Un giovane sognatore, nella magia vagamente inquieta delle nordiche notti bianche, incontra una misteriosa fanciulla e vive la sua “educazione sentimentale”, segnata da un brusco risveglio con conseguente ritorno alla realtà. Un Dostoevskij lirico, ispirato, comincia a riflettere sulle disillusioni dell’esistenza e dell’amore nell’ultima opera pubblicata prima dell’arresto e della deportazione, esperienze che modificheranno in maniera radicale e definitiva la sua concezione dell’uomo e dell’arte. In questa edizione, al celebre racconto viene affiancata la visione “diurna” di Pietroburgo contenuta nei feuilletons che compongono la Cronaca di Pietroburgo, vero e proprio laboratorio per la scrittura dostoevskiana. Lo stretto legame tra pubblicistica e letteratura, che accompagnerà Dostoevskij negli anni della maturità, viene così a manifestarsi fin quasi dal suo esordio. Il racconto Le notti bianche ha ispirato il film omonimo di Luchino Visconti (1957), con Marcello Mastroianni e Maria Schell, e il film Quattro notti di un sognatore di Robert Bresson (1971).
Titolo: Le notti bianche.
Autore: Fëdor Dostoevskij.
Genere: narrativa classica.
Editore: Universale Economica Feltrinelli / Classici.
Prezzo: euro 1,99 (eBook); euro 8,09 (copertina flessibile).
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Può un romanzo di poche pagine caratterizzare universalmente la condizione umana? Sì, se sei Dostoevskij. Un autore che non ha mai scritto “per farsi leggere” quanto piuttosto per farsi vivere.
Del resto, ci troviamo di fronte a un’opera la cui potenza è disarmante, dove la densità della penna dell’autore si percepisce in ogni singola parola.
Ciò, a mio parere, è anche dovuto all’utilizzo di un meraviglioso e trasportante “tell” (oggi ahimè vittima di un continuo martirio), che conferisce al testo non solo eleganza e classe, ma rappresenta un quanto mai diretto tramite empatico per lo struggimento dei due protagonisti.
Il sogno che definisce, nomina e caratterizza l’io narrante in quanto Sognatore, è qui un piano d’esistenza, a volte più concreto della realtà stessa. La solitudine è una consapevolezza. Il cambiamento, al contrario, uno stato di vuoto.
La vicenda descritta quindi, seppur nella sua assoluta semplicità, assume un significato eternamente ripetibile, dove il continuo avvicendarsi di possibilità e l’imperscrutabile casualità dell’universo non fanno altro che confondere e annichilire la dimensione intima e profondamente umana di ognuno di noi.
Eppure, il finale (quel maledetto finale!), acme epistemico del Sognatore, è un sonoro inno alla vita. Un’apoteosi letteraria. Un colpo al cuore pazzesco.
Insomma, Le Notti Bianche è il più bel romanzo d’amore (in tutti i sensi) che io abbia mai letto.
Da leggere, rileggere, studiare, celebrare e vivere.
Vi ricordiamo che i romanzi di Alessandro Giannotta potete trovarli QUI.
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