Peppino è un guappo, un sicario di seconda classe della camorra in pensione, costretto a tornare in pista dopo l’omicidio di suo figlio. Questo avvenimento tragico innesca una serie di azioni e reazioni violente, ma è anche la scintilla per cominciare una nuova vita. Ad affiancarlo, troviamo il sanguinario Totò ‘O Macellaio, amico e complice di un’intera vita e Rita, l’amante di sempre.

Lingua originale: italiano, napoletano
Paese di produzione: Italia, Belgio, Francia
Anno: 2019
Durata: 100 min
Dati tecnici: Colore
Genere: drammatico, noir, azione, thriller, gangster
Regia: Igort
Soggetto: Igort
Sceneggiatura: Igort
Produttore: Elda Ferri, Marina Alessandra Marzotto, Mattia Oddone
Casa di produzione: Propaganda Italia, Jean Vigo Italia, Rai Cinema
Distribuzione in italiano: 01 Distribution
Fotografia: Nicolaj Brüel
Montaggio: Esmeralda Calabria, Walter Fasano
Musiche: D-Ross, Startuffo
Scenografia: Nello Giorgetti

Personaggi e interpreti:
Toni Servillo: Peppino Lo Cicero
Valeria Golino: Rita
Carlo Buccirosso: Totò o’ Macellaio
Lorenzo Lancellotti: Nino Lo Cicero
Iaia Forte: Madonna
Mimmo Borrelli: don Guarino
Angelo Curti: portiere di don Guarino
Nello Mascia: il dottore
Gigio Morra: Don Lava
Giuseppe Cacciapaglia: Giacomo

Premessa. Amo il fumetto popolare, ben scritto e ben disegnato. Abitualmente Igort ha uno stile che non mi piace. Non mi piacciono le graphic novel proprio per il concetto di ‘elevare’ il fumetto, piegandolo magari a esigenze autoriali e di diffusione di messaggi politici. Detto questo il film 5 è il numero perfetto mi è piaciuto molto da un punto di vista formale, ma l’ho trovato lento, verboso (la voce fuori campo nei noir anni 40 era lapidaria, qui assume la forma di una insistente e didascalica necessità di far parlare Servillo, si veda la prima scena con l’attraversamento dei vicoli sotto la pioggia. Bastava la prima frase. Poi tutti quegli inutilissimi flashback!) e velleitario. L’idea è prendere una trama vecchia come il cucco (il padre in pensione che torna a essere un gangster per vendicare il figlio) e nobilitarla con una forma che in sé sarebbe ottima se non citasse a sproposito John Woo e i noir francesi senza riuscire a smuovere minimamente l’animo dello spettatore.

Un brutto film? No, bisogna dare a Cesare ciò che è di Cesare. Ho amato la ricostruzione di Napoli negli anni ‘70, ci sono magnifiche intuizioni come il killer con la “banana” alla Elvis. Persino Valeria Golino è inaspettatamente in parte. Però resta un esercizio freddo alla ricerca di un pubblico che, comunque, le cose tratte dai fumetti -alte o basse che siano- non le vuole vedere perché pensa “il fumetto non è cultura”. Sbaglia perché il fumetto è una delle eccellenze italiane nel mondo, nelle sue forme più popolari ma anche in quelle più ricercate. Di fatto cinema e fumetto sono due territori che non mi sembrano destinati a incontrarsi mai, a meno che non si rilegga completamente la storia facendone qualcos’altro. Ma son casi rarissimi. In sala eravamo in sei.

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