del duca di Belfort, Primo Consigliere di Luigi XIV, di trasformarla nella nuova favorita del re. Durante una tempesta la sua nave viene assalita dalla Lucky Chance, un vascello pirata sotto il comando del carismatico e irrequieto Julian Koslow. Scoperto il valore che la ragazza ha per il sovrano, questi decide di barattare la sua liberazione con la consegna del duca di Rocheville, l’uomo che crede il suo vero padre e verso il quale nutre un’oscura ansia di vendetta.
In attesa del giorno dello scambio il rapporto tra Isabel e Julian cresce, li porta ad avvicinarsi e allontanarsi come nella sincronia di una danza, come nei passi di un duello, a trovare una sorprendente intesa che mette in luce tutto ciò che li accomuna, a partire dalla sete di libertà e di conoscenza e si trasforma in una passione profonda e definitiva. Lo scambio con il duca di Rocheville alla fine fallisce: Julian si rende conto che non è la persona che sta cercando. Sarà Isabel a permettergli di scoprire l’agognata verità sulle sue origini, ma numerose avversità li separano da questa rivelazione, sulle rotte seguite dalla ciurma della Lucky Chance, tra battaglie navali, agguati, arrembaggi, razzie, e tra le insidie della fastosa corte di Versailles: con la forza del trascinante amore che li unisce, Isabel e Julian dovranno in seguito affrontarne le schiaccianti ripercussioni sulle loro vite.
Titolo: Nessun porto nella nebbia.
Autrice: Maria Campanaro.
Genere: Romance storico.
Editore: Triskell Edizioni.
Prezzo: euro 2,48 (eBook).
Io amo i romanzi storici, ma scriverli è difficile e non sempre riescono intriganti come dovrebbero essere. Il romanzo di Maria Campanaro, molto ben scritto e curato, non mi ha convinta del tutto.
Mi sono piaciute le ambientazioni, belle e raffinate. Il palazzo di Versailles e la nave sono descritte in modo da sembrare quasi vive e reali. Anche la storia, fino a un certo punto è convincente. Fino a un certo punto, però. Voglio dire che mi è sembrata comprensibile la voglia di una diciannovenne, già succube di un matrimonio sgradevole, di sfuggire a un’altra unione indesiderata e combinata, anche se a volerla è nientepopodimeno che il Re Sole. Mi è anche piaciuta la figura del pirata gentiluomo di cui, inevitabilmente, la protagonista si innamora. Quello che segue, però, mi è risultato di difficile comprensione. Insomma, Isabel, se ami il pirata, resta con lui e andatevene via, verso mari lontani. Che bisogno hai di tornare in Francia? Perché devi aiutarlo a vendicare una suocera che è morta già da un pezzo? Tutto ciò che accade dopo il ritorno di Isabel a Versailles mi pare poco credibile e il romanzo, alla fine, risulta noioso.
Tra l’altro, la protagonista è davvero molto antipatica. Egoista e supponente fino all’autolesionismo. Neppure il comportamento del pirata gentiluomo mi è parso corretto. Se sei graziato purché tu smetta di andare in giro ad assalire navi, è bene che tu lo faccia, altrimenti sei colpevole e non meriti la mia simpatia. O no? E il duca di Belfort? Ci vogliamo mettere anche lui nel novero dei personaggi venuti male? Questa smania di assicurarsi il nipote, proprio non l’ho capita. Aveva due figlie, di cui una era incinta. Non era un nipote anche quello? Per non parlare della figura da idiota che fa il re. Lui, la ragazzina indisponente, se la sarebbe tolta subito dalle scatole con un delitto perfetto. A quei tempi, funzionava così.
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