Sensuale come una moderna Lolita, ambiguo come un romanzo di Moravia, La figlia femmina è il duro e sorprendente romanzo d’esordio della giovane scrittrice Anna Giurickovic Dato.
Ambientato tra Rabat e Roma, il libro racconta una perturbante storia familiare, in cui il rapporto tra il padre, Giorgio, e sua figlia Maria, nasconde un segreto inconfessabile. A narrare tutto in prima persona è però la moglie e madre Silvia, innamorata di Giorgio, ma incapace di riconoscere la malattia di cui l’uomo soffre. Mentre osserviamo Maria non prendere sonno la notte, rinunciare alla scuola e alle amicizie, rivoltarsi continuamente contro la madre, crescere dentro un’atmosfera di dolore e sospetto, scopriamo mano a mano la sottile trama psicologica della vicenda e comprendiamo la colpevole incapacità degli adulti di difendere le fragilità e le debolezze dei propri figli.
Quando, dopo la morte misteriosa di Giorgio, madre e figlia si trasferiscono a Roma, Silvia finalmente si innamora di un altro uomo, Antonio. La cena organizzata dalla donna per far conoscere il nuovo compagno a sua figlia, risveglierà antichi drammi, farà sanguinare di nuovo la ferita rimasta aperta. Maria è davvero innocente, è veramente la vittima del rapporto con suo padre? Allora perché prova a sedurre per tutta la sera Antonio sotto gli occhi annichiliti della madre? E la stessa Silvia era davvero ignara di quello che Giorgio imponeva a sua figlia?
La figlia femmina mette in discussione ogni nostra certezza: le vittime sono al contempo carnefici, gli innocenti sono pure colpevoli. È un romanzo forte, che tiene il lettore incollato alla pagina, proprio in virtù di quella abilità psicologica che ci rivela un’autrice tanto giovane quanto perfettamente consapevole del suo talento letterario.

Titolo: La figlia femmina.
Autrice: Anna Giurickovic Dato.
Genere: Narrativa contemporanea.
Editore: Fazi. Pagine 126.
Prezzo: euro 6,99 (eBook); euro 13,60 (copertina flessibile).

Con questa recensione ha inizio la collaborazione di Dario Brunetti, lettore e cinefilo appassionato.

Il libro dell’esordiente Anna Giurikovic Dato racconta una torbida storia familiare all’interno della quale il rapporto tra padre e figlia nasconde più di un segreto.

Ambientato tra Rabat e Roma, i protagonisti di questa vicenda sono una madre, Silvia, che è anche la voce narrante; un padre, Giorgio, che è un uomo malato e che mostra in famiglia un lato perverso; la piccola Maria, ai danni della quale si indirizza la violenza del padre, tanto da turbarne l’intera esistenza. La bambina infatti si rifiuta di andare a scuola e coltiva un rapporto insolito con i compagni di classe, per non parlare del legame conflittuale con la madre.

All’improvviso, Giorgio muore in circostanze inspiegabili, mentre sta per montare una tenda. Madre e figlia si trasferiscono così a Roma, dove Silvia incontra Antonio di cui si innamora, facendone il proprio compagno di vita. Maria, ora in quella delicata fase che precede l’adolescenza, finisce per rivolgere le proprie attenzioni al nuovo amore della madre, la quale d’ora in poi non potrà perderla di vista perché la situazione non le sfugga di mano.

Un esordio davvero promettente quello della giovane scrittrice Anna Giurikovic Dato, che si mette alla prova con un romanzo dalla struttura forte incentrato su un delicato tema di attualità: la pedofilia e gli abusi sessuali sui minori.

Una storia nera, un dramma psicologico che analizza nel profondo il comportamento umano e le sue fragilità. L’abilità della scrittrice sta proprio nel raccontare senza giudizio, nel sottintendere piuttosto che nel dichiarare apertamente, lasciando anzi l’interpretazione al lettore, perché a lui spetta il compito di trovare uno spiraglio in una storia dalle tinte fosche e ambigue.

Gli spunti offerti alla lettura sono molteplici, in primo luogo la precarietà dei legami famigliari e il difficile ruolo di ogni componente in quel contesto. Di particolare rilievo, l’approfondimento psicologico della figura di Maria, che all’inizio è prigioniera delle proprie paure, ma in seguito si fa persecutrice della madre, colpevole di non averla protetta dal padre.

La dinamica familiare è messa a nudo con spietata lucidità, rivelando l’inadeguatezza dei genitori e il fallimento del loro ruolo educativo.

L’autrice è dotata di uno spiccato talento narrativo e riesce con classe e delicatezza a tenere in equilibrio una storia spinosa, raccontandola senza eccessi, con una scrittura scorrevole e accessibile al lettore.

Una prova narrativa del tutto convincente, soprattutto da parte di un’autrice giovanissima che l’ha affrontata con grande coraggio.

Un meritato consiglio alla lettura.